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17.10.10

ADRO LIVORNO - LA LINEA DEL GROTTESCO



Di Marigo Giandiego
Grottesca, in qualche modo comica, sicuramente rivelativa e chiarificatrice la vicenda della Scuola materna San Marco di Livorno, con le sue due bandiere dimenticate, fuori vista , certo non indispensabili, un tantino celebrative, ma innocue. Comparata allo scandalo di Adro, con settecento simboli esibiti dovunque dai tappeti, ai banchi.
Quello che deve farci ragionare è invece l'efficenza e la velocità con cui questo protervio tentativo marxista-leninista di influenzare le menti acerbe della gioventù sia stato stanato e rintuzzato, da quel medesimo ministro che ha dovuto ricevere numerosissime lamentele, assistere ad una mobilitazione quasi nazionale, e poi aspettare che lalegge fosse attuata dai cittadini per accorgersi ed intervenire su quei 700 simboli della scuola di Adro.
Metri e misure differenti...doppia morale?

Quello che ad Adro viene ritenuto normale, legato ad appertenenze ed a tradizioni, direttamente emanato dal superiore diritto a rappresentere l'inalienabile definizione del possedere le chiavi ed il possesso della propria casa, territorio ed abitazione. Quello che viene rintuzzato anche con parole forti...affronti e dure affermazioni di appartenenza.
Stranamente questo stesso criterio non vale per la lapide che definisce il luogo di nascita del Partito Comunista...si badi che è alla lapide che è stata affidata la bandiera e non alla scuola, si osservi che tale vessillo non è nemmeno visibile dall'entrata della scuola sopracitata, che ha in comune con tale istituzione il muro su cui poggia.
Eppure con solerzia assolutamente spropositata la signora Ministro ha ritenuto di intervenire, super-eroina de noartri. Alla velocità della luce, per giunta dimostrando laddove si fosse insinuato qualche dubbio che la sua capacità di intervenire è forte, pronta ed al di sopra di ogni possibile dubbio.
Quanta prontezza e differenza di tenacia nel portarla avanti.
Le differenze assolutamente evidenti fra Adro e Livorno ci danno però il quadro, il polso e la misura di quanto stia accadendo al nostro paese e di come il terreno della cultura sia quello sul quale lo scontro si fa maggiormante duro e senza esclusione di colpi. Ci dà anche però un'altro dato, importante., l'imposizione di un modello culturale è il territorio sul quale la destra rampante crede di costruire il futuro. Abbiamo molto reagito per esempio sulle tematiche della scuola, anche se non a sufficienza a mio umilissimo parere, ma la distruzione sistematica del pubblico, l'allontanamento dei precari finalizzato al blocco, appunto della scuola per tutti. Abbiamo molto reagito, dicevamo, mantenedo però il livello di analisi sulle implicazioni economiche. Quasi che i tagli definissero da soli ogni motivo di questa dismissione. Non é così esiste un piano preciso ed è un piano culturale.
La riluttanza ad affrontare questo argomento definisce in modo precisolaportata della condivisione dei modelli del potere. Questo noi facciamo sia per la scuola che per la cultura più generale senza comprendere che proprio nella differenza di trattamento fra Adro e Livorno stia il vero problema. Abbiamo per esempio la convinzione diffusa che si voglia colpire la scuola, ma non è così.Le scuole private funzionano benissimo, anzi restano scuole molto competitive ed efficenti. Abbiamo l'impressione e rimandiamo la convinzione che si voglia colpire la cultura in generale ed ancora una volta non è così, sebbene ultimamente il mordere della crisi abbia colpito maggiormente anche la Kultura Konsacrata. La realtà è che si vuole colpire la scuola per tutti, la cultura diffusa e popolare, quindi la diffusione della conoscenza e non la conoscenza stessa. Quasi il potere risultasse infastidito dal fatto che troppo spesso, questa stessa conoscenza sia sfuggita al controllo ed adoperata contro di lui. Questo è il meccanismo che il potere vuole colpire e non l'uso che esso stesso fa di questa fonte di controllo.
Quello a cui stiamo assistendo è un'imbarbarimento della cultura diffusa , uno svuotamento ed annullamento delle fonti che hanno prodotto eguaglianza...ed infatti, non a caso il livello più massiccio di intervento sui contenuti avviene a questo livello.
Si vuole staccare l'idea della cultura dalla volgarità della massa, elevandola ed innalzandola e distaccandola dal volgo...ridifenindo il termine stesso di volgarità e popolarità.
Questo intervento é tutt'altro che rozzo, anche se si serve di forme di bassezza assoluta, molte , moltissime delle cose che maggiormente offendono un portatore sano di progressismo, sono accuratamente scelte e calcolate per giocare su questo equivoco fra popolare e volgare per abbassare il livello di aspettativa.
Un tempo un attore oggi sin troppo famoso e che citerò solo per nome Dario disse in uno dei suoi spettacoli di nicchia , uno di quelli politici, oggi dimenticati e coperti dalla sua nobelitudine e dal Mistero Buffo onnipresente e coniugato in ogni forma e modo.dicevo un tempo egli disse:
L'operaio ha cento parole, il padrone mille, per questo lui è il padrone.
É esattamente questo quello che si sta tentando di fare rubare parole...e se dobbiamo dirla tutta non è nemmeno una cosa nuovissima. Tutto questo tratto da una bandiera e da un intervento ministeriale?
Decisamente sì perchè le azioni spesso valgono ben di più delle parole e sono maggiormente indicativi.
Perchè i silenzi hanno un peso ed il senso della complicità, soprattutto avvicinandosi alle stanze del potere.

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