di Giandiego Marigo
Ho avutola grandissima ed immeritata fortuna nella mia vita di essere vicino a persone di grande rilievo, ho camminato in anni in cui era facile incontrarli e condividere con loro pezzi di strada.
Non voglio enumerare i miei meriti e le mie referenze , non interessano voi e non servono a molto, visto che oggi mi trovo in mezzo agli ultimi,con l’unica salvezza dello scrivere. Fra queste persone una citazione la merita Dario Fo, ho condiviso con lui e con Franca l’esperienza di via Colletta, e poi dei Circoli la Comune, non siamo sempre stati d’accordo su tutto, devo confessarlo, ma ho imparato moltissimo dal loro. Una delle cose importanti che mi hanno insegnato è che davvero ogni cosa, anche la più terribile e preoccupante ha un suo lato grottesco, un suo risvolto che può fare sorridere fra le lacrime. Persino ridere! È cosa che ho imparato bene, che è diventata filosofia di vita e modo in cui affrontare persino le analisi più rigorose nella mia esistenza. Fra parentesi sia sul piano materiale che su quello spirituale, fra l’altro.
Quindi prendetela per quello che è, fra ieri ed oggi abbiamo saputo che il Reattore 1 di Fukushima si è bucato…ed è da quel giorno che a me ronza in testa una vecchia filastrocca che fa “La macchina del capo ha un buco nella gomma PfffT…”.
Nutrito quindi il mio senso del grottesco continuiamo.
Ne sono fuoriusciti, si suppone, più o meno 11.000.000 (milioni)di litri di acqua contaminata radioattivamente. Lo scrivo sia numericamente che in lettera per darvi l’idea dell’entità del guaio.
Ovviamente la Tepco usa moltissimi condizionali per rivelarci che non sa dove sia finita quest’acqua.
Questi tot. Litri d’acqua al Plutonio, pericolosissima per un inenarrabile numero di anni, quindi, non si sa bene dove siano finiti…peccato, si sa l’acqua ha strani vizi, viene assorbita dal terreno e se mischiata ad altra acqua non si riesce più a riconoscerla. Se poi la si disperde nell’ambiente ne entra a far parte, rapidissimamente e non importa se sia pura o meno. L’acqua evapora e sublima molto rapidamente. Mai che si possa contare sulla sua stabilità ed ha il pessimo vizio di uscire dai buchi.
Gela a 0 gradi e bolle a 100 abitudini che la rendono liquida, appunto, come l’acqua. L’acqua passa scorre ed arriva lontanissimo…per antonomasia.
Altra notizia che avvia il pensiero sui medesimi binari è quella dei barconi di Lampedusa, uno già arrivato e cinque in mare, ogni giorno una sequenza di dolore che avviene sempre più accompagnata dal silenzio e da una relativa indifferenza. Non si può mica guardare sempre a Lampedusa. Mi fa venire i brividi lo spot che pubblicizza la sua bellezza ed il mio senso del
grottesco e del ridicolo(già citato) si nutre questa volta dell’idea del chiedersi a chi sia rivolto questo invito e sulla prontezza con la quale certe compagnie di traghettatori accolgano l’invito sponsorizzato dal nostro Imperatore Farlocco, come dimenticarsi di lui persino oggi in questo articolo? (piacerebbe capire con quali soldi abbia mantenuto la sua inutile e ridicola promessa,
anche se essendo un filmato sorge il logico dubbio su chi invece ci abbia guadagnato) sia sull’uno che sull’altro argomento sono state sollevate montagne di polvere…indignazioni incrociate ed insanabili hanno colmato la rete…aut aut, minacce di rivoluzioni istantanee. Sembrava che sulle mistificazioni di Lampedusa…così come sui silenzi criminali di Fukushima dovesse essere
modificato il mondo ed il rapporto che intercorre fra noi…ed il potere. Le cose si sono aggravate, stanno diventando croniche…una malattia che si trasforma…questa davvero in cancro e cosa succede? Nulla!!!
Un assoluto, devastante ed assolutamente preoccupante silenzio.
Lo stesso che accompagna La ricostruzione mai nemmeno pensata de l’Aquila ed ancor peggio l’inizio delle speculazioni, con personaggi non meglio identificati che tentano l’acquisto di intere vie del centro storico, nelle condizioni in cui si trovano, certi che se ricostruzione ci sarà, quando ci sarà, avverrà alle loro condizioni ed ai loro prezzi.
Ululati alla Luna…dove sono tutti gli indignati che ruotavano intorno ai terremotati, dove la mobilitazione della parte migliore di questo paese? Oggi si insinua che in fondo gli Abruzzesi siano mezzi terroni e q1uindi abituati all’assistenzialismo e nessuno, ma proprio nessuno veramente si indigna. Fra qualche mese dovranno ricominciare a pagare le tasse come se avessero una città ed un
tessuto produttivo ed attivo…in cambio di un “Grande Nulla”.
Questi sono solo tre esempi di grandi indignazioni, di enormi mobilitazioni accompagnate dai famosi ululati, a volte persino dal sibilo di mille scimitarre roteate nell’aria, che non hanno sortito a nulla.
Vogliamo intrattenerci sui rifiuti di Napoli? Su quelli di Palermo? Ululati che siccome siamo profondamente Zen definiamo , appunto alla luna. Anche se sarebbe meglio definirli al dito che la indica.
Ciascuna di queste indignazioni non ha corrisposto ad un reale impegno, se non formale, e di nicchia (associazioni di volontariato, gruppi di solidarietà, gli indigeni del posto) mai la politica si è, davvero, occupata di questi avvenimenti. Prestamente distratta da appuntamenti elettorali, da scandali incrociati, da scontri televisivi, da processi mediatici e mediaticamente filtrati). Avendo
tempo parlerei di Pomigliano, dell’occupazione, degli invalidi civili…della scuola, una lunga sequenza di indignazioni, ma siete ragazzotti intelligenti ed avrete certamente capito cosa io voglia dire.
È giunto il tempo in cui è necessario forse smettere la sola indignazione e cercare l’impegno, magari anche non chiassoso, ma efficace, locale e continuo. Ricominciamo a lavorare, davvero, nei territori. Con pazienza e senza aspettarci risultati eclatanti ed immediati perchè lo strapotere del Sistema è sin troppo strabordante e l’informazione è sin troppo spesso filtrata.
Non è, si badi, una scoperta dell’acqua calda, ma una necessità e non basta più criticare coloro che questo impegno provano a metterlo, bisogna giocarsi in prima persona. Perchè di indignazione in indignazione ci stanno molto semplicemente confezionando un pacchetto regalo, una volta arrivato il quale avremo tutti l’apposito bottone per televotarla tutta la nostra indignazione
Non voglio enumerare i miei meriti e le mie referenze , non interessano voi e non servono a molto, visto che oggi mi trovo in mezzo agli ultimi,con l’unica salvezza dello scrivere. Fra queste persone una citazione la merita Dario Fo, ho condiviso con lui e con Franca l’esperienza di via Colletta, e poi dei Circoli la Comune, non siamo sempre stati d’accordo su tutto, devo confessarlo, ma ho imparato moltissimo dal loro. Una delle cose importanti che mi hanno insegnato è che davvero ogni cosa, anche la più terribile e preoccupante ha un suo lato grottesco, un suo risvolto che può fare sorridere fra le lacrime. Persino ridere! È cosa che ho imparato bene, che è diventata filosofia di vita e modo in cui affrontare persino le analisi più rigorose nella mia esistenza. Fra parentesi sia sul piano materiale che su quello spirituale, fra l’altro.
Quindi prendetela per quello che è, fra ieri ed oggi abbiamo saputo che il Reattore 1 di Fukushima si è bucato…ed è da quel giorno che a me ronza in testa una vecchia filastrocca che fa “La macchina del capo ha un buco nella gomma PfffT…”.
Nutrito quindi il mio senso del grottesco continuiamo.
Ne sono fuoriusciti, si suppone, più o meno 11.000.000 (milioni)di litri di acqua contaminata radioattivamente. Lo scrivo sia numericamente che in lettera per darvi l’idea dell’entità del guaio.
Ovviamente la Tepco usa moltissimi condizionali per rivelarci che non sa dove sia finita quest’acqua.
Questi tot. Litri d’acqua al Plutonio, pericolosissima per un inenarrabile numero di anni, quindi, non si sa bene dove siano finiti…peccato, si sa l’acqua ha strani vizi, viene assorbita dal terreno e se mischiata ad altra acqua non si riesce più a riconoscerla. Se poi la si disperde nell’ambiente ne entra a far parte, rapidissimamente e non importa se sia pura o meno. L’acqua evapora e sublima molto rapidamente. Mai che si possa contare sulla sua stabilità ed ha il pessimo vizio di uscire dai buchi.
Gela a 0 gradi e bolle a 100 abitudini che la rendono liquida, appunto, come l’acqua. L’acqua passa scorre ed arriva lontanissimo…per antonomasia.
Altra notizia che avvia il pensiero sui medesimi binari è quella dei barconi di Lampedusa, uno già arrivato e cinque in mare, ogni giorno una sequenza di dolore che avviene sempre più accompagnata dal silenzio e da una relativa indifferenza. Non si può mica guardare sempre a Lampedusa. Mi fa venire i brividi lo spot che pubblicizza la sua bellezza ed il mio senso del
grottesco e del ridicolo(già citato) si nutre questa volta dell’idea del chiedersi a chi sia rivolto questo invito e sulla prontezza con la quale certe compagnie di traghettatori accolgano l’invito sponsorizzato dal nostro Imperatore Farlocco, come dimenticarsi di lui persino oggi in questo articolo? (piacerebbe capire con quali soldi abbia mantenuto la sua inutile e ridicola promessa,
anche se essendo un filmato sorge il logico dubbio su chi invece ci abbia guadagnato) sia sull’uno che sull’altro argomento sono state sollevate montagne di polvere…indignazioni incrociate ed insanabili hanno colmato la rete…aut aut, minacce di rivoluzioni istantanee. Sembrava che sulle mistificazioni di Lampedusa…così come sui silenzi criminali di Fukushima dovesse essere
modificato il mondo ed il rapporto che intercorre fra noi…ed il potere. Le cose si sono aggravate, stanno diventando croniche…una malattia che si trasforma…questa davvero in cancro e cosa succede? Nulla!!!
Un assoluto, devastante ed assolutamente preoccupante silenzio.
Lo stesso che accompagna La ricostruzione mai nemmeno pensata de l’Aquila ed ancor peggio l’inizio delle speculazioni, con personaggi non meglio identificati che tentano l’acquisto di intere vie del centro storico, nelle condizioni in cui si trovano, certi che se ricostruzione ci sarà, quando ci sarà, avverrà alle loro condizioni ed ai loro prezzi.
Ululati alla Luna…dove sono tutti gli indignati che ruotavano intorno ai terremotati, dove la mobilitazione della parte migliore di questo paese? Oggi si insinua che in fondo gli Abruzzesi siano mezzi terroni e q1uindi abituati all’assistenzialismo e nessuno, ma proprio nessuno veramente si indigna. Fra qualche mese dovranno ricominciare a pagare le tasse come se avessero una città ed un
tessuto produttivo ed attivo…in cambio di un “Grande Nulla”.
Questi sono solo tre esempi di grandi indignazioni, di enormi mobilitazioni accompagnate dai famosi ululati, a volte persino dal sibilo di mille scimitarre roteate nell’aria, che non hanno sortito a nulla.
Vogliamo intrattenerci sui rifiuti di Napoli? Su quelli di Palermo? Ululati che siccome siamo profondamente Zen definiamo , appunto alla luna. Anche se sarebbe meglio definirli al dito che la indica.
Ciascuna di queste indignazioni non ha corrisposto ad un reale impegno, se non formale, e di nicchia (associazioni di volontariato, gruppi di solidarietà, gli indigeni del posto) mai la politica si è, davvero, occupata di questi avvenimenti. Prestamente distratta da appuntamenti elettorali, da scandali incrociati, da scontri televisivi, da processi mediatici e mediaticamente filtrati). Avendo
tempo parlerei di Pomigliano, dell’occupazione, degli invalidi civili…della scuola, una lunga sequenza di indignazioni, ma siete ragazzotti intelligenti ed avrete certamente capito cosa io voglia dire.
È giunto il tempo in cui è necessario forse smettere la sola indignazione e cercare l’impegno, magari anche non chiassoso, ma efficace, locale e continuo. Ricominciamo a lavorare, davvero, nei territori. Con pazienza e senza aspettarci risultati eclatanti ed immediati perchè lo strapotere del Sistema è sin troppo strabordante e l’informazione è sin troppo spesso filtrata.
Non è, si badi, una scoperta dell’acqua calda, ma una necessità e non basta più criticare coloro che questo impegno provano a metterlo, bisogna giocarsi in prima persona. Perchè di indignazione in indignazione ci stanno molto semplicemente confezionando un pacchetto regalo, una volta arrivato il quale avremo tutti l’apposito bottone per televotarla tutta la nostra indignazione
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