Nel paese in cui la libertà d'informazione è dipendente del potere politico ed economico, cerchiamo di tenere attivi i nostri neuroni al pensiero, alla critica, alla distribuzione della libera informazione.

Pagine

17.1.10

HAITI, LA LORO MISERIA, IL TERREMOTO E ALCUNE RIFLESSIONI


Vi riporto qusto articolo di  Massimo Gramellini - La Stampa - 15.1.2010 e alcune riflessioni.

"Sconvolto dagli effetti apocalittici del terremoto di Haiti, sono andato in cerca di informazioni per scoprire com'era la vita nell'isola, fino all'altro ieri. Ho appreso che l'ottanta per cento degli haitiani vive (viveva) con meno di un dollaro al giorno. Che il novanta per cento abita (abitava) in baracche senza acqua potabile né elettricità. Che l'aspettativa di vita è (era) di 50 anni. Che un bambino su tre non raggiunge (raggiungeva) i 5 anni. E che, degli altri due, uno ha (aveva) la certezza pressoché assoluta di essere venduto come schiavo.

Se questa è (era) la vita, mi chiedo se sia poi tanto peggio la morte. Ma soprattutto mi chiedo perché la loro morte mi sconvolga tanto, mentre della loro vita non mi è mai importato un granché. So bene che non possiamo dilaniarci per tutto il dolore del mondo e che persino i santi sono costretti a selezionare i loro slanci di compassione. Eppure non posso fare a meno di riflettere sull'incongruenza di una situazione che - complice la potenza evocativa delle immagini - mi induce a piangere per un bambino sepolto sotto i detriti, senza pensare che si tratta dello stesso bambino affamato che aveva trascorso le ultime settimane a morire a rate su quella stessa strada. Così mi viene il sospetto che a straziarmi il cuore non sia la sofferenza degli haitiani, che esisteva già prima, ma il timore che una catastrofe del genere possa un giorno colpire anche qui. Non la solidarietà rispetto alle condizioni allucinanti del loro vivere, ma la paura che possa toccare anche a me il loro morire".

-------------------------------
Riconosco a Gramellini, e l'apprezzo per questo, di averci resi partecipi di alcune sue intime e sincere riflessioni sul recente disastro avvenuto ad Haiti.

Mi chiedo, però, come sia possibile che le penose condizioni di vita di altre popolazioni ci toccano solo quando salgono alle cronache dei giornali coinvolgendoci emotivamente, forse come scrive Gramellini,  per il timore inconscio che possano toccare un giorno anche a noi.
Possibile.

Possibile che ci copriamo gli occhi e chiudiamo la mente su ciò che è di dominio pubblico e che non ci piace semplicemente, o non ci interessa o pur toccandoci non sappiamo cosa fare.

Che il mondo è diviso tra pochi ricchi che detengono l'80-90% della ricchezza/beni e del resto della popolazione, che è la maggioranza,  che vive con il rimanente 10-20% non è un mistero.
Che l'Africa, ad esempio, sia un continente sottosviluppato e sfruttato dalle nazioni più ricche e che hanno interesse che così continui ad essere, che la popolazione muoia di varicella, morbillo, lebbra ecc. malattie ormai debellate e curabili con semplici vaccinazioni/farmaci, non è nemmeno questo un mistero. 

E tale situazione di povertà ed emarginazione non è certo slo in Africa.

Non facciano poi quelli che lo scoprono all'improvviso quando in uno di questi paesi succede qualcosa che va in prima pagina, perchè loro stanno così ogni giorno che passa in terra .... e noi lo sappiamo benissimo.

Che molta della popolazione mondiale vive con meno di 1 o 2 dollari al giorno è noto o lo so solo io?

Con tale situazione in quali condizioni sociali, igieniche, di istruzione, ecc. si crede che vivano e si crede che la loro vita media sia lunga come la nostra?
Suvvia non nascondiamoci dietro una foglia di fico.

Luciana P. Pellegreffi

Translation services

3 commenti:

  1. sono molto d'accordo con lei!!!!! nn nascondiamocci dietro insulse fantasie che servono a far finta che il mondo sia tt rose e fiori facendo si che ci rinchiudiamo nel nostro piccolo mondo!! le conosciamo tt le condizioni di vita di certe popolazioni solo che ci chiudiamo gli occhi e continuiamo a vivere la nostra vita come se fosse una realtà che nn ci appartenesse!! QUESTA SI CHIAMA IPOCRISIA .. perchè è questo che siamo.. IPOCRITI!! e poi ci stupiamo se succedono certe catastrofi... ma noi cosa abbiamo fatto per aiutarli???? sapevamo già che nn potevano permettersi edifici sicuri.. ma noi nn abbiamo fatto niente per evitare questa catastrofe!

    RispondiElimina
  2. condivido pienamente tutto questo commento.. posso dire solamente ke un po ci potremo vergognare... siamo stati solo ipocriti..!!

    RispondiElimina

Nome Cognome

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.