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12.8.10

PIERO RICCA CONDANNATO: LO SCOPRE 3 ANNI DOPO

 Piero Ricca è diventato tecnicamente un pregiudicato. Il blogger contestatore, famoso ai più per aver dato del "puffone" al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, l'ha scoperto casualmente nei giorni scorsi: "Me l'ha comunicato il mio avvocato dopo una verifica del mio casellario giudiziario - racconta - Ha scoperto che ho subito una condanna definitiva a 790 euro di multa. E non ne sapevo niente".
RIUNIONE NON AUTORIZZATA - Il reato? Riunione non autorizzata (in violazione dell'articolo 18 del Testo Unico di pubblica sicurezza), per aver aggregato più persone all'Università Statale di Milano il 19 febbraio 2007, a margine di un convegno a porte chiuse. Ricca quel giorno, ostacolato dal blocco della Polizia, tenne uno dei suoi discorsi davanti alla folla, mentre altri suoi amici dell'associazione Qui Milano Libera diffondevano dei volantini. "Ce ne tornammo serenamente a casa - racconta - Non ricordo nemmeno una identificazione da parte della polizia. Ma qualcuno evidentemente voleva farcela pagare. Dalla questura (ricostruisco oggi) partì una denuncia alla procura della Repubblica di Milano per riunione non autorizzata. Una delle tante, che raramente hanno prodotto un esito giudiziario e MAI (fino a questo episodio) una condanna in giudizio".
LA NOTIFICA DI CONDANNA MAI ARRIVATA - Una condanna, stando alla ricostruzione del blogger, dai contorni piuttosto misteriosi. Si è trattato infatti di un decreto penale, una forma di giudizio senza dibattimento, disposta direttamente dal Gip su richiesta del pm e inventata per sveltire le procedure per i reati minori. Una volta che la condanna è stata inflitta, un ufficiale giudiziario esegue la notifica alla all'indirizzo di residenza del condannato. Se questi non c'è, l'ufficiale lascia un avviso scritto, dicendo di ritirare la notifica presso gli uffici comunali. Ma Ricca sostiene di non aver visto traccia di nessuna di queste carte: "Posso affermare di non aver ricevuto direttamente alcuna notifica. Quando non trova nessuno a casa - mi dicono gli esperti - l'ufficiale giudiziario lascia un avviso scritto. Ma anche di questo avviso non ho rinvenuto traccia alcuna [...] Non avendo avuto notizia del decreto di condanna, ovviamente non ho potuto fare opposizione entro i canonici quindici giorni. Ecco il motivo per il quale la cosiddetta condanna è diventata definitiva. Se ne avessi avuto notizia, avrei certamente fatto ricorso - conclude - Sarei andato più che volentieri a processo".
I FACCIA A FACCIA CON I POTENTI ITALIANI - La condanna rischia di pesare sul blogger e giornalista divenuto noto per i suoi speech nella centralissima piazza milanese Cairoli e per i suoi faccia a faccia con gli esponenti dell'estabilishment politico, economico ed editoriale italiano (incontri filmati, postati su internet e raccolti nel libro-dvd di Chiarelettere Alza la testa). Mitici i suoi battibecchi con il senatore a vita Giulio Andreotti, con il giornalista Emilio Fede o con l'ex direttore del Sismi Nicolò Pollari. Ricca è capace di protestare ogni settimana per dieci anni senza mai subire una condanna; abile da discutere per ore tanto con i principi neri del capitalismo italiano quanto con la sciura milanese che ha fatto la guerra; capace di battibeccare con i falchi della politica italiana senza mai perdere l'educazione. Un'educazione e una civiltà, la sua, che non è mai diventata indice di rammollimento, sinonimo di resa, attaccamento all'etichetta, ma semmai conseguenza di un portamento fiero, proprio di una coscienza pulita e di un animo battagliero.
"SONO UN CITTADINO E FACCIO DOMANDE" - Ricca è fatto così: un politico lo manda a quel paese e lui gli batte le mani; un poliziotto gli chiede i documenti e lui pretende il tesserino; un passante scettico gli chiede che sta facendo e lui lo intontisce con un comizio di due ore. Ricca combatte sempre, e non per spirito di sacrificio o dedizione alla causa. Lui è lontano anni luce dalle ideologie dell'eroe di sinistra. E' ostile, a dire il vero, a qualsiasi ideologia, conscio che i miti sono sempre serviti ai signori per rimbecillire il popolo. Ricca combatte perché gli piace, perché "è un cittadino che fa domande e basta". Lui ferma il politico, il giornalista o il giudice e gli chiede conto del suo passato, del suo operato e delle sue contraddizioni.
"SONO INCENSURATO" - Alcuni potenti di turno (come il direttore del Corriere Ferruccio De Bortoli o il leader dell'Idv Antonio Di Pietro) si fermano e rispondono pacati; altri (come il "democratico" Piero Fassino o il direttore de IlGiornale Vittorio Feltri) lo ignorano; altri (Emilio Fede) gli sputano addosso. I più lo insultano tentando di sfuggirli. Per anni, a quest'ultimi, Ricca ha risposto col dito alzato: "io sono un onesto cittadino e sono incensurato!". E' sempre stata un'arma formidabile, questa, dal veleno scientifico, che metteva a tacere tutti i suoi avversari e tranquillizzava i tanti curiosi che accorrevano a vedere i suoi show. Da oggi, però, Ricca non potrà più gridare la sua "onestà tecnica", il suo "immacolatesimo penale".

L'intervista: "Farò ricorso e vincerò il processo"

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