Raffaella Costi, co-amministratrice del gruppo Facebook delle lavoratrici Omsa, ci scrive in merito alle polemiche sorte negli ultimi giorni. "Il gruppo Facebook ha tentato, in questi mesi, una forma di sostegno per le lavoratrici dell'Omsa di Faenza, tenendo aperta una discussione che, anche nelle sue recenti degenerazioni, è sostanzialmente il frutto della condizione di assoluta difficoltà, determinata, in primis, dalla chiusura dello stabilimento".
"Poiché in Italia, ormai, bisogna scegliere di salire sulle gru o sui tetti delle proprie fabbriche per raggiungere la minima visibilità, è certamente inevitabile che molte delle dipendenti che stanno perdendo il lavoro siano disperate al punto da tenere comportamenti scritti certo stigmatizzabili, ma sorti da una vicenda che le mette a durissima prova. Questo Paese, in cui Faenza non fa eccezione, è da più di 20 anni privo di politiche occupazionali e i governi che si sono succeduti nel tempo hanno via via precarizzato il lavoro e destabilizzato i lavoratori e le lavoratrici, togliendo a chi possa contare soltanto su un lavoro dipendente ogni prospettiva di recupero o di cambiamento positivo. Di questo bisogna tener conto come del massimo fattore, nel giudicare chi si vede tagliar fuori dal proprio futuro. E' dunque all'intera classe politica che bisogna addebitare anche questo clima pesante, ricordando alla classe politica stessa che l'aver trattato i/le lavoratori/trici dipendenti del Paese come un terreno che chiunque volesse fare affari può calpestare impunemente, a questo conduce".
"Le lavoratrici e i lavoratori dell'Omsa non sono numeri sulla carta, ma sono persone, con le loro storie individuali e con le loro vite: sul gruppo Facebook stanno esprimendo il disorientamento che chiunque, perdendo il lavoro, manifesta. Se ne facciano carico quelli che, per difendere le loro poltrone e i loro interessi, o, peggio ancora, per ignavia, hanno frapposto ostacoli alla soluzione del problema. C'è, infatti, una proposta di acquisto dell'intero stabilimento che si è arenata nelle sabbie mobili della burocrazia e degli interessi politici. E' una proposta che vedrebbe il riassorbimento di tutto il personale, nell'arco di un paio d'anni, man mano procedesse la riconversione del personale stesso, restando nell'ambito tessile. Di questa proposta le istituzioni sono informate da diverse settimane ma, chissà perché, la proposta non giova agli interessi di chi vuole sostenere una parte politica, la quale parte politica intende fare il proprio business sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori Omsa, proponendosi l'assorbimento di una quantità di lavoratrici così esigua da risultare ridicola. Ed è precisamente il senso del ridicolo che l'intera classe politica italiana ha perduto, insieme con l'esigenza di tutelare il lavoro, come elemento costituzionale di libertà".
Raffaella Costi, co-amministratrice del gruppo Facebook delle lavoratrici Omsa
Faenza Notizie
Luciana P. Pellegreffi
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