NAPOLI La tragica protesta di tre dipendenti della Davideco, azienda che si occupa di smaltire i rifiuti. E i soldi alla fine li mette il Comune
Via De Roberti è una strada di confine, in una landa ancora più desolata per il fine agosto in attesa dei rientri definitivi. A metà tra le ultime strade di Napoli e l'inizio di quelle di Ponticelli, viene chiamata anche la via dello «scasso», perché ci sono diversi rottamatori di automobile, meglio conosciuti da queste parti come «scassamacchine». Sotto un lunghissimo cavalcavia si arriva alla sede di Enerambiente, l'azienda che ha in appalto una parte di raccolta e riciclaggio dei rifiuti cittadini. Sul tetto per oltre 17 ore tre operai hanno minacciato di buttarsi nel vuoto se non avessero ottenuto quello che già gli sarebbe spettato per diritto: lo stipendio di agosto. Un mese passato, invece che al mare o in montagna, a pulire strade e cassonetti, e se per il Ferragosto si aspettavano un po' di soldi per staccare anche solo il finesettimana si sono ritrovati la busta vuota. «Ann' 'ra 'e sold' basta l'hann'a frnì c'amm' sfasteriat'», ha gridato uno degli operai per ore a squarciagola chiedendo il giusto contributo a un lavoro massacrante: «I miei figli non hanno mangiato questo mese allora è meglio che a morire sia io, mi butto giù».
I soldi alla fine sono arrivati, a garantirli è stato il comune di Napoli, più intimorito per le 250 tonnellate di monnezza già in strada piuttosto che non impietosito dalle richieste di legittimo compenso. L'amministrazione ha infatti diramato un comunicato in cui «giudica molto grave che, dopo la fine dell'emergenza, si torni ad essere ostaggio di azioni esasperate di lotta, in particolare se queste riguardano un settore così delicato come la raccolta dei rifiuti». Quindi l'assessore all'igiene Paolo Giacomelli ha chiarito che la Davideco non ha nessun rapporto con il comune, ma che i soldi sono stati versati per chiudere la questione.
In realtà il comune l'appalto per la gestione dei rifiuti l'ha dato a Enerambiente che ha assunto in subappalto, tra gli altri, 150 persone tramite la Davideco, tutte in protesta durante la notte scorsa. L'amministratore della società Enrico Prandin ha assicurato di aver versato diversi «fondi» alla Davideco, ma di non sapere perché questi soldi non siano finiti nelle tasche dei dipendenti. L'amministratore della Davideco, Salvatore Fiorito, non si è fatto vedere. I soldi alla fine fortunatamente sono arrivati e gli operai sono potuti scendere dal tetto del deposito di camion. Camion di cui tutti, tra l'ltro, lamentano la mancata manutenzione, dai livelli standard al lavaggio dopo i carichi: «In Africa lavorano meglio», hanno urlato gli autisti, a chi poteva sentire come prova l'olezzo da discarica dei camion in fila nel parcheggio. La vicenda si è conclusa bene, ma resta il segnale di chi pur lavorando per ottenere quanto dovuto deve ricorrere a proteste estreme: «Qualcuno i nostri soldi se li è presi - spiega un addetto alla raccolta - quelli di Enerambiente hanno avuto lo stipendio il 15, nell'altra cooperativa in subappalto hanno avuto la paga giovedì, perché noi abbiamo dovuto protestare tutta la notte per avere quanto ci spetta, non abbiamo lavorato come gli altri?».
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Via De Roberti è una strada di confine, in una landa ancora più desolata per il fine agosto in attesa dei rientri definitivi. A metà tra le ultime strade di Napoli e l'inizio di quelle di Ponticelli, viene chiamata anche la via dello «scasso», perché ci sono diversi rottamatori di automobile, meglio conosciuti da queste parti come «scassamacchine». Sotto un lunghissimo cavalcavia si arriva alla sede di Enerambiente, l'azienda che ha in appalto una parte di raccolta e riciclaggio dei rifiuti cittadini. Sul tetto per oltre 17 ore tre operai hanno minacciato di buttarsi nel vuoto se non avessero ottenuto quello che già gli sarebbe spettato per diritto: lo stipendio di agosto. Un mese passato, invece che al mare o in montagna, a pulire strade e cassonetti, e se per il Ferragosto si aspettavano un po' di soldi per staccare anche solo il finesettimana si sono ritrovati la busta vuota. «Ann' 'ra 'e sold' basta l'hann'a frnì c'amm' sfasteriat'», ha gridato uno degli operai per ore a squarciagola chiedendo il giusto contributo a un lavoro massacrante: «I miei figli non hanno mangiato questo mese allora è meglio che a morire sia io, mi butto giù».
I soldi alla fine sono arrivati, a garantirli è stato il comune di Napoli, più intimorito per le 250 tonnellate di monnezza già in strada piuttosto che non impietosito dalle richieste di legittimo compenso. L'amministrazione ha infatti diramato un comunicato in cui «giudica molto grave che, dopo la fine dell'emergenza, si torni ad essere ostaggio di azioni esasperate di lotta, in particolare se queste riguardano un settore così delicato come la raccolta dei rifiuti». Quindi l'assessore all'igiene Paolo Giacomelli ha chiarito che la Davideco non ha nessun rapporto con il comune, ma che i soldi sono stati versati per chiudere la questione.
In realtà il comune l'appalto per la gestione dei rifiuti l'ha dato a Enerambiente che ha assunto in subappalto, tra gli altri, 150 persone tramite la Davideco, tutte in protesta durante la notte scorsa. L'amministratore della società Enrico Prandin ha assicurato di aver versato diversi «fondi» alla Davideco, ma di non sapere perché questi soldi non siano finiti nelle tasche dei dipendenti. L'amministratore della Davideco, Salvatore Fiorito, non si è fatto vedere. I soldi alla fine fortunatamente sono arrivati e gli operai sono potuti scendere dal tetto del deposito di camion. Camion di cui tutti, tra l'ltro, lamentano la mancata manutenzione, dai livelli standard al lavaggio dopo i carichi: «In Africa lavorano meglio», hanno urlato gli autisti, a chi poteva sentire come prova l'olezzo da discarica dei camion in fila nel parcheggio. La vicenda si è conclusa bene, ma resta il segnale di chi pur lavorando per ottenere quanto dovuto deve ricorrere a proteste estreme: «Qualcuno i nostri soldi se li è presi - spiega un addetto alla raccolta - quelli di Enerambiente hanno avuto lo stipendio il 15, nell'altra cooperativa in subappalto hanno avuto la paga giovedì, perché noi abbiamo dovuto protestare tutta la notte per avere quanto ci spetta, non abbiamo lavorato come gli altri?».
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