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26.5.10

LE SCOSSE DI DRAQUILA

Le sequenze più efficaci, del bellissimo e dolorosissimo Draquila di Sabina Guzzanti, sono quelle sull’incantamento delle persone per Silvio. Non solo di chi è facilmente manipolabile per debolezza culturale, psicologica o anagrafica. E neppure soltanto di quanti, in condizioni di disagio, sviluppano un naturale sentimento di riconoscenza per chi li a soccorsi, riconoscenza tanto più acritica quanto più profonde sono le difficoltà patite.
Accanto a queste fisiologiche manifestazioni di dipendenza e condizionamento, se ne scorgono altre, più impressionanti perché più consapevoli: penso a quella signora dai modi sorvegliati che esprime la sua istintiva ripulsa per la parola “container”. Parola che evoca in lei una soluzione abitativa infelice, all’insegna della scomodità da sopportare per tempi biblici: un sinonimo di “baracca”. Quando Sabina - dopo averci mostrato come esistano (ad esempio in Olanda) alloggi-container confortevoli e ben più economici delle “case” megagalattiche consegnate dal Premier - spiega a quella signora che non è proprio così, esponendole l’ipotesi che la sua avversione automatica al termine “container” derivi dall’accezione negativa che in quei giorni viene sistematicamente data ad esso dalla televisione (in mano al Premier), lei, in un soprassalto del suo assopito senso critico, ammette che potrebbe essere così. Ma lo dice con l’amarezza di chi, subito dopo, cercherà di rimuovere quel cattivo pensiero rivelatorio.
Penso anche a quel mite esponente del Pd, che racconta la propria lacerazione: nell’osservare le soluzioni scelte da governo e Protezione Civile, aveva colto da subito errori e forzature. Ma evidenziarli con la dovuta enfasi lo avrebbe consegnato al ruolo di disfattista, agevolmente confezionabile quando si dispone di un potentissimo Sistema Catodico. Lui era lì, sul posto, ma - alla faccia del radicamento sul territorio - sopra di lui e di tutti c’era la “realtà” della Tivù.
Mi sbaglierò, ma mi è parso che in quel dialogo, denso di rassegnazione, anche una come Sabina, durissima con l’evanescenza dell’opposizione (emblematica la visita alla tenda sempre vuota del Pd), vacillasse, come se fosse scossa da un pensiero, che per lei ipotizzo solo ma che in me esiste realmente: di fronte ad un simile, gigantesco Apparato di Produzione di Senso e Consenso, anche l’opposizione più presente ed intransigente non può che soccombere. Draquila è anche questo: una drammatica confessione di impotenza davanti allo Strapotere politico-mediatico.

2 commenti:

  1. Grazie per la pubblicazione del mio articolo.
    Un saluto cordiale
    Enzo Costa

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  2. Grazie a te Enzo, un caro saluto
    Luciana P. Pellegreffi
    By Neuroniattivi

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