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24.8.10

Siderpotenza: rifiuti radioattivi nel pozzo e inquinanti nell’aria

Ferriera di Potenza
«Alla Siderpotenza chi comanda ci ha imposto di buttare la robba radioattiva nel pozzo che sta vicino alla pesa. A noi ci hanno sempre detto che così non c’è pericolo. Andate a guardare là dentro». L’operaio che ha contattato spontaneamente Italia Terra Nostra non ha dubbi e non teme smentite. Dopo la conferma verbale è stato informato il tenente colonnello Francesco Merone, comandante del nucleo operativo dei carabinieri di Salerno, nonché Romolo Panico, attuale questore di Potenza. 
Il giornale ITALIA TERRA NOSTRA – mentre qualche cronista favorisce marchette tranquillizzanti – si è rivolto ai responsabili legali dell’azienda per effettuare un reportage giornalistico all’interno dello stabilimento Siderpotenza. 
Al gruppo Pittini abbiamo inoltrato un semplice quesito. Il predetto stabilimento sito nel rione Betlemme di Potenza, è dotato di adeguati portali di rilevamento della radioattività, nonché di funzionali rilevatori di radionuclidi nell’impianto di abbattimento dei fumi e nei pozzetti per le colate? Risposte pervenute? Zero. Riassunto della puntata precedente. Il 2 agosto una nostra inchiesta attesta lo sbarco al porto di Salerno dalla nave Frelon (bandiera maltese) di un carico di rottami ferrosi  – radioattivi – trasportati in tutta fretta alla Siderpotenza a bordo di camion. La Procura della Repubblica di Salerno ha aperto un fascicolo, mentre il capo dei pompieri di Potenza ha gettato acqua sul fuoco. 
La sentenza della Corte di Giustizia Europea dell´11 novembre 2004, preceduta da altre pronunce del medesimo contenuto, (C­457/02 Antonio Niselli “Direttiva 75/442/CEE e 91/56/CEE”), afferma in modo chiaro che «i rottami metallici non sono materie prime secondarie ma devono tuttavia conservare la qualifica di rifiuti finchè non siano effettivamente riciclati in prodotti siderurgici, finchè cioè non costituiscano i prodotti finiti del processo di trasformazione cui sono destinati». La pagina internet è una vetrina aziendale scintillante: «Unità produttiva di Ferriere Nord S.p.A. 
Siderpotenza è parte integrante di FN dal 2002. E’ composta da acciaieria elettrica e laminatoio barre per c.a. La sua particolare posizione logistica e la sua produzione di acciai altamente qualificati, consente a Siderpotenza di coprire con efficienza i mercati del centro-sud Italia e dei paesi mediterranei». Allora è tutto oro quello che luccica? A parte i precedenti incancellabili. La cronaca giudiziaria infatti recita:“Acciaio sporco”. Di che si tratta? 
E’ il nome della recente operazione diretta dal Noe Carabinieri di Catanzaro – con il coordinamento della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lamezia Terme – sulla gestione dei rottami ferrosi. L’inchiesta coinvolge anche l’ex Sider Potenza oggi Ferriere Nord S.p.A., appartenente al Gruppo Pittini. Secondo l’accusa della magistratura  FN “avrebbe smaltito enormi quantitativi di rifiuti ferrosi non pretrattati, falsificando i codici Cer delle materie smaltite illegalmente nell’altoforno, con grave rischio per la salute a causa delle emissioni tossiche e nocive”. I fatti risalirebbero al 2006. In sostanza, i rottami ferrosi non trattati sarebbero stati smaltiti illecitamente presso lo stabilimento di Potenza in “quantitativi enormi”. «Lo stabilimento di Potenza – secondo il Noe – non in possesso delle autorizzazioni necessarie allo smaltimento dei rifiuti ferrosi fatti passare come “materia prima secondaria” costituiva il primo stabilimento per quantità conferite nei traffici illegali della ditta e che nei fatti avrebbe funzionato come inceneritore». Le indagini hanno documentato l’esistenza di un’organizzazione finalizzata al traffico illecito di rifiuti speciali e pericolosi. 
Il ruolo nodale era svolto dall’impresa “Palmieri Francesco”, dedita alla commercializzazione all’ingrosso di rottami ferrosi e semplicemente autorizzata alla “raccolta e trasporto di rifiuti speciali non pericolosi prodotti da terzi”. La condotta criminosa si sarebbe concretizzata nell’illecita commercializzazione di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi attestandoli, fraudolentemente, come materia prima secondaria. Per gli inquirenti «Tale attività ha consentito agli indagati di raggiungere un duplice ingiusto profitto consistente nell’evitare gli oneri dovuti per legge circa il corretto avvio a recupero o smaltimento dei rifiuti prodotti o raccolti nonché il cospicuo guadagno dovuto alla successiva commercializzazione del rifiuto, surrettiziamente qualificato quale M.P.S. per l’industria siderurgica. 
La ditta Palmieri Francesco, successivamente, attestando la surrettizia produzione di M.P.S., avrebbe provveduto alla sua commercializzazione verso imprese compiacenti individuate in Sicilia, Puglia, Basilicata e Campania, con il conseguimento di ingenti ed ingiusti profitti. Il trasporto del rifiuto, qualificato M.P.S., al fine di renderne più difficoltosa la tracciabilità, era, invece, assicurato con vettori della “Ecofuturo s.r.l.”». Alla luce di simili antefatti, ed escludendo conti alla mano la convenienza economica ad acquistare e trattare materiali ordinari, che ragione c’è di importare dalla Francia rifiuti metallici, in un paese che registra incidenti nucleari in media ogni due giorni? Insomma, la Siderpotenza inquina? Spulciando i dati ufficiali (Registro Ines), si apprende che la ferriera dei friulani Pittini immette nell’aria e nell’acqua metalli pesanti cancerogeni e teratogeni notevolmente oltre le addomesticate soglie consentite dalla legge. In prevalenza: cadmio, cromo, piombo, rame e zinco. 
Le nanoparticelle? 
Un mistero non commestibile, noto forse a san Gerardo. I dati risalgono al periodo che va dal 2003 al 2005. Per quale ragione l’Arpab non monitora il persistente inquinamento? Dottor Sigillito allora la situazione è sotto controllo sanitario oppure è assolutamente fuorilegge? Insomma, è “tutto a posto” come sostengono i vertici locali dei Vigili del Fuoco. 
Racconta l’autoctono Marco Mucciarelli: «A luglio passavo sul viadotto di via del Basento quando ho visto fiamme e un fumo giallo e denso provenire dal piazzale della ferriera. Non so cosa stessero bruciando, ma dal colore del fumo non sembra niente che possa essere dato alle fiamme all’aperto, senza camini e filtri. Ho avvisato i vigili del fuoco, ma nel quarto d’ora in cui sono rimasto lì non si è visto nessuno». 
Al prefetto Luigi Riccio, raggiunto da un avviso di garanzia per peculato (una festa privata con 200 invitati in altra sede prefettizia), ma comunque esperto di protezione civile, spetta la risposta esatta; anzi, un segnale immediato nel solco della legalità concreta. E i magistrati? Almeno uno, il dottor Materi, poi trasferito ad altra sede, ne ha sporte di denunce in merito. 
L’Organizzazione lucana ambientalista (OLA) ha chiesto tempo fa alla regione Basilicata di «verificare le condizioni attuali di sicurezza e funzionalità dell’impianto siderurgico, delle emissioni in atmosfera e lo stesso sia stato adeguato in base al decreto legge 230/95 che impone tra l’altro il possesso delle apparecchiature per la sorveglianza obbligatoria radiometrica dei rottami in ingresso e dei materiali in uscita dallo stabilimento». Governatore De Filippo la gente di Lucania è carne da macello? Anche lei respira oppure non bazzica il capoluogo?
di Gianni Lannes

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