Il 1969 è l’anno degli scioperi, dei cortei di operai e studenti in tutto il paese.
Le rivendicazioni del salario garantito e di un lavoro per tutti degli operai si mischiano al diritto allo studio chiesto da milioni di giovani delle scuole medie superiori e delle università.
E’ l’anno delle bombe.
Dal 3 gennaio al 12 dicembre se ne conteranno 145, una ogni tre giorni.
Per 96 la responsabilità accertata è dell’estrema destra.
Si è appena insediato il secondo governo a guida Mariano Rumor.
Il suo vice è Paolo Emilio Taviani. Ministro degli Esteri Aldo Moro,agli Interni Franco Restivo.
Un monocolore Dc.
Capo del Sid è l’ammiraglio Eugenio Henke.
Al vertice della polizia c’è Angelo Vicari.
Presidente della Repubblica è Giuseppe Saragat detto “Tavernello”.
Il Pci è il più forte partito comunista occidentale.
La Cgil è il sindacato meglio organizzato.
Ti ricordi uomo il 1969?
La tv era in bianco e nero.
Uno strano bussolotto di metallo con un vetro verde e concavo davanti.
Non c’era il telecomando, solo l’interruttore.
Si vedeva un solo canale, il primo.
Quando si vedeva………
Perché non era mica come oggi, con l’antenna centralizzata, con i padelloni per ricevere i satelliti.
A casa mia l’antenna era vicina all’apparecchio.
E ognuno faceva come gli pareva.
Uno si alzava e muoveva l’antenna, le righe orizzontali sparivano.
Poi qualcun altro si alzava, passava accanto al filo e le righe tornavano, più grandi di prima.
Si poteva andare avanti per ore.
Una lotta.
Certe volte la valvola si scaldava e l’immagine si ingrandiva, poi si stringeva, e ancora si ingrandiva.
Ci voleva tanta pazienza.
E c’erano le manopole del contrasto e del volume, quelle di plastica, quelle che a furia di girarle ti restavano in mano e non si vedeva, né sentiva più niente.
Una lotta impari.
Per farli funzionare quegli strani aggeggi bisognava essere dei veri esperti.
Roba da scuola Radioelettra Torino.
Di pomeriggio, alle 17,30, si vedeva La tv dei ragazzi.
I rulli dei tamburi introducevano una marcetta che scandiva una sfilata di bambini stilizzati che si tenevano per mano, come a comporre uno straordinario girotondo.
C’era Angelo Lombardi, “L’amico degli animali”.
Parlava con cani, gatti, leoni, serpenti.
Aveva la faccia da buono.
E Paolo Poli raccontava fiabe per bambini.
Poi c’erano I viaggi di Gulliver.
La sigla iniziava così:
“…….voglio girare tutte le strade del mondo …”
Come si può scordare Giovanna la nonna del corsaro nero?
“Nonnetta sprint, più forte di un bicchiere di gin”.
Lei che viveva bizzarre avventure nei mari del Sud insieme al suo maggiordomo Battista e all’irresistibile mozzo Nicolino, con quei fondali finti, fatti di cartapesta.
Poi c’erano i telefilm.
Ivanhoe, cavaliere senza macchia e senza paura che si batteva contro gli uomini di Giovanni Senza Terra e lo Sceriffo di Nottingham, aspettando il ritorno di re Riccardo Cuor di Leone.
Thierry La Fronde giustiziere francese ai tempi della guerra dei cento anni. Come Robin Hood rubava ai ricchi per dare ai poveri.
I Compagni di Baal, fantomatica setta che agiva nella malavita francese.
E chi può dimenticare le commedie musicali?
Il Quartetto Cetra di Non cantare spara? Eh…?
E gli sceneggiati?
Tino Buazzelli era Nero Wolf, Gino Cervi Il commissario Maigret, Ubaldo Lay il mitico Tenente Sheridan.
E i quiz? Lo sport preferito degli italiani.
Chissà chi lo sa di Febo Conti.
Non si vinceva niente.
Ogni sabato pomeriggio si sfidavano due classi delle medie inferiori.
Mi ricordo quella che veniva da Valmadrera.
C’erano sempre loro.
“Squillino le trombe, entrino le squadre”, gridava Febo Conti.
Ad un certo punto, mia madre mi guardava e diceva:
“Dopo Carosello….. a letto”
Ma come fai a perderti certe cose…
“A letto ……che domani si va a scuola”
Avveniva tutte le sere, tranne il sabato e la domenica, quando alle 20,30 andava in onda La freccia nera.
“La freccia nera fischiando si scaglia e la sporca canaglia il saluto ti dà”.
E il calcio, eh..?
C’era la gara per chi conosceva a memoria le formazioni.
Quella del Milan era come una antica filastrocca…
Cudicini, Anquilletti, Schnellinger, Rosato, Malatrasi, Trapattoni, Hamrin, Lodetti, Sormani, Rivera, Prati.
Poi c’era quella dell’Inter:
Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Peirò, Suarez, Corso.
Nel 1969, lo stipendio di un operaio specializzato era di 110mila lire al mese.
L’affitto medio di un appartamento a Milano e Roma ammontava a 35 mila lire al mese.
La Fiat 500 lusso costava 525 mila lire.
Una tazza di caffè al bar costava 50 lire.
Un litro di benzina 75 lire.
Il 27 del mese era un miraggio.
12 dicembre 1969, mancano tredici giorni a Natale.
È quasi sera ma Milano è illuminata a giorno.
I grandi magazzini sono sfavillanti. Le compere e gli acquisti.
Le luminarie addobbano il centro che sembra un carnevale.
Migliaia di persone stipate in pochi metri tra corso Vittorio Emanuele, piazza Duomo e piazza San Babila vanno su e giù, osservano le vetrine.
Ci sono gli zampognari e i venditori di caldarroste.
Tutti noi italiani ci sentiamo felici, immortali, allegri, innocenti.
A un tratto un forte e dirompente boato rompe quella strana ubriacatura invernale. Giunge dalla Banca Nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana.
Sette chilogrammi d’esplosivo vengono compressi in una cassetta metallica, poi inseriti dentro una valigetta nera, tipo ventiquattro ore.
E’ collocata proprio al centro del salone dove gli agricoltori contrattano i loro affari.
La gelignite è attivata da un timer.
12 dicembre 1969, piazza Fontana, il giorno dell’innocenza perduta.
Diciassette morti, ottantotto feriti.
Diciassette morti, più il ferroviere anarchico Pino Pinelli volato dal quarto piano della Questura di Milano.
Diciassette morti, più Pinelli, fanno diciotto.
Alle 16.37 siamo già vecchi.
Strage di Piazza Fontana.
Anni di inchieste, depistaggi da parte degli uomini degli apparati dello Stato, processi.
Come è andata a finire?
30 giugno 2001, Corte d’Assise di Milano.
I militanti del gruppo neofascista Ordine Nuovo, Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Giancarlo Rognoni, condannati all’ergastolo.
Tre anni a Stefano Tringali, per favoreggiamento nei confronti di Zorzi.
Non luogo a procedere per il collaboratore di giustizia Carlo Digilio.
12 marzo 2004.
La Corte d’Assise di Appello di Milano assolve Delfo Zorzi e Carlo Maria Maggi per insufficienza di prove, Giancarlo Rognoni per non aver commesso il fatto, e riduce da tre anni a uno la pena per Stefano Tringali con la sospensione condizionale e la non menzione della condanna.
3 maggio 2005, il processo si chiude in Cassazione con la conferma delle assoluzioni degli imputati e l’obbligo, da parte dei parenti delle vittime, del pagamento delle spese processuali.
Oltre l’inganno, la beffa. I giudici compiono un vero capolavoro.
Ma resta una verità storica anche dalle sentenze di assoluzione.
Le responsabilità di Franco Freda e Giovanni Ventura, ritenuti anche dalla Corte di Cassazione tra gli esecutori della strage di piazza Fontana, anche se non più giudicabili dopo l’assoluzione definitiva nel gennaio del 1987.
Fonte
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