Milano: elezioni comunali tra realtà e fantasia.
In occasione delle prossime elezioni amministrative a Milano, il Comitato per “Letizia Moratti sindaco di Milano” ha distribuito un volume di 160 pagine ai cittadini della città dal titolo: “I cento progetti realizzati” .
Ne avevo sentito parlare. Sono presidente del Comitato di Quartiere Salomone, Comitato che ha fatto le sue battaglie nel 2007 e 2008 vincendo contro la demolizione di 480 appartamenti di edilizia popolare a canone sociale abitati da circa 1.800 persone, abbattimento previsto a favore dell’housing sociale e voluto dall’amministrazione Moratti, dall’assessore allo sviluppo del territorio Carlo Masseroli e da Aler.
Oggi il Comitato continua la sua lotta per la riqualificazione edilizia e sociale del quartiere Aler che si trova in zona 4 in periferia.
Ho letto il fascicolo soprattutto quanto si riferisce alla casa, potete immaginare il mio interesse, e mi è parso di leggere di un altro pianeta.
A pagina 34: “Una casa per tutti” è scritto: “sono stati realizzati al Gallaratese: 184 alloggi, un asilo nido per 30 bambini, un centro diurno per anziani, un bar, spazi per negozi e un centro socio-culturale.” In una città delle dimensioni e dei bisogni abitativi e di servizi qual è Milano, cinque anni di gestione Moratti per questo risultato non mi pare nulla di che lodarsi. A pagina 35 sotto il titolo “Housing sociale: nuove case popolari a Milano” si legge: “Per risolvere il problema della casa il Comune ha promosso una collaborazione tra tutti gli attori dello sviluppo economico e sociale: istituzioni, Curia, banche, associazioni (come Aassoimpredil), fondazioni, enti pubblici.” Il programma prevede la costruzione di oltre 30.000 nuovi alloggi entro il 2020, in un mix abitativo tra locazione e case di proprietà. Questa rivoluzionaria strategia inserita nel Piano di Governo del Territorio (PGT) consentirà, è scritto, di sviluppare il mercato della casa a prezzi contenuti e attraverso il riscatto trasformare il canone d’affitto in rata per l’acquisto della casa.
Non vi è altro.
Sorrido tra me e me e mi sento o presa in giro o considerata persona non in grado d’intendere e volere. Già, perché se “Una casa per tutti” a Milano vuol dire 184 alloggi e un asilo per 30 bimbi costruiti al Gallaratese o non si conosco le necessità abitative della popolazione economicamente debole di Milano: 25.000 domande di famiglie per una casa popolare in lista d’attesa a cui tale diritto è stato riconosciuto solo sulla carta o è il nostro sindaco che non sa dove vive o fa finta di non saperlo. Queste famiglie hanno bisogno di una casa popolare IN AFFITTO e non da acquistare, nel qual caso l’avrebbero già fatto e non avrebbero seguito l’avvilente percorso della domanda di casa ERP (edilizia residenziale pubblica) restando in frustrante attesa e con i problemi conseguenti per lustri interi.
Il progetto che fu presentato nel 2008 a noi residenti di via Salomone dal 28 al civico 66 di housing sociale prevedeva: la demolizione delle case Aler (togliendo così alla cittadinanza milanese 480 appartamenti a canone sociale) per costruire, aumentando l’edificabilità da un indice di 0,65 a 1 con evidente aumento della cementificazione, e trasferire le famiglie in 405 appartamenti a canone sociale le rimanenti a canone moderato (spesa maggiore) sparse sul territorio cittadino di cui circa la metà inesistenti se non sulla carta allora come oggi.
Erano previsti per MIlano, inoltre, 2.800 appartamenti da edificare di cui: 15% a canone sociale, 10% a canone moderato (leggermente inferiore al canone di mercato) e il 75% alla vendita.
La vendita sottrarrebbe case costruite su terreni pubblici alla cittadinanza rendendole private!
Mai come ora ho la convinzione che quella battaglia fu giusta e doverosa, non solo per noi, ma per tutti i milanesi che potranno contare ancora su 480 appartamenti pubblici e che saranno riqualificati grazie al finanziamento ottenuto da Aler di 13 milioni di euro, riqualificazione di cui avremo beneficio non solo noi che vi abitiamo, ma l’intera città e chi vi abiterà dopo di noi.
Ma la risposta del comune di Milano alle 25.000 famiglie in lista d’attesa per la casa popolare è “Una casa per tutti” che leggiamo sul libretto?
Ma la risposta del comune di Milano alle 25.000 famiglie in lista d’attesa per la casa popolare è “Una casa per tutti” che leggiamo sul libretto?
Questa amministrazione che, come le precedenti di centro destra, NON ha costruito case popolari rendendo cronica l’emergenza abitativa a Milano, si è resa complice e causa della speculazione edilizia, del mercato affaristico della compra vendita delle case ed ha trasformando in lucro un bene primario come la casa.
Credo proprio di sì.
Ma l’operazione di propaganda non è trasparente ed è coperta da mistificazioni pseudo-sociali.
L'assessore allo Sviluppo del Territorio Carlo Masseroli (foto), promise entro sette anni oltre 3.000 appartamenti per ridare un vero mercato dell'affitto su 11 aree di Milano di proprietà del Comune. E aggiunse "Mai più ghetti, quartieri dedicati all'edilizia popolare ma nuove soluzioni urbanistiche e sociali, con un mix abitativo tra locazione e case di proprietà, spazi commerciali e soprattutto servizi". Progetto che vede il Comune, Aler e Regione Lombardia alla ricerca di immobili pubblici da riqualificare e o demolire. Ottimi affari per i privati perché "Le aree del Comune vengono messe a disposizione a livello gratuito: sono superati i tempi in cui l'amministrazione cittadina si prendeva in carico la proprietà e la gestione. Noi, ora facilitiamo i privati in questo e ne garantiamo la redditività.” (31/07/2008).
Quindi aree pubbliche (di noi tutti) messe a disposizione gratuitamente ai privati per edificare e vendere con la scusa del mix-sociale anziché investire in riqualificazione edilizia e sociale delle periferie e ridare agli inquilini quella manutenzione che da decenni non viene effettuata dalle proprietà (Comune e Aler).
E’ così vero che non vi è, in questa amministrazione, alcuna sensibilità alla Milano fragile, vi è attenzione a “persone con esigenze abitative temporanee, per esempio studenti” anziché famiglie milanesi in cerca di casa stabile. E si specula sui bisogni di casa invogliando e dando speranze alle famiglie per l’acquisto dell'appartamento, legandole a doppio filo agli interessi bancari in tempi in cui per la crisi le banche stesse si riprendono le case per impossibilità di sostenere i mutui (nel 2010 nei guai oltre 8mila famiglie trascinate in tribunale, 3.000 nuclei in più rispetto al 2009. Oltre 50mila in crisi con le rate.) Così la banca la stessa casa la venderà 2 volte, un bell'affare davvero per le famiglie.
Quello che considero una vera e propria truffa ai danni del patrimonio pubblico, cioè di noi tutti, è che si sottraggono aree pubbliche e case popolari agli aventi diritto per costruire case da vendere ai privati e che NON rientreranno più nelle disponibilità collettive a disposizione dei cittadini e delle famiglie che necessitano di una casa popolare. Se non fosse sufficientemente chiaro ecco cos’è l’housing sociale direttamente dalle parole dell’assessore allo sviluppo del territorio Carlo Masseroli: Milano, 30 ottobre 2009 – “Non c’è altra città in Italia che ha definito con la stessa chiarezza cos’è l’housing sociale, come ha fatto in questi mesi l’Amministrazione comunale milanese". Il documento che disciplina gli accordi convenzionali del Comune sul tema dell'abitare fissa le regole per le nuove convenzioni di social housing che consentiranno a ogni operatore di vedere incrementati i propri diritti edificatori (da un indice di 0,65 a 1), a patto che il bonus sia destinato a tipologie abitative sostenibili. Il premio volumetrico è riservato a chi costruirà alloggi a meno di 2.000 euro al metro quadrato o desidera costruire alberghi low cost, o container che possano offrire una sistemazione temporanea non solo ai senzatetto, ma anche a chi resta in città solo per un periodo limitato. “Il provvedimento che abbiamo adottato – ha spiegato l’assessore - è il completamento del lavoro che stiamo facendo con il Piano di Governo del Territorio per garantire a Milano la presenza di funzioni abitative, definitive o temporanee, che ora non esistono. Non è un segreto per nessuno che in città mancano alloggi in vendita sotto i 2 mila euro al metro quadro e alloggi in affitto a prezzi accessibili".
Case popolari? Non previste con buona pace delle 25.000 famiglie in lista d’attesa e della cementificazione del territorio.
Chi c’è dietro l’housing sociale?
Solo alcuni: La Compagnia delle Opere (Comunione e Liberazione già "padrona" della sanità lombarda), il Consorzio Compagnia dell’Abitare (nato a Milano nel 2007 per volontà di alcuni imprenditori della Compagnia delle Opere di Milano), Le Ferrovie dello Stato: tra Farini, Greco, Porta Romana, Lambrate, Rogoredo e Porta Gnova. Le Ferrovie dello stato libereranno a breve 1,2 milioni di metri quadri su cui sarà possibile realizzare nuovi progetti immobiliari in aree centrali della città. Complessivamente, sarà possibile costruire 800 mila mq, vale a dire quanto quasi 3 volte Porta Nuova o 4 volte Citylife; Milano rappresenta la scommessa più importante per FS e Fondazione Cariplo.
Non c'è che dire, una bella "compagnia".
Dello stessa impostazione la lettera di Letizia Moratti per la sua campagna elettorale, pubblicata a piena pagina A3 sul giornale di Aler “IL TETTO”, distribuito in questi giorni ai residenti nelle case popolari, che titola “Con Aler abbiamo rimesso al centro la qualità dell’abitare pubblico”.
Una sequenza di numeri a fare nebbia sul vero stato di degrado delle periferie cittadine e sulla mancanza di costruzioni e di manutenzione per le case popolari.
Ma a noi che ci abitiamo la si vuole raccontare?
E no, sindaco, giunta e consiglieri che avete approvato questi programmi, così non va.
La nuova amministrazione dovrà eliminare tali speculazioni e il vostro PGT che impone gli affari (di pochi) sulle necessita (di molti, la cittadinanza) e ricostruire la città.
MILANO: mi piace pensare che tornerai con il cuore in mano e non con il cemento nel cuore!
Luciana P. Pellegreffi
candidata lista “Sinistra per Pisapia”:
nr 42 per il Consiglio Comunale,
nr. 2 per il Consiglio di Zona 4.
SE NON ORA QUANDO!
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