La multa? "La pagherò. Qual è lo scandalo?", si è chiesta Gabriella Carlucci nel 2003, subito dopo aver lasciato in mostra la sua Porsche ("il mio sogno da ragazzina") in via Frattina, nel bel mezzo di un’isola pedonale in centro a Roma. Forse la stessa domanda, l’ex showgirl se l’era già fatta due anni prima. Multata per aver parcheggiato l’auto sul marciapiede, di fianco a Montecitorio. E quanto era stata spericolata per arrivare fin lì: cellulare all’orecchio, aveva saltato uno stop, tamponato un autobus in via del Tritone, ed era filata via su una corsia preferenziale (niente constatazione amichevole, "avevo fretta, alla Camera c’erano le votazioni"). Distratta anche nel 2005, la Carlucci: era un giovedì in cui in via Pinciana si circolava solo con targa pari. E la sua Porsche? Niente da fare, l’ultimo numero era dispari. Anche questa volta, secondo il vigile che l’ha fermata, lei si sarebbe giustificata così: "Sono una deputata, il divieto non mi riguarda".
MULTE? TU LE PAGHI, L'ONOREVOLE NO
So’ problemi! Gravissimi problemi di cui il Parlamento deve assolutamente occuparsi. Crisi economica? Ma no. Disoccupazione? Imprese che chiudono? Ma quando mai. Corruzione e sprechi? Acqua. Ah ecco, la privatizzazione dell’acqua? Macchè. Il vero problema della Casta sono le multe. Ma non le cartelle pazze, non le sanzioni inique ed indiscriminate per far cassa, neanche le ipoteche sulle case emesse da Equitalia per multe di lieve entità, no, quelle sono affari dei cittadini qualunque. La casta ora ha un problema più grave da risolvere, quello delle multe alle auto private dei parlamentari che circolano nel centro di Roma, nei pressi di Montecitorio. Un problema talmente grave da dover essere sollevato nientedimeno che nell’Aula della Camera dagli onorevoli colleghi del Pdl Consolo, Carlucci e Di Virgilio. Ha detto Consolo: “Ogni giorno a noi parlamentari vengono inviate notifiche di violazioni del codice della strada. Noi parlamentari siamo provvisti di un contrassegno con la 'X' per l'accesso nella Ztl”. Per questo ha chiesto alla presidenza della Camera di farsi portavoce presso il Comune di Roma “del disagio di noi parlamentari, visto che veniamo alla Camera per lavorare e non per bighellonare”. Una denuncia coraggiosa, chissà che non gli serva l’auto blu ora, se non addirittura la scorta … E’ un piccolo episodio, certo, magari anche in parte giustificato dal fastidio di dover far provvedere ai propri uffici alla noiosa pratica di dover provvedere ai ricorsi, ma è l’indicatore di quanto questa politica sia lontana dagli interessi dei cittadini. E dà la misura di come questo governo e questa maggioranza abbiano svilito il ruolo del Parlamento, ridotto a notificare le decisioni dell’esecutivo. Un aneddoto rivelatore, dunque, di problemi ben più gravi. Chiudo con un consiglio ai miei colleghi che hanno sollevato il caso: prendete il tram, l’autobus, la metro, magari il taxi come fanno ogni giorno milioni di persone e non avrete più il fastidio di dover far ricorsi ogni giorno.
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