Pubblichiamo la seconda parte che completa la trattazione di questo non facile argomento, diffondendo così il punto di vista laico, troppo spesso volutamente evitato o trascurato dai media.
Coerentemente con la Costituzione, ricordiamo che la Repubblica Italiana è uno stato laico.
... MENTRE IN ITALIA IL VATICANO BLOCCA TUTTO
Dal 1990 è poi operativo il Comitato Nazionale di Bioetica presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, quasi sempre presieduto da esponenti cattolici. Nonostante la formulazione di diversi documenti (22 giugno 1996, 31 marzo 2000, 27 ottobre 2000...), i pareri formulati non hanno mai ottenuto l’unanimità di consensi a causa delle irriducibili posizioni ostentate dai componenti cattolici del Comitato.
Disse nel corso di una riunione Rita Levi Montalcini, che di quel comitato è stata membro: «Noi lavoriamo, produciamo: ma chi ci ascolta?». Non certamente i politici italiani, attenti casomai alle minacce di incitamento all’obiezione di coscienza dei ricercatori cattolici formulate da monsignor Sgreccia. Il risultato di questo atteggiamento lo si poté amaramente gustare nel 1997 con un decreto dell’allora ministro della Sanità Rosi Bindi, con il quale veniva vietata qualsiasi forma di sperimentazione volta alla clonazione, «dimenticando» di specificare e differenziare tra cellule, organi, animali, esseri umani…
Nell’agosto 2000 una petizione di militanti di Comunione e Liberazione è stata inviata all’ambasciata britannica di Roma «allo scopo di investire il Parlamento inglese di un’ondata di indignazione» contro la decisione di dare il via alla clonazione umana. Peccato solo che la clonazione umana fosse già stata espressamente vietata dal governo di Londra. Non contenti della brutta figura, al meeting riminese da loro organizzato, mentre il ministro Veronesi spiegava loro che si erano sbagliati, la sua voce fu coperta da urla e fischi e da una sinistra domanda: «Ma insomma ministro, lei è cattolico o no? Lo sa che il Vaticano ha detto di no alla scelta di Blair e Clinton?». Che il Vaticano sia uno stato straniero non passa neanche per la testa a questi pericolosi pasdaran di casa nostra.
IL BLITZ A STRASBURGO
Sull’onda del rapporto inglese, il 7 settembre 2000 l’Europarlamento approvò con una maggioranza risicata (237 voti a favore contro 230) una risoluzione sulla clonazione volta a bloccare quei governi troppo disponibili verso la ricerca sulle cellule staminali (in primis, appunto, il Regno Unito) e a fermare per tempo quelli ancora privi di un orientamento. Il testo approvato, pur senza ricadute concrete (la materia è di pertinenza dei singoli Stati), esprimeva contrarietà verso la clonazione terapeutica di embrioni umani. Strasburgo chiedeva inoltre alla Commissione europea che nessun ente scientifico finanziato dai programmi europei di ricerca «sia implicato, in un modo o nell’altro, nella clonazione di embrioni umani».
Primo firmatario della risoluzione fu Francesco Fiori di Forza Italia, vicecapogruppo PPE a Strasburgo: in effetti il provvedimento è servito, anche in questo caso, soprattutto a scompaginare il gioco politico italiano e ad «accreditare» presso il Vaticano la maggioranza politica di centrodestra.
La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, fatta propria dal Consiglio Europeo di Nizza del 7/8 novembre 2000, nell’ambito del comma 2 dell’articolo 3 formula invece «il divieto della clonazione riproduttiva degli esseri umani», non quindi della clonazione terapeutica, cancellando in pratica gli effetti della precedente votazione.
Nell’aprile 2003 l’Europarlamento ha ribadito il proprio «no», bocciando sia la creazione di embrioni al fine di produrre cellule staminali, sia la clonazione umana.
IL DOCUMENTO DELLA COMMISSIONE SULLE CELLULE STAMINALI
Dopo l’immediata bocciatura dell’idea di un referendum sulla materia e il voto di Strasburgo, il ministro Veronesi promosse la costituzione di una commissione specifica di 25 scienziati capitanati dal Premio Nobel Renato Dulbecco, con «l’obiettivo di individuare una direttrice da seguire per sviluppare nel nostro paese la ricerca in un settore delicato e che può offrire la soluzione per il trattamento e la guarigione di molte patologie oggi ancora poco curabili. Compito della commissione sarà quello di ridefinire i confini tra i bisogni della ricerca scientifica e le diverse istanze etiche».
Immediato l’altolà del segretario dei vescovi italiani Camillo Ruini: «alla luce degli orientamenti del Parlamento europeo, appare ben strano che il ministro della Sanità abbia nominato una commissione». Curioso che analoga opinione non sia stata formulata dal cardinale nei confronti della risoluzione europea sulle coppie gay.
I tentativi di «sabotaggio» non sono mancati neanche all’interno della commissione da parte della minoranza formata dai sette componenti cattolici (tra cui un cardinale): prima Girolamo Sirchia fece uscire sulla stampa delle false anticipazioni; poi fecero mettere a verbale nel documento finale il loro dissenso sull’uso degli embrioni soprannumerarî; e infine, mezz’ora prima della presentazione del documento, chiesero di pubblicare un’ulteriore dissociazione anche sul metodo TNSA.
Il documento fu quindi reso pubblico lo stesso (la relazione, in PDF), con i cattolici a dichiarare che si trattava solo di un testo provvisorio.
La commissione, oltre a esprimersi favorevolmente all’utilizzo delle cellule staminali fetali e a dividersi sulle cellule embrionali, propose un nuovo metodo, il TNSA, ovvero la produzione in vitro di cellule staminali del malato stesso (autologhe) attraverso la riprogrammazione del nucleo di cellule somatiche (mature) prelevate dal paziente e trasferite all’interno di un ovocita non fecondato (o citoplasmi artificiali e/o animali) precedentemente svuotato del suo nucleo. I vantaggi scientifici consisterebbero nella mancanza di rigetto da parte del paziente di tessuti con le sue stesse caratteristiche genetiche, mentre i vantaggi etici sarebbero dati dalla mancata formazione di embrione, ovvero, per i cattolici, di un essere umano.
Affrettatamente definito «terza via» o «via italiana» alla clonazione, è un metodo ancora poco studiato che pone problemi non da poco nella ricerca di ovociti umani. Presentato come un compromesso tra i commissari laici e cattolici, questi ultimi ne presero immediatamente le distanze dichiarando che «l’ipotesi è più complicata e al momento è solo speculativa e teorica».
CHI SI OPPONE ALLA RICERCA
Appena pubblicato il documento, Carlo Casini del cattolico Movimento per la vita disse che «il ministro e la sua commissione si fanno beffe del parlamento italiano e di quello europeo». Se il quotidiano dei vescovi L’Avvenire titolava eloquentemente «Embrioni, passo azzardato», mentre l’Osservatore Romano del 29 dicembre, con il teologo Gino Concetti, concordava col documento purché non si tocchino gli embrioni: «sarebbe aberrante deviazione l’uso di embrioni crioconservati». «Schiere di monsignori, vescovi e cardinali impegnati a discettare di clonazione e cellule staminali, senza accorgersi che al credente va ricordato, prima di tutto, la verità evangelica», fu il commento dello scrittore cattolico Vittorio Messori. Questa purtroppo è l’opinione della Chiesa cattolica: quelle protestanti, e anche altre religioni, la vedono molto diversamente.
Se i cattolici ponevano paletti, alcuni politici alzarono palizzate: Maria Burani Procaccini, segretaria della Consulta per i problemi etici di Forza Italia, si proclamava «fermamente contraria a qualsiasi ipotesi di sperimentazione sugli embrioni conservati», per Fioroni (PPI) «il diritto del malato non può scavalcare quello dell’embrione», fino alle minacce di Irene Pivetti (UDEUR: «giù le mani dall’embrione») e a quelle di Alfredo Mantovano (AN): «ogni decisione spetterà comunque al Parlamento», come dire, la scienza ci fa un baffo. Riccardo Pedrizzi, vicepresidente dei senatori di An, si spinse oltre i confini della realtà proponendo che «gli embrioni congelati si adottino invece di ucciderli».
Invano il ministro Veronesi insisteva sull’altra grande questione in ballo: «il mondo cattolico non può insistere sul diniego di utilizzare gli embrioni criocongelati. Occorre una risposta». Che ovviamente non giunse: «è abbastanza curioso che uno scienziato e ministro “laico” solleciti i cattolici a sbrogliare una matassa che non hanno contribuito ad aggrovigliare e alla quale si sono anzi sempre opposti. La Chiesa ha comunque già risposto, prima» (Elio Maraone, Avvenire del 30/12). Quando e come, non si sa.
I RAELIANI E LA CLONAZIONE UMANA
Il 27 dicembre 2002 la società Clonaid - legata alla setta dei raeliani - annunciò per bocca della sua portavoce, la farmacista francese Brigitte Bousselier, la nascita di una bimba, Eva, frutto di una non meglio precisata «clonazione umana». Il 3 gennaio ne annunciò un’altra. Tuttavia, questa società non ha mai prodotto alcuna prova a supporto delle proprie affermazioni.
Probabilmente un bluff, quindi, volto ad attirare finanziamenti verso la setta (che propugna una non molto chiara «religione atea» di origine extraterrestre): ma sufficiente comunque a preoccupare il Ministro della Sanità Girolamo Sirchia, che pretese una presa di posizione sull’argomento da parte del Comitato Nazionale di Bioetica.
Quest’ultimo, nella seduta plenaria del 17 gennaio 2003, approvò una mozione di condanna, sulla quale hanno espresso le proprie perplessità cinque membri laici (Battaglia, Caporale, Neri, Piazza e Flamigni), secondo i quali la non eticità della clonazione umana va sottolineata «fino a quando non venga definito un possibile protocollo sperimentale praticabile e con percentuale di rischio accettabile».
ULTIMI SVILUPPI
La XIV legislatura è stata caratterizzata dall’approvazione della legge 40 (PDF) sulla procreazione medicalmente assistita, all’interno della quale è stata vietata la ricerca scientifica sugli embrioni.
Nel giugno 2006 il neo-ministro Mussi rimosse il blocco del governo italiano alla ricerca europea sulle staminali. Il provvedimento, tuttavia, avversato dalla lobby cattolica raccolta intorno alla senatrice Binetti, non ha avuto significative ripercussioni sull’attività scientifica italiana.
DOCUMENTAZIONE
* Carlo Flamigni, Armando Massarenti, Maurizio Mori, Angelo Petroni, Manifesto di bioetica laica
* Giovanni Fornero, Bioetica cattolica e bioetica laica (Bruno Mondadori, 2005);
* «Dialogo su bioetica e clonazione» tra Edoardo Boncinelli e Giovanni Berlinguer, apparso sul numero 4/2000 della rivista MicroMega;
* Armando Massarenti, Staminalia (Guanda 2008);
* Chiara Lalli, Dilemmi della bioetica (Liguori 2007);
* Riccardo Baschetti. «L’embrione», dall’Ateo 1/1997;
* sul sito della Consulta di Bioetica appaiono diversi documenti sull’argomento;
* il blog Bioetica propone un’informazione costante con notizie e commenti.
* Bioetiche. Notizie e commenti dal mondo della bioetica.
* The IHEU Appignani Center for Bioethics. Nato nel 2004 e situato nelle immediate adiacenze del palazzo dell’ONU, il Centro si prefigge di sostenere l’attività dell’IHEU e delle organizzazioni laiche che ne fanno parte (tra cui anche l’UAAR) per difendere e promuovere un approccio bioetico che abbia come punto di riferimento l’uomo. È attivo presso le Nazioni Unite, l’UNESCO e il Consiglio d’Europa.
Ultimo aggiornamento: 5 aprile 2009.
Fonte: Sito ufficiale UAAR.
Luciana P. Pellegreffi (Il Sole 24 Ore, 9 giugno 1996);
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Coerentemente con la Costituzione, ricordiamo che la Repubblica Italiana è uno stato laico.
... MENTRE IN ITALIA IL VATICANO BLOCCA TUTTO
Dal 1990 è poi operativo il Comitato Nazionale di Bioetica presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, quasi sempre presieduto da esponenti cattolici. Nonostante la formulazione di diversi documenti (22 giugno 1996, 31 marzo 2000, 27 ottobre 2000...), i pareri formulati non hanno mai ottenuto l’unanimità di consensi a causa delle irriducibili posizioni ostentate dai componenti cattolici del Comitato.
Disse nel corso di una riunione Rita Levi Montalcini, che di quel comitato è stata membro: «Noi lavoriamo, produciamo: ma chi ci ascolta?». Non certamente i politici italiani, attenti casomai alle minacce di incitamento all’obiezione di coscienza dei ricercatori cattolici formulate da monsignor Sgreccia. Il risultato di questo atteggiamento lo si poté amaramente gustare nel 1997 con un decreto dell’allora ministro della Sanità Rosi Bindi, con il quale veniva vietata qualsiasi forma di sperimentazione volta alla clonazione, «dimenticando» di specificare e differenziare tra cellule, organi, animali, esseri umani…
Nell’agosto 2000 una petizione di militanti di Comunione e Liberazione è stata inviata all’ambasciata britannica di Roma «allo scopo di investire il Parlamento inglese di un’ondata di indignazione» contro la decisione di dare il via alla clonazione umana. Peccato solo che la clonazione umana fosse già stata espressamente vietata dal governo di Londra. Non contenti della brutta figura, al meeting riminese da loro organizzato, mentre il ministro Veronesi spiegava loro che si erano sbagliati, la sua voce fu coperta da urla e fischi e da una sinistra domanda: «Ma insomma ministro, lei è cattolico o no? Lo sa che il Vaticano ha detto di no alla scelta di Blair e Clinton?». Che il Vaticano sia uno stato straniero non passa neanche per la testa a questi pericolosi pasdaran di casa nostra.
IL BLITZ A STRASBURGO
Sull’onda del rapporto inglese, il 7 settembre 2000 l’Europarlamento approvò con una maggioranza risicata (237 voti a favore contro 230) una risoluzione sulla clonazione volta a bloccare quei governi troppo disponibili verso la ricerca sulle cellule staminali (in primis, appunto, il Regno Unito) e a fermare per tempo quelli ancora privi di un orientamento. Il testo approvato, pur senza ricadute concrete (la materia è di pertinenza dei singoli Stati), esprimeva contrarietà verso la clonazione terapeutica di embrioni umani. Strasburgo chiedeva inoltre alla Commissione europea che nessun ente scientifico finanziato dai programmi europei di ricerca «sia implicato, in un modo o nell’altro, nella clonazione di embrioni umani».
Primo firmatario della risoluzione fu Francesco Fiori di Forza Italia, vicecapogruppo PPE a Strasburgo: in effetti il provvedimento è servito, anche in questo caso, soprattutto a scompaginare il gioco politico italiano e ad «accreditare» presso il Vaticano la maggioranza politica di centrodestra.
La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, fatta propria dal Consiglio Europeo di Nizza del 7/8 novembre 2000, nell’ambito del comma 2 dell’articolo 3 formula invece «il divieto della clonazione riproduttiva degli esseri umani», non quindi della clonazione terapeutica, cancellando in pratica gli effetti della precedente votazione.
Nell’aprile 2003 l’Europarlamento ha ribadito il proprio «no», bocciando sia la creazione di embrioni al fine di produrre cellule staminali, sia la clonazione umana.
IL DOCUMENTO DELLA COMMISSIONE SULLE CELLULE STAMINALI
Dopo l’immediata bocciatura dell’idea di un referendum sulla materia e il voto di Strasburgo, il ministro Veronesi promosse la costituzione di una commissione specifica di 25 scienziati capitanati dal Premio Nobel Renato Dulbecco, con «l’obiettivo di individuare una direttrice da seguire per sviluppare nel nostro paese la ricerca in un settore delicato e che può offrire la soluzione per il trattamento e la guarigione di molte patologie oggi ancora poco curabili. Compito della commissione sarà quello di ridefinire i confini tra i bisogni della ricerca scientifica e le diverse istanze etiche».
Immediato l’altolà del segretario dei vescovi italiani Camillo Ruini: «alla luce degli orientamenti del Parlamento europeo, appare ben strano che il ministro della Sanità abbia nominato una commissione». Curioso che analoga opinione non sia stata formulata dal cardinale nei confronti della risoluzione europea sulle coppie gay.
I tentativi di «sabotaggio» non sono mancati neanche all’interno della commissione da parte della minoranza formata dai sette componenti cattolici (tra cui un cardinale): prima Girolamo Sirchia fece uscire sulla stampa delle false anticipazioni; poi fecero mettere a verbale nel documento finale il loro dissenso sull’uso degli embrioni soprannumerarî; e infine, mezz’ora prima della presentazione del documento, chiesero di pubblicare un’ulteriore dissociazione anche sul metodo TNSA.
Il documento fu quindi reso pubblico lo stesso (la relazione, in PDF), con i cattolici a dichiarare che si trattava solo di un testo provvisorio.
La commissione, oltre a esprimersi favorevolmente all’utilizzo delle cellule staminali fetali e a dividersi sulle cellule embrionali, propose un nuovo metodo, il TNSA, ovvero la produzione in vitro di cellule staminali del malato stesso (autologhe) attraverso la riprogrammazione del nucleo di cellule somatiche (mature) prelevate dal paziente e trasferite all’interno di un ovocita non fecondato (o citoplasmi artificiali e/o animali) precedentemente svuotato del suo nucleo. I vantaggi scientifici consisterebbero nella mancanza di rigetto da parte del paziente di tessuti con le sue stesse caratteristiche genetiche, mentre i vantaggi etici sarebbero dati dalla mancata formazione di embrione, ovvero, per i cattolici, di un essere umano.
Affrettatamente definito «terza via» o «via italiana» alla clonazione, è un metodo ancora poco studiato che pone problemi non da poco nella ricerca di ovociti umani. Presentato come un compromesso tra i commissari laici e cattolici, questi ultimi ne presero immediatamente le distanze dichiarando che «l’ipotesi è più complicata e al momento è solo speculativa e teorica».
CHI SI OPPONE ALLA RICERCA
Appena pubblicato il documento, Carlo Casini del cattolico Movimento per la vita disse che «il ministro e la sua commissione si fanno beffe del parlamento italiano e di quello europeo». Se il quotidiano dei vescovi L’Avvenire titolava eloquentemente «Embrioni, passo azzardato», mentre l’Osservatore Romano del 29 dicembre, con il teologo Gino Concetti, concordava col documento purché non si tocchino gli embrioni: «sarebbe aberrante deviazione l’uso di embrioni crioconservati». «Schiere di monsignori, vescovi e cardinali impegnati a discettare di clonazione e cellule staminali, senza accorgersi che al credente va ricordato, prima di tutto, la verità evangelica», fu il commento dello scrittore cattolico Vittorio Messori. Questa purtroppo è l’opinione della Chiesa cattolica: quelle protestanti, e anche altre religioni, la vedono molto diversamente.
Se i cattolici ponevano paletti, alcuni politici alzarono palizzate: Maria Burani Procaccini, segretaria della Consulta per i problemi etici di Forza Italia, si proclamava «fermamente contraria a qualsiasi ipotesi di sperimentazione sugli embrioni conservati», per Fioroni (PPI) «il diritto del malato non può scavalcare quello dell’embrione», fino alle minacce di Irene Pivetti (UDEUR: «giù le mani dall’embrione») e a quelle di Alfredo Mantovano (AN): «ogni decisione spetterà comunque al Parlamento», come dire, la scienza ci fa un baffo. Riccardo Pedrizzi, vicepresidente dei senatori di An, si spinse oltre i confini della realtà proponendo che «gli embrioni congelati si adottino invece di ucciderli».
Invano il ministro Veronesi insisteva sull’altra grande questione in ballo: «il mondo cattolico non può insistere sul diniego di utilizzare gli embrioni criocongelati. Occorre una risposta». Che ovviamente non giunse: «è abbastanza curioso che uno scienziato e ministro “laico” solleciti i cattolici a sbrogliare una matassa che non hanno contribuito ad aggrovigliare e alla quale si sono anzi sempre opposti. La Chiesa ha comunque già risposto, prima» (Elio Maraone, Avvenire del 30/12). Quando e come, non si sa.
I RAELIANI E LA CLONAZIONE UMANA
Il 27 dicembre 2002 la società Clonaid - legata alla setta dei raeliani - annunciò per bocca della sua portavoce, la farmacista francese Brigitte Bousselier, la nascita di una bimba, Eva, frutto di una non meglio precisata «clonazione umana». Il 3 gennaio ne annunciò un’altra. Tuttavia, questa società non ha mai prodotto alcuna prova a supporto delle proprie affermazioni.
Probabilmente un bluff, quindi, volto ad attirare finanziamenti verso la setta (che propugna una non molto chiara «religione atea» di origine extraterrestre): ma sufficiente comunque a preoccupare il Ministro della Sanità Girolamo Sirchia, che pretese una presa di posizione sull’argomento da parte del Comitato Nazionale di Bioetica.
Quest’ultimo, nella seduta plenaria del 17 gennaio 2003, approvò una mozione di condanna, sulla quale hanno espresso le proprie perplessità cinque membri laici (Battaglia, Caporale, Neri, Piazza e Flamigni), secondo i quali la non eticità della clonazione umana va sottolineata «fino a quando non venga definito un possibile protocollo sperimentale praticabile e con percentuale di rischio accettabile».
ULTIMI SVILUPPI
La XIV legislatura è stata caratterizzata dall’approvazione della legge 40 (PDF) sulla procreazione medicalmente assistita, all’interno della quale è stata vietata la ricerca scientifica sugli embrioni.
Nel giugno 2006 il neo-ministro Mussi rimosse il blocco del governo italiano alla ricerca europea sulle staminali. Il provvedimento, tuttavia, avversato dalla lobby cattolica raccolta intorno alla senatrice Binetti, non ha avuto significative ripercussioni sull’attività scientifica italiana.
DOCUMENTAZIONE
* Carlo Flamigni, Armando Massarenti, Maurizio Mori, Angelo Petroni, Manifesto di bioetica laica
* Giovanni Fornero, Bioetica cattolica e bioetica laica (Bruno Mondadori, 2005);
* «Dialogo su bioetica e clonazione» tra Edoardo Boncinelli e Giovanni Berlinguer, apparso sul numero 4/2000 della rivista MicroMega;
* Armando Massarenti, Staminalia (Guanda 2008);
* Chiara Lalli, Dilemmi della bioetica (Liguori 2007);
* Riccardo Baschetti. «L’embrione», dall’Ateo 1/1997;
* sul sito della Consulta di Bioetica appaiono diversi documenti sull’argomento;
* il blog Bioetica propone un’informazione costante con notizie e commenti.
* Bioetiche. Notizie e commenti dal mondo della bioetica.
* The IHEU Appignani Center for Bioethics. Nato nel 2004 e situato nelle immediate adiacenze del palazzo dell’ONU, il Centro si prefigge di sostenere l’attività dell’IHEU e delle organizzazioni laiche che ne fanno parte (tra cui anche l’UAAR) per difendere e promuovere un approccio bioetico che abbia come punto di riferimento l’uomo. È attivo presso le Nazioni Unite, l’UNESCO e il Consiglio d’Europa.
Ultimo aggiornamento: 5 aprile 2009.
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