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19.10.10

PROVINCIA DI MILANO: CI STAN CAMIN CHE FUMANO


Dei 47 inceneritori operanti in Italia, ben 13 si trovano in Lombardia. Di questi, 4 sono nella Provincia di Milano: Sesto San Giovanni, Milano, Trezzo sull’Adda e Paderno Dugnano. Pur non essendo pochi, periodicamente appaiono sulla stampa articoli che annunciano nuovi impianti o il potenziamento di quelli preesistenti. Infatti, mentre in passato i rifiuti venivano conferiti in discariche – con tutti i guasti e gli scempi ambientali che questa opzione comporta – molti oggi pensano che solo con gli inceneritori si potrà risolvere il problema del loro smaltimento. Essi però distruggono risorse naturali che non sono infinite e che sarebbe pertanto più intelligente – oltre che economicamente conveniente - riciclare. Ci sono inoltre delle implicazioni di carattere sanitario legate al fatto che non esistono filtri capaci di fermare i fumi e le sostanze tossiche immesse in atmosfera. Gli inceneritori convengono perciò solo a chi li costruisce, in quanto siamo noi a finanziarli inconsapevolmente col CIP 6 - un tributo presente sulle bollette elettriche - e a chi vende l’ energia elettrica talvolta ottenuta indirettamente dalla combustione. Infatti, per legge questa può essere ceduta ad un prezzo superiore a quello di mercato. A questo proposito va detto che spesso questi impianti vengono definiti impropriamente “termovalorizzatori” proprio per migliorarne l’immagine.

Detto tutto ciò, sarebbe quindi auspicabile puntare sul più virtuoso sistema della raccolta differenziata. Questo nel 2008 ha raggiunto il 30,6% a livello nazionale e il 46,2 % a livello lombardo. L’obiettivo RIFIUTI ZERO - perseguibile agendo anche sulla contemporanea riduzione a monte della produzione dei residui - non è infatti un traguardo impossibile. Né è nelle sole possibilità dei piccoli centri, come talvolta si afferma. Ne è la prova San Francisco, una città con 7 milioni di abitanti che prevede di raggiungere questo simbolico traguardo nel 2020. L’esigenza di costruire un altro inceneritore a Milano non è forse legata ad esigenze operative, ma a quanto è avvenuto nel 2007, allorquando si discutevano le modalità della fusione tra l’AEM e l’omologa municipalizzata bresciana. Infatti, la prima per bilanciare i rapporti di forza all’interno della costituenda A2A, inserì nei propri bilanci un impianto non ancora esistente. Impianto che forse ora si vorrebbe far materializzare. Milano non avrebbe comunque bisogno di altri inceneritori. Essa è la cenerentola della raccolta differenziata a livello regionale: 32,7% nel 2008. Le basterebbe perciò effettuare la raccolta differenziata dell’umido, per prelevare – ed avviare agli impianti di compostaggio – un quantitativo pari a circa il 30% della massa dei rifiuti solidi urbani. Le voci che indicano come sito prescelto per il nuovo forno il Parco Agricolo Milano Sud ha creato la formazione di un fronte di protesta molto coeso tra i Sindaci della zona,seppur appartenenti a diversi schieramenti politici, ed i loro amministrati. Nonostante il neo presidente della Provincia, il berlusconiano Guido Podestà, abbia più volte dichiarato di essere contrario ad una simile localizzazione, attualmente la situazione è in una fase di stallo. Forse perché a marzo 2011 ci saranno le elezioni comunali, per cui nessuno vuole prendere ora decisioni impopolari domani. L’ammodernamento dell’impianto di Sesto non sembra trovare l’opposizione delle istituzioni, bensì quella dei cittadini. Lo stesso accade a Trezzo. Qui l’ampliamento dell’impianto già esistente avverrebbe in un territorio in cui già oggi si raggiungono livelli di eccellenza nella raccolta differenziata: ben il 68% di media. Quindi, un nuovo inceneritore non solo non servirebbe a quella comunità ma non aiuterebbe neanche la Provincia a conseguire l’obiettivo dell’autosufficienza indicato nell’ultimo piano approvato nel 2008. A Paderno Dugnano il gestore del preesistente inceneritore di rifiuti speciali ospedalieri ha chiesto di realizzarne un altro in una zona densamente abitata a cavallo tra il suddetto Comune, Bollate e Cormano. Nella seduta del Consiglio Provinciale del 9 settembre scorso Podestà - che si è dichiarato contrario anche a questa ipotesi – è stato sconfessato dalla sua maggioranza che ha bocciato la mozione presentata dall’opposizione mirante a sancire il no con un atto ufficiale e non più con semplici dichiarazioni di stampa. Non sono state tenute in debito conto le oltre diecimila firme raccolte dal comitato NO.I. e la riuscita della manifestazione pubblica indetta lo scorso 22 maggio. Il sodalizio ha pertanto già preannunciato l’organizzazione di un’altra assemblea pubblica per fine ottobre e la ripresa della raccolta di firme. Concludendo, la lobby degli inceneritori ha fortunatamente incontrato una forte resistenza da parte dei cittadini. Questi hanno raccolto autonomamente le informazioni ed hanno capito che la scelta di bruciare i rifiuti non è la soluzione del problema. Costituendosi in comitati le persone non hanno fatto altro che esercitare il proprio diritto di cittadinanza rivendicando i propri diritti. Primo tra tutti quello di vivere in un ambiente più salubre. E quello della pianura padana diventerebbe invece ancor peggiore se non si riuscisse a porre un freno all’apertura di nuovi inceneritori, visto che già oggi in Lombardia viene bruciato oltre il 50,5% dei Rifiuti Urbani e del Combustibile da Rifiuti. Anzi. Sarebbe bello poterli progressivamente dismettere.

Raimondo Acampora


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