Meno male che qualcuno s'indigna ancora per l'avanzamento della barbarie, la svendita dei diritti e le modifiche illegali della Costituzione.
E' il sistema capitalistico che è in crisi, che ha saturato i mercati oltre la capacità di richiesta, che non produce innovazione e diversificazioni utili della produzione. Consumare non può più essere il mast per lo sviluppo, senza distinguere su cosa si consuma.
E' vero che abbiamo bisogno di lavorare, ma anche di una vita decoroso e della difesa dei diritti acquisiti.
La crisi la paghino questi indistriali incapaci di innovarsi in ciò che producono; l'unica cosa che sono stati capaci di inventarsi è la globalizzazione per poter produrre a stipendi di pochi euro al mese e senza diritti per chi lavora, per poi rivendere quei prodotti nei paesi industrializzati a prezzi da mercato locale moltiplicando i loro guadagni nei dividenti e non nello sviluppo, ricerca, innovazione.
E' ora di uscire dai ricatti e riprendersi la dignità e i diritti di chi lavora.
Luciana P. Pellegreffi
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La sinistra radicale si indigna di fronte al documento della Fiat proposto ai sindacati su Pomigliano, e attacca l'azienda, il governo ed anche il Pd, accusato di debolezza. Pier Luigi Bersani ha seguito preoccupato la vicenda, con una telefonata a Guglielmo Epifani per conoscere l'evoluzione. Il Pd, così come Idv, punta molto sul senso di responsabilità non solo di tutti i sindacati, ma anche dell'azienda Torinese, temendo che l'atteggiamento radicale del governo e del ministro Sacconi non aiuti il sì della Fiom. L'ex ministro del Lavoro Cesare Salvi, portavoce di turno della Federazione della Sinistra (Prc, Pdci e Socialismo 2000) ha definito «scandaloso il ricatto della Fiat sui lavoratori», così come «il sostegno a questo ricatto espresso dal sistema istituzionale e da tutte le forze politiche parlamentari, opposizione compresa». «Certamente, come dice Tremonti, si tratterebbe di un cambio epocale - ha ironizzato Salvi - nel senso che si vuole tornare all'800». Altrettanto duro Alessandro Pignatiello, coordinatore della segreteria del Pdci: «L'aria da regime che si respira nella proposta di accordo a Pomigliano va rispedita al mittente: la Costituzione va rispettata», ha aggiunto riferendosi al divieto di sciopero richiesto dal documento della Fiat. Indignata anche la reazione dell'ex ministro del Welfare, Paolo Ferrero, segretario del Prc: «La Fiat si comporta come la mafia e ricatta i lavoratori e il sindacato per violare le leggi dello Stato e le regole del Contratto nazionale di lavoro. In questo contesto il referendum tra i lavoratori è senza senso». Se Salvi mette sotto accusa tutte le opposizioni parlamentari, Ferrero ha attaccato frontalmente il Pd che, a suo giudizio, «vergognosamente propone di piegarsi al ricatto». Idv è il primo a smarcarsi dall'accusa: in una nota congiunta di Antonio Di Pietro e del responsabile Lavoro, Maurizio Zipponi, si dice che «non è accettabile che i lavoratori vengano trasformati in schiavi». «Una fabbrica che non abbia il consenso ma il ricatto - hanno aggiunto - come leva per la sua gestione è destinata a non funzionare». Un ammonimento a Marchionne a non voler stravincere. Quanto al Pd, Bersani ha seguito oggi la vicenda, telefonando anche al segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, con cui aveva parlato di Pomigliano già venerdì scorso. E la nota della segreteria del sindacato di Corso d'Italia è stata salutata positivamente. Stefano Fassina, responsabile economia e Lavoro del Pd, ha spiegato la posizione del partito: «nel documento della Fiat ci sono dei punti molto pesanti sui diritti fondamentali: non è solo una deroga al contratto nazionale, ma è addirittura in conflitto con la Costituzione». D'altra parte «è evidente che non siamo nelle condizioni di perdere gli investimenti prospettati dalla Fiat a Pomigliano d'Arco». La richiesta quindi è che «debba prevalere il senso di responsabilità da parte di tutti, e che occorra lavorare per modificare i punti oggettivamente di arretramento dei diritti dei lavoratori». Un appello dunque alla Fiom ma anche a Marchionne, come dice esplicitamente Fassina. Anche perchè il Pd, come anche Idv, non fa affidamento su Sacconi, accusato di «un atteggiamento irresponsabile». «È evidente la specificità di Pomigliano - afferma Fassina - e nel momento in cui usa quell'accordo come indirizzo generale, finisce per sabotare l'accordo stesso». «Il ministro della disoccupazione, Maurizio Sacconi - hanno detto Zipponi e Di Pietro - sta creando danni enormi».
(ANSA)
Contro la crisi
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