Un “giusto” al Quirinale - di Alessandra Arezza
Sandro Pertini è stato un grande testimone e protagonista del XX secolo, secolo che, semplificando la storia, ha diviso il mondo in due: da una parte ideologie che hanno perseguito un idea di libertà fino all'arbitrio, creando disuguaglianze e sofferenze, dall'altra un'idea di giustizia sociale che troppo spesso ha mortificato le libertà e i diritti individuali.
A distanza di 15 anni dalla sua morte l'insegnamento da consegnare alle future generazioni consiste proprio nel suo grande sogno utopistico di coniugare insieme i due grandi valori di Giustizia e Libertà».
Angelica Lubrano, segretaria dell'associazione "Sandro Pertini" di Stella (Savona, www.assopertini.it), ricorda così il Presidente di tutti gli italiani, scomparso a Roma quell'ormai lontano 24 febbraio 1990.
Perché questa associazione?
Fondata il 25 luglio 1996 da ungruppo di cittadini con il solo supporto dei propri contributi economici, di tempo e di idee, l'associazione ha l'unico scopo di mantenere vivo e diffondere il patrimonio storico, umano e politico di Sandro Pertini.
Pertini è stato un grande socialista: oggi che il mondo socialista è diviso in due, secondo lei da quale parte starebbe?
Pur non volendo "tirare per la giacca" chi non è in grado di smentirmi, mi rifarò alla risposta che l'allora Presidente della Camera diede nel 1974 a chi gli chiedeva dei suoi rapporti con i socialisti: «Mi accusano di non avere souplesse. Dicono che un partito moderno si deve adeguare. Ma adeguare a cosa? Se adeguarsi vuoi dire rubare, io non mi adeguo. Meglio il nostro partito clandestino senza sedi al neon, senza segretarie dalle gambe lunghe e dalle unghie laccate». D'altra parte Pertini giunse persino a rimproverare la madre per la richiesta di grazia ai fa scisti o a rifiutare la proposta di aumento dell'appannaggio come Presidente della Repubblica. Ritengo pertanto che in un Polo che depenalizza il falso in bilancio, che incentiva l'evasione fiscale, che smantella la scuola pubblica e taglia i servizi sociali per diminuire le tasse ai ricchi.., no, non credo proprio che il Presidente potrebbe trovarsi bene con i De Michelis e i Bobo Craxi.
Pertini avrebbe condiviso la partecipazione alla guerra in Iraq?
Farò parlare il Nostro con le sue stesse parole: «Si svuotino gli arsenali di guerra, si colmino i granai» (31 dicembre 1979), questo l'auspicio di un uomo che aveva compreso, proprio perché testimone della barbarie di due guerre mondiali, che solo la libertà dal bisogno e la giustizia nel mondo potevano trasformarsi in pace per tutti.
Avrebbe controfirmato la legge 30 sui mercato dei lavoro?
Sandro ebbe sempre molto a cuore il futuro dei giovani, mentre quella legge va a mortificare proprio le giovani generazioni a cui pare preclusa ogni possibilità di pensare con fiducia al proprio destino.
Quali saranno le iniziative future dell'associazione?
L'associazione ha in calendario tutte le iniziative già realizzate negli anni scorsi (fiaccolate, concorsi, mostre ecc..). In questi giorni un gruppo di ragazzi della scuola media di Stella sarà accompagnato da alcuni soci ad un incontro al Quirinale con il Presidente Ciampi, quale scambio con la visita da lui fatta a Stella. Inoltre, voglio segnalare l'obiettivo di trovare una sede in cui realizzare un Centro di studi e ricerche su Sandro Pertini, per conservare anche i numerosi cimeli e testimonianze che la nostra associazione possiede.
ANIASI La testimonianza di "iso"
Un grande socialista
Sono passati quindici anni dalla scomparsa di Sandro Pertini, eppure lo sentiamo vicino a noi con quella sua voce tonante che ci invitava a onorare la Costituzione nata dalla Resistenza attorno alla quale si doveva costituire l'unità degli italiani nell'amore per la libertà e la giustizia sociale.
Ricordiamo l'adesione spontanea dei cittadini semplici, quei cittadini con cui fu sempre in sintonia nel settennato della Repubblica. Ritengo però che si debba evitare di innalzare un freddo monumento, di imbalsamare Sandro; egli non lo avrebbe voluto.
Antifascista militante ha sfidato il regime non piegandosi mai di fronte alla violenza. Davanti al Tribunale Speciale accolse la sentenza che lo condannava a 10 anni e 8 mesi di carcere con il grido "Abbasso il fascismo, viva il socialismo!", rifiutò la grazia e rimproverò la madre che voleva chiederla per lui.
Fu sulle barricate a Roma a Porta San Paolo accanto ai militari che combattevano i tedeschi dopo l'8 settembre del 1943; miracolosamente scampato alla fucilazione, grazie all'evasione dal carcere di Regina Coeli, riprese la lotta armata; liberata Roma partecipo’ alla liberazione di Firenze, infine attraverso’ la Francia, valico’ il Monte Bianco, giunse nell'Italia occupata e partecipò alla direzione del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia. Il 25 aprile 1945 a Milano proclamò, unitamente a Leo Valiani ed Emilio Sereni, l'insurrezione generale per la liberazione nazionale
Una rigorosa fedeltà agli ideali antifascisti, una ferma volontà a battersi per la loro affermazione: nei tribunali, nelle piazze, nelle aule parlamentari.
Egli è stato, fra gli italiani, uno degli uomini politici più amati per le sue doti di umanità, di bontà per la sua coerenza per aver servito con umiltà le istituzioni, per aver esercitato il mandato politico e parlamentare nell'esclusivo interesse pubblico. Sempre sostenitore di tutte le libertà, di pensiero, di espressione: anche la libertà dei suoi avversari politici, e per quella libertà era pronto a battersi.
Nel 1966 durante i famosi tentativi filofascisti tambroniani lasciò il Senato affermando: “Il mio posto è con I giovani e I vecchi resistenti che si battono a Genova contro i tentativi reazionari”.
Affrontò il questore che denunciava i presunti sobillatori rispondendo: «Sa chi sono i sobillatori? E' la voce che ci giunse da lontano, sono i martiri torturati, fucilati nella strage della Benedìcta».
Sandro fu per tutta la vita un socialista rigoroso, sempre dalla parte dei lavoratori, amato dagli scaricatori di porto di Savona, fu sempre dalla parte di chi si batteva per la Pace. Ricordo l'emozione con la quale il parlamento ascoltò il discorso di investitura: «Vuotate gli arsenali strumenti di guerra, riempite i granai sorgente di pace. Si vis pacempara pacem (Se vuoi la pace prepara la pace, nda)». Eravamo in piena guerra fredda. Un grande prolungato applauso spontaneo affettuoso accolse quell'invito di un uomo che aveva per tutta la vita combattuto per un mondo migliore.
Un uomo dell'800 che ha dimostrato di saper utilizzare i massmedia per lanciare messaggi al popolo per orientare e indirizzare la pubblica opinione. Da Presidente della Repubblica, non ebbe mai tentennamenti nei confronti dei regimi autoritari di destra e di sinistra. Superando ogni regola protocollare condannò capi di Stato: Pinochet, i generali argentini.
Da Presidente operò per l'unità del Paese e seppe riconciliare il popolo con le istituzioni che onorava e serviva in sintonia con i sentimenti dei cittadini, interpretando i sentimenti popolari, i bisogni, gli ideali. Parlava, insomma, al cuore del popolo.
Noi lo ricordiamo come colui che parlando ai suoi compagni di lotta ci ha consegnato questo messaggio: «Noi anziani, ormai stiamo per chiudere la nostra giornata. Io potrò avviarmi con animo sereno, se i nostri giovani raccoglieranno il patrimonio politico e morale della Resistenza, dell'antifascismo». Così come aveva vissuto una vita al servizio della comunità se ne è andato da privato cittadino rifiutando onori e funerali di Stato.
Ha voluto che l'urna delle ceneri fosse avvolta nella bandiera socialista che era stata sempre nel suo cuore.
Aldo Aniasi Comandante
partigiano, ex sindaco di Milano
Fonte: assopertini
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