Parlando ad un convegno a Villa Madama con i vertici di Adr e Sea sullo sviluppo del sistema aeroportuale di Roma e Milano, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha dimostrato una volta di più, nel caso ce ne fosse stato ancora bisogno, l’assoluta miopia attraverso la quale le istituzioni guardano ai problemi del paese.
Nonostante le ferite relative alla recente alluvione di Messina siano ancora aperte e sanguinanti, il Cavaliere si è infatti affrettato nel rassicurare i siciliani e gli italiani tutti, in merito al fatto che la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina (non la risistemazione del martoriato territorio messinese ed italiano) rappresenta una priorità dello Stato. Annunciando che l’inizio dei lavori per la costruzione della grande opera che verrà a costare ai contribuenti italiani probabilmente molto più dei 6,1 miliardi di euro previsti, sarebbe ormai imminente, dal momento che i cantieri apriranno i battenti già a dicembre o gennaio.
Aggiungendo poi che la pesante situazione del debito pubblico non deve costituire un disincentivo alla costruzione delle infrastrutture di cui il paese “ha bisogno”. Ignorando completamente l’unica “grande opera” indispensabile all’Italia, costituita dalla riqualificazione e messa in sicurezza di un territorio in stato degenerativo sempre più preoccupante. E ripromettendosi infine d’intervenire su quelle procedure (cattive) che oggi rallentano la prosecuzione dei progetti, con lo scopo di ridurre ad un terzo gli attuali tempi necessari per autorizzazioni (come la VIA) che il premier considera mere pratiche burocratiche.
Mentre l’Italia sta letteralmente “franando”, settimanalmente (l’ultimo caso riguarda il bresciano) finisce sott’acqua, ospita i propri figli all’interno di scuole fatiscenti i cui soffitti cadono con regolarità disarmante, respira quell’amianto abbandonato dappertutto poiché (si racconta) mancano i soldi per le bonifiche, viaggia per mezzo di un sistema ferroviario degno del terzo mondo e continua ad invorticarsi in una crisi economica sempre più pesante, la politica s’impegna ad inaugurare (senza avere neppure i denari per poterlo fare) opere faraoniche destinate a regalare profitto ad Impregilo e soci e nulla più.
Davvero uno strano paese, figlio della demagogia e di cortocircuiti logici sempre più evidenti.
Marco Cedolin
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