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18.2.11

IMMUNITA' E INTERCETTAZIONI: BERLUSCONI ALZA LA POSTA

MILANO - Il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità la relazione del ministro della Giustizia Angelino Alfano sul disegno di legge che contiene le linee guida per la riforma costituzionale della giustizia. Nel corso della riunione dell’esecutivo, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi avrebbe insistito nel chiedere tempi stretti non solo sulla riforma costituzionale, ma anche sulle intercettazioni e sull’immunità parlamentare prevista dal vecchio articolo 68 della Costituzione.

INTERCETTAZIONI - Secondo un parlamentare Pdl anonimo citato dall’Ansa, il partito di Silvio Berlusconi provvederà «a riformare le intercettazioni riproponendo il testo originario del ddl che giace alla Camera», cioè tornando alla versione precedente le modifiche imposte da finiani e centristi le quali, secondo Berlusconi, avevano reso «inutile» il provvedimento. La maggioranza di governo sarebbe intenzionata dunque a riformare le intercettazioni ripartendo dal testo che era stato approvato in Senato diversi mesi fa. Il testo approvato a Palazzo Madama prevedeva un rigido regime delle intercettazioni che fu successivamente indirizzato su un «binario morto» in Parlamento, dopo le modifiche introdotte dalla commissione Giustizia alla Camera.
RIFORMA GIUSTIZIA - Più in generale, la riforma della giustizia approvata dal governo prevede la separazione delle carriere di giudici e pm, la divisione in due del Consiglio superiore della magistratura (Csm) e il conferimento di maggiori poteri al Guardasigilli. Non è escluso che - secondo quanto si è appreso - il governo intenda procedere anche con un ddl sulla responsabilità civile dei magistrati. Un Cdm straordinario sarà convocato nei prossimi giorni per l’approvazione definitiva, mentre martedì si riunirà un comitato di ministri e di tecnici per approfondire i contenuti del testo del ddl.

«NON CI FAREMO INTIMIDIRE» - «È un copione già visto: ogni volta che emergono vicende giudiziarie che coinvolgono il premier, prima arrivano insulti, poi seguono iniziative legislative punitive per i magistrati» ha detto Luca Palamara, presidente dell’Anm, interpellato in merito alla discussione, in Consiglio dei ministri, sul pacchetto di riforme della giustizia. «Noi non ci faremo intimidire - ha aggiunto il leader del sindacato delle toghe - e continueremo ad applicare la legge con serenità, imparzialità e in maniera eguale per tutti e a spiegare quali sono le riforme di cui la giustizia ha bisogno davvero». «Ciò che più preoccupa in questa fase - ha aggiunto Palaara - sono le posizioni di ministri in carica - come quello dell’Istruzione, addirittura degli Esteri e persino Giustizia - che partecipano senza alcuna remora, che pure sarebbe doverosa per la carica istituzionale ricoperta, alla sistematica aggressione nei confronti dei magistrati».

I PRINCIPI DEL PREMIER - «È giusto modificare l’articolo 68 della Costituzione reintroducendo l’immunità parlamentare». Il presidente Berlusconi, che avrebbe apprezzato pienamente la relazione del Guardasigilli, ha rilanciato e fatto sue le proposte di alcuni ministri tra cui, appunto, la reintroduzione dell’immunità parlamentare. «Deve essere oggetto di confronto», ha detto il premier ricordando ai ministri che la riforma del comparto «è uno dei punti più importanti del nostro programma di governo. «Questa è una riforma basata su principi di civiltà», ha commentato il premier. Il Cavaliere avrebbe sottolineato che in questo frangente va affrontato anche il nodo delle intercettazioni, senza indicare lo strumento per limitarne gli eventuali abusi. «L’importante - avrebbe detto - è che si vada al più presto a definire la riforma. Bisogna chiudere nel più breve tempo possibile».

IL DDL - La bozza di riforma che il Guardasigilli Angelino Alfano aveva sottoposto all’attenzione del Quirinale lo scorso novembre aveva ricevuto un altolà dai finiani che, per bocca della presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno, contestavano la prevista maggioranza laica del Csm, l’attribuzione di maggiori poteri al ministro della Giustizia, l’ipotesi di una polizia giudiziaria più autonoma dal pubblico ministero. La trattativa si era interrotta in contemporanea con lo strappo politico tra Pdl e Fli.

NELLA BOZZA - Secondo quanto previsto dal ddl i giudici saranno indipendenti da ogni potere e soggetti solo alla legge, mentre i pm potrebbero diventare un «ufficio» organizzato secondo le norme sull’ordinamento e con la facoltà di esercitare l’azione penale secondo priorità stabilite dalla legge. E ancora: l’uso della polizia giudiziaria avverrà «secondo modalità stabilite dalla legge»; verranno creati due Csm, uno dei giudici e l’altro dei pm mentre un organismo ad hoc (una sorta di alta corte di disciplina) vaglierà i procedimenti disciplinari di tutte le toghe. Nelle originarie bozze, inoltre, era prevista l’inappellabilità delle sentenze di assoluzione in primo grado e l’attribuzione al ministro della Giustizia di maggiori poteri, incluso quello di partecipare alle riunioni dei Csm senza diritto di voto.');">

MILANO - Il Consiglio dei ministri ha approvato all'unanimità la relazione del ministro della Giustizia Angelino Alfano sul disegno di legge che contiene le linee guida per la riforma costituzionale della giustizia. Nel corso della riunione dell'esecutivo, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi avrebbe insistito nel chiedere tempi stretti non solo sulla riforma costituzionale, ma anche sulle intercettazioni e sull'immunità parlamentare prevista dal vecchio articolo 68 della Costituzione. INTERCETTAZIONI - Secondo un parlamentare Pdl anonimo citato dall'Ansa, il partito di Silvio Berlusconi provvederà «a riformare le intercettazioni riproponendo il testo originario del ddl che giace alla Camera», cioè tornando alla versione precedente le modifiche imposte da finiani e centristi le quali, secondo Berlusconi, avevano reso «inutile» il provvedimento. La maggioranza di governo sarebbe intenzionata dunque a riformare le intercettazioni ripartendo dal testo che era stato approvato in Senato diversi mesi fa. Il testo approvato a Palazzo Madama prevedeva un rigido regime delle intercettazioni che fu successivamente indirizzato su un «binario morto» in Parlamento, dopo le modifiche introdotte dalla commissione Giustizia alla Camera.
RIFORMA GIUSTIZIA - Più in generale, la riforma della giustizia approvata dal governo prevede la separazione delle carriere di giudici e pm, la divisione in due del Consiglio superiore della magistratura (Csm) e il conferimento di maggiori poteri al Guardasigilli. Non è escluso che - secondo quanto si è appreso - il governo intenda procedere anche con un ddl sulla responsabilità civile dei magistrati. Un Cdm straordinario sarà convocato nei prossimi giorni per l'approvazione definitiva, mentre martedì si riunirà un comitato di ministri e di tecnici per approfondire i contenuti del testo del ddl.
«NON CI FAREMO INTIMIDIRE» - «È un copione già visto: ogni volta che emergono vicende giudiziarie che coinvolgono il premier, prima arrivano insulti, poi seguono iniziative legislative punitive per i magistrati» ha detto Luca Palamara, presidente dell'Anm, interpellato in merito alla discussione, in Consiglio dei ministri, sul pacchetto di riforme della giustizia. «Noi non ci faremo intimidire - ha aggiunto il leader del sindacato delle toghe - e continueremo ad applicare la legge con serenità, imparzialità e in maniera eguale per tutti e a spiegare quali sono le riforme di cui la giustizia ha bisogno davvero». «Ciò che più preoccupa in questa fase - ha aggiunto Palaara - sono le posizioni di ministri in carica - come quello dell'Istruzione, addirittura degli Esteri e persino Giustizia - che partecipano senza alcuna remora, che pure sarebbe doverosa per la carica istituzionale ricoperta, alla sistematica aggressione nei confronti dei magistrati».
I PRINCIPI DEL PREMIER - «È giusto modificare l'articolo 68 della Costituzione reintroducendo l'immunità parlamentare». Il presidente Berlusconi, che avrebbe apprezzato pienamente la relazione del Guardasigilli, ha rilanciato e fatto sue le proposte di alcuni ministri tra cui, appunto, la reintroduzione dell'immunità parlamentare. «Deve essere oggetto di confronto», ha detto il premier ricordando ai ministri che la riforma del comparto «è uno dei punti più importanti del nostro programma di governo. «Questa è una riforma basata su principi di civiltà», ha commentato il premier. Il Cavaliere avrebbe sottolineato che in questo frangente va affrontato anche il nodo delle intercettazioni, senza indicare lo strumento per limitarne gli eventuali abusi. «L'importante - avrebbe detto - è che si vada al più presto a definire la riforma. Bisogna chiudere nel più breve tempo possibile».
IL DDL - La bozza di riforma che il Guardasigilli Angelino Alfano aveva sottoposto all'attenzione del Quirinale lo scorso novembre aveva ricevuto un altolà dai finiani che, per bocca della presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno, contestavano la prevista maggioranza laica del Csm, l'attribuzione di maggiori poteri al ministro della Giustizia, l'ipotesi di una polizia giudiziaria più autonoma dal pubblico ministero. La trattativa si era interrotta in contemporanea con lo strappo politico tra Pdl e Fli.
NELLA BOZZA - Secondo quanto previsto dal ddl i giudici saranno indipendenti da ogni potere e soggetti solo alla legge, mentre i pm potrebbero diventare un «ufficio» organizzato secondo le norme sull'ordinamento e con la facoltà di esercitare l'azione penale secondo priorità stabilite dalla legge. E ancora: l'uso della polizia giudiziaria avverrà «secondo modalità stabilite dalla legge»; verranno creati due Csm, uno dei giudici e l'altro dei pm mentre un organismo ad hoc (una sorta di alta corte di disciplina) vaglierà i procedimenti disciplinari di tutte le toghe. Nelle originarie bozze, inoltre, era prevista l'inappellabilità delle sentenze di assoluzione in primo grado e l'attribuzione al ministro della Giustizia di maggiori poteri, incluso quello di partecipare alle riunioni dei Csm senza diritto di voto.



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