MILANO - «Se cercate di farci scendere ci buttiamo». Sono rimasti in quattro ma sono molto determinati gli studenti del liceo serale Gandhi di Milano, sulla terrazza per protesta contro il presunto sgombero da parte delle forze dell'ordine. Da lunedì sera i ragazzi, inizialmente in cinque (l'unica ragazza è scesa mercoledì per tornare al lavoro), si sono accampati sul tetto dell'edificio scolastico. Per alcuni minuti, nel pomeriggio di mercoledì, i quattro sono rimasti a cavalcioni sul cornicione per scoraggiare l'eventuale sgombero da parte delle forze dell'ordine. Sullo striscione la scritta «Vogliamo solo studiare o volare». Poi la situazione è rientrata, i ragazzi restano sulla terrazza che funge da tetto, nella centralissima piazza XV Aprile, e continuano la protesta in attesa della decisione del Consiglio di Stato. Un ricorso presentato dal Comune dopo la decisione del Tar di «riaprire» le classi serali, chiuse in seguito ai tagli decisi dall'amministrazione comunale. Anche nel caso di decisione favorevole da parte del Consiglio di Stato, però, i manifestanti annunciano: «Resteremo qui fino a quando le classi non saranno riaperte».
LE MOTIVAZIONI - Davanti all'istituto altri ragazzi partecipano alla protesta. «Abbiamo occupato il tetto perché determinati a ottenere la riapertura di tutte le classi soppresse, riapertura già decretata dall'ordinanza del Tar e che, ignorata dal Comune di Milano, ha portato al commissariamento per inadempienza del Comune stesso» spiegano i manifestanti. Gli studenti-lavoratori si sono attrezzati contro il freddo con tende, sacchi a pelo, coperte, una stufetta elettrica e un termos. E la protesta continua.
Liceo Gandhi: una storia italiana
Il 14 novembre all’alba la polizia irrompeva in un liceo di Milano per sgomberarlo. La sera prima gli studenti avevano occupato la scuola. Strana occupazione tuttavia: non per protestare contro l’ultima riforma di questo o quel ministro dell’istruzione, ma per salvare la loro scuola.
Tutto iniziò l’estate scorsa, quando l’11 agosto il Comune di Milano comunicò agli studenti con una lettera l’intenzione di chiudere la scuola, con bollettini di iscrizione già pagati e a poco più di un mese dall’inizio. Una decisione grave perché il Gandhi di piazza XXV aprile non era una scuola normale: era l’ultimo liceo civico paritario italiano. A settembre il Gandhi contava circa 80 studenti suddivisi in quattro indirizzi: liceo classico, linguistico, sociopsicopedagogico, e scientifico, per un totale di 20 classi di cui, all'avvio dell'anno scolastico 2009/2010, ne rimanevano aperte soltanto due, le quali tuttavia non sono state attivate grazie ad un appiglio burocratico. La conseguenza è che studenti che hanno il diritto di terminare i propri studi presso il liceo a cui sono iscritti si ritrovano da settimane, giorno e notte, per strada e in tenda a presidiare la loro scuola. Tuttavia, anche dalle voci dei suoi studenti, si intuisce come lo smantellamento della scuola non sia iniziato solo quest’estate. Se molti suoi alunni sono venuti a conoscenza dell’esistenza del Gandhi tramite il passaparola, significa che c’è stata una volontà pregressa da parte delle Istituzioni di non pubblicizzare questa realtà. Ciò lascia attoniti perché un liceo serale dovrebbe essere per una città che tiene a sé stessa un vanto e non un peso.
Il Gandhi era davvero un'istituzione importante. Aperto da oltre cinquant’anni, consentiva a tanti lavoratori di non rinunciare alla possibilità di raggiungere un diploma di liceo con un costo veramente contenuto di 258 euro annui: circa un decimo di quello che possono chiedere licei privati paritari. Per molte persone era questo quindi l’unico luogo accessibile che consentiva di studiare pur lavorando. La protesta degli studenti ha ricevuto la solidarietà di molti esponenti del mondo della cultura cittadina, tra cui Dario Fo e il ballerino Roberto Bolle, ex studente della scuola.
Formalmente le ragioni che hanno indotto il Sindaco Letizia Moratti e l’assessore Mariolina Moioli a chiudere la scuola sono la mancanza di fondi e la carenza di studenti. La prima è discutibile, considerato anche i quattro milioni di euro che il Comune ha elargito quest’anno come contributi per l’acquisto di materiale scolastico a tutti gli studenti delle scuole primarie e secondarie di Milano: “mi risulta che non ci siano altre municipalità a prevedere questi contributi; un modo per essere vicini alle famiglie in un periodo non facile, ma anche per attuare la nostra Costituzione, che garantisce ai capaci e ai meritevoli il raggiungimento dei più alti gradi degli studi” le parole della Sindaca. Inoltre i professori del Gandhi sono di ruolo: ciò significa che comunque non andavano a pesare sul bilancio del Comune e una volta soppresse le classi si sono ritrovati a far nulla. La seconda ragione è stata smentita dal TAR che ha concesso la sospensiva nei confronti dell’atto di chiusura del Comune, accogliendo il ricorso degli studenti. Nonostante questo il Comune non ha riaperto la scuola. Nemmeno le due classi che dovevano rimanere aperte hanno potuto iniziare le lezioni.
Tutto iniziò l’estate scorsa, quando l’11 agosto il Comune di Milano comunicò agli studenti con una lettera l’intenzione di chiudere la scuola, con bollettini di iscrizione già pagati e a poco più di un mese dall’inizio. Una decisione grave perché il Gandhi di piazza XXV aprile non era una scuola normale: era l’ultimo liceo civico paritario italiano. A settembre il Gandhi contava circa 80 studenti suddivisi in quattro indirizzi: liceo classico, linguistico, sociopsicopedagogico, e scientifico, per un totale di 20 classi di cui, all'avvio dell'anno scolastico 2009/2010, ne rimanevano aperte soltanto due, le quali tuttavia non sono state attivate grazie ad un appiglio burocratico. La conseguenza è che studenti che hanno il diritto di terminare i propri studi presso il liceo a cui sono iscritti si ritrovano da settimane, giorno e notte, per strada e in tenda a presidiare la loro scuola. Tuttavia, anche dalle voci dei suoi studenti, si intuisce come lo smantellamento della scuola non sia iniziato solo quest’estate. Se molti suoi alunni sono venuti a conoscenza dell’esistenza del Gandhi tramite il passaparola, significa che c’è stata una volontà pregressa da parte delle Istituzioni di non pubblicizzare questa realtà. Ciò lascia attoniti perché un liceo serale dovrebbe essere per una città che tiene a sé stessa un vanto e non un peso.
Il Gandhi era davvero un'istituzione importante. Aperto da oltre cinquant’anni, consentiva a tanti lavoratori di non rinunciare alla possibilità di raggiungere un diploma di liceo con un costo veramente contenuto di 258 euro annui: circa un decimo di quello che possono chiedere licei privati paritari. Per molte persone era questo quindi l’unico luogo accessibile che consentiva di studiare pur lavorando. La protesta degli studenti ha ricevuto la solidarietà di molti esponenti del mondo della cultura cittadina, tra cui Dario Fo e il ballerino Roberto Bolle, ex studente della scuola.
Formalmente le ragioni che hanno indotto il Sindaco Letizia Moratti e l’assessore Mariolina Moioli a chiudere la scuola sono la mancanza di fondi e la carenza di studenti. La prima è discutibile, considerato anche i quattro milioni di euro che il Comune ha elargito quest’anno come contributi per l’acquisto di materiale scolastico a tutti gli studenti delle scuole primarie e secondarie di Milano: “mi risulta che non ci siano altre municipalità a prevedere questi contributi; un modo per essere vicini alle famiglie in un periodo non facile, ma anche per attuare la nostra Costituzione, che garantisce ai capaci e ai meritevoli il raggiungimento dei più alti gradi degli studi” le parole della Sindaca. Inoltre i professori del Gandhi sono di ruolo: ciò significa che comunque non andavano a pesare sul bilancio del Comune e una volta soppresse le classi si sono ritrovati a far nulla. La seconda ragione è stata smentita dal TAR che ha concesso la sospensiva nei confronti dell’atto di chiusura del Comune, accogliendo il ricorso degli studenti. Nonostante questo il Comune non ha riaperto la scuola. Nemmeno le due classi che dovevano rimanere aperte hanno potuto iniziare le lezioni.
Il Gandhi era stato già occupato e sgomberato due volte. Comunque la si veda, la vicenda è indice della mentalità malata che pervade la politica, a livello sia locale che statale, che vede nell’istruzione e nella ricerca medico-scientifica solo luoghi di tagli, accomunati da ideali un po’ retrò ben sacrificabili alla ragion di stato economica. Credo che i pochi studenti del Gandhi non giustificassero la sua chiusura, bensì una sua implementazione. Una società che guarda al futuro non può prescindere da educazione e cultura. Il rischio è cadere in un clima di barbarie. Lasciar morire una scuola è un gravissimo delitto, perché la scuola è la società.
Fonte
Luciana P. Pellegreffi
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Nell’anno 2006 d.c. il popolo di Milano era in mano ad una giunta di centro destra che non fu in grado di fronteggiare le scorrettezze in campo politico e amministrativo. I milanesi decisero allora di scegliere una persona a cui affidare Ia guida della città e fu così che nel 2008 d.C. Letizia fu eletta sindaco.
RispondiEliminaNeppure Letizia fu capace di eliminare il malcostume anzi… e la sorte dei poveri, indigenti, nonché ultimi peggiorò ulteriormente, quando dalle file nemiche uscì un soldato di nome Mercadante.
Egli insieme a Madaffari e a Moratti sembrava un uomo gigante: alto e palestrato, aveva un portamento e un’abbronzatura da “comandante” e portava sempre con se’ una borsa del peso di oltre 60 chili.
Un giorno Mercadante si presentò di fronte all’accampamento del liceo gandhi e gridò: - Oggi io vi lancio una sfida: scegliete tra di voi chi vuole venire in aula riunioni pronto a combattere contro di me. Se sarà capace di convincermi noi apriremo le classi, se invece prevarrò io su di lui voi sarete soggetti a noi.
Molti docenti inizialmente erano terrorizzati e nessuno di loro osava scendere in campo contro Mercadante. Costui per diversi mesi continuò a perseguitarli, mattina e sera, sera e mattina con fantomatiche graduatorie e quando guardava i nomi degli studenti ricorrenti del gandhi era sicuro che avrebbe vinto.
Nessun uomo poteva nutrire la speranza di abbatterlo, in quanto protetto dai poteri forti di Milano.
Tra le file del Gandhi, 19 ricorrenti combattevano . Un giorno uno di loro , una donna, , si recò all'accampamento avversario mentre si stava allestendo una recita propiziatoria , per ingraziarsi gli Dei, Roberta interruppe il rito per chiedere il cibo della cultura.
Proprio nel momento in cui quella giovane, aveva lanciato la sfida alle 3M(moratti,moioli e mercadante) ella gridò: - Chi è mai questa giunta che osa sfidare le leggi ? - Poi si fece condurre al cospetto del Sindaco in una trasmissione televisiva e disse: - Signor Sindaco che cosa vuole insegnare ai milanesi, non rispettando l’ordinanza del T.A.R.che ha imposto la riapertura delle classi?
Il Sindaco cercando di sviare alla domanda disse rivolto ad un suo collaboratore: - Questa Plebea, come si chiama, che lavoro fa?
Roberta le rispose: - Sindaco, io lavoro in un bar e credo nel valore della scuola pubblica. Voi siete come degli orsi o leoni che vengono per catturare gli agnelli, ma io questi predatori non esito a inseguirli, abbatterli e portargli via la preda.
I miei colleghi ricorrenti e i docenti mi hanno aiutato a liberare i miei animali da orsi e leoni ed ora mi aiuteranno a liberare il popolo del Gandhi dalle minacce di costui.
Mercadante insieme all’altra coppia di M, benché fosse colpito dalla sicurezza e dal coraggio dei ricorrenti, pensò di essere il vero Golia (dotato di una spada affilata di arroganza e finanziata con le tasse che gravavano da anni sui cittadini meno abbienti. Perché già allora i ricchi proprietari terrieri non pagavano le tasse.)
Davide , chiamiamo così i nostri eroi che non erano esperti in leggi e non avevano mai usato una spada occuparono i loro campi,(la loro scuola) e al posto della spada, si portarono dietro dei sacco a pelo e dei viveri e verso il filisteo tenevano nella destra un ricorso e nella sinistra una chiave.
Appena le 3 M seppero questo ne ebbero disprezzo .Davide gli rispose: - Tu vieni a me con la forza, io vengo qui nel nome della legge.lo ti sconfiggerò e la nazione intera saprà che solo la verità vincerà e le menzogne cadranno per
Sempre
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