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L'Agenzia per la sicurezza nucleare e industriale del Giappone ha alzato da 5 a 7 il livello di gravità della crisi nell'impianto nucleare di Fukushima Daiichi, che è ora lo stesso di quello del disastro di Chernobyl del 1986. Per capire il significato dei provvedimenti presi dalle autorità e le ricadute sulla salute delle persone, Dica33 ha intervistato Roberto Ropolo, direttore della Struttura di fisica sanitaria, dell'ospedale Molinette di Torino e membro del direttivo dell'Associazione italiana di fisica medica.
L'Agenzia per la sicurezza nucleare e industriale del Giappone ha alzato da 5 a 7, che significa?
Il livello 5 corrisponde a un "limitato rilascio di materiale radioattivo che probabilmente richiede l'implementazione di alcune contromisure pianificate" mentre il livello 7 corrisponde a un "rilascio maggiore di materiale radioattivo con diffusi effetti sulla salute e sull'ambiente che richiedono l'implementazione di estese contromisure pianificate". Le misure possono essere di diverso tipo, evacuazione di zone, riparo al chiuso, limitazione del consumo di alimenti. Il passaggio da 5 a 7, per il momento non definitivo, è dovuto al fatto che prima veniva considerata la quantità emessa da ogni singolo reattore mentre ora si è considerata la somma.
In un incidente di questo tipo vengono rilasciati essenzialmente radioisotopi prodotti dalla fissione nucleare. I principali sono isotopi dello Iodio e del Cesio, il Rutenio 106, Stronzio 90. Alcuni hanno una vita breve, vale a dire che dopo alcuni minuti od ore decadono in isotopi non radioattivi e costituiscono un pericolo effettivo solo nelle vicinanza dell'impianto danneggiato perché spariscono prima che possano essere trasportati a grandi distanze. Altri isotopi hanno una vita media di alcuni giorni e costituiscono un pericolo solo nei primi tempi dopo l'incidente, ma dopo qualche tempo non sono più presenti e non rimangono presenti per lungo tempo nella catena alimentare. Altri ancora hanno vite medie di anni e quindi possono essere presenti per lungo tempo nella catena alimentare, come il Cesio 137.
In che cosa consiste il materiale radioattivo rilasciato?Il materiale radioattivo fin dove può arrivare, nella catena alimentare?
La contaminazione ha inizio con la deposizione dei radioisotopi sul terreno e sulle superfici acquee, quindi, semplificando accade che nella catena terrestre gli erbivori che consumano l'erba contaminata "concentrano" l'isotopo nel loro organismo, i carnivori consumano gli erbivori a loro volta concentrando l'isotopo e così via. In realtà le cose sono più complesse, perché esistono fenomeni di competizione del trasferimento o di indisponibilità all'assorbimento radicale, per esempio il 60% del Cesio contenuto nel terreno non viene più assorbito dalle radici nell'anno successivo alla contaminazione). Tali fenomeni hanno effetto di diluizione. Bisogna poi tener conto dei processi industriali di produzione e lavorazione degli alimenti sia per uso animale che per uso umano che a loro volta possono provocare effetti di diluizione o concentrazione. Le modalità di trasferimento nella catena alimentare sono quindi complesse ma in generale si può dire che al salire nella catena si ha una maggior concentrazione del contaminante.
Quali sono le conseguenze del consumo di alimenti contaminati?
Gli effetti a lungo termine sono generalmente neoplasie, tumori solidi e leucemie. Questo accade perché i radioisotopi, introdotti con gli alimenti contaminati, possono essere metabolizzati dall'organismo. Lo Iodio radioattivo, per esempio, segue il comportamento dello Iodio non radioattivo e si accumula in tiroide. Gli elementi radioattivi una volta nell'organismo emettono radiazioni per tutto il tempo in cui sono presenti e il livello di esposizione dipende dalla quantità e tipo di radioisotopi introdotti e dal suo tempo di permanenza nell'organismo e questo a sua volta dipende dalla contaminazione dei cibi e dal livello di consumo di questi. Nell'esperienza di Chernobyl la contaminazione della popolazione italiana per ingestione di alimenti contaminati fu molto contenuta e limitata nel tempo; la normativa italiana ha comunque introdotto dei limiti di concentrazione per i radionuclidi contenuti negli alimenti che possono essere consumati che garantiscono la protezione della popolazione.
Considerando il fenomeno di globalizzazione qualisono i rischi per la popolazione mondiale dopo questo incidente?
I rischi sono molto contenuti perché nelle immediate vicinanze della centrale c'è stata un'evacuazione generale, per cui non c'è produzione e in diverse prefetture giapponesi è stata vietata la commercializzazione di alcuni tipi di alimenti, in quanto contaminati. Riguardo al possibile arrivo di alimenti contaminati in Italia va osservato che le importazioni dal Giappone di alimenti di origine animale sono limitate a poche categorie merceologiche costituite in particolare da prodotti della pesca e dell'acquicoltura, che rappresentano una percentuale minima rispetto al totale delle importazioni da altri Paesi. Il ministero della Salute ha comunque emanato un provvedimento che prevede, in particolare, che i prodotti provenienti dal Giappone possano essere importati solo se provvisti di documentazione che comprovi che la loro produzione e confezionamento sia avvenuto in data antecedente all'11 marzo 2011. In assenza di tale condizione, o nel caso di alimenti prodotti dopo l'11 marzo 2011, l'importazione potrà essere consentita solo dopo aver superato uno specifico controllo per la ricerca di radionuclidi.
Chi torna dal Giappone che cosa deve fare?
In data 25 Marzo, il ministero della Salute ha emanato una nota per armonizzare e razionalizzare le procedure da mettere in atto in risposta alle richieste di cittadini provenienti da aree del Giappone interessate dall'incidente della centrale nucleare di Fukushima. La procedura prevede esami strumentali e valutazioni dosimetriche eseguiti dalle strutture di Fisica sanitaria, mentre l'appoggio medico viene fornito dalle strutture di Medicina nucleare. Sul sito del ministero della Salute è disponibile l'elenco dei centri presso cui è possibile rivolgersi. Va notato che i controlli eseguiti in Italia, ormai superiori alle due centinaia, sono stati negativi.
Simona Zazzetta
Dica33
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