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7.3.11

DUE PAROLE PER UNA VALUTAZIONE SUL 1 MARZO 2011


Una valutazione un poco meno che a caldo sulla mobilitazione del Primo Marzo appare necessaria per stigmatizzare gli errori, dove vi siano stati e per rilanciare un'idea di lavoro sul campo...che molti, chi scrive in primis ritengono sommamente importante.
Per molti versi la mobilitazione è stata inferiore a quella che si era verificata l'anno scorso. In alcuni casi, come a Milano, tristemente inferiore persino alle aspettative, ma questo è avvenuto soprattutto se non quasi unicamente là dove la struttura sindacale ed associativa ha voluto prendere il posto delle aggregazioni...miste italo-migranti-seconde generazioni.


Là dove le convenienze “politiche” e le diatribe, inutili sulla correttezza o meno del Termine “Sciopero dei Migranti” ha preso il posto dell'organizzazione dei momenti di base e dell' auto-coscienza dei veri protagonisti della giornata, cioè dei Migranti.
Dove invece il percorso dei Comitati e dei Gruppi di Lavoro è stato puntuale, quotidiano e continuo tutto si è esvolto per il meglio.

Vi sono state visioni diverse ed anche qualche polemica di troppo, in corso di preparazione. Frantendimenti e diversità di opinioni, ma la giornata è stata, su un quadro Ampio e Nazionale un successo.


Per due ordini di ragioni:


La prima che proprio per la discussione che vi è stata ha posto la questione dell'uso dello Sciopero come affermazione di un diritto inalienabile dei lavoratori ed ha , implicitamente messo in discussione la figura del migrante come lavoratore a pari dignità e diritti di qualsiasi altro. Infatti, pemettete a questo scrivano di poco conto di affermare che sia pretestuosa la polemica innestata e che altro non sia che il ripercuotesi di quella stessa che divide il mondo sindacale e quello, tutto, del lavoro e del suo rapporto con la rappresentanza ed i diritti, quindi un riflesso di un dibattito più ampio, che riguarda i lavoratori e la rappresentanza nel suo insieme.
La seconda ragione di compiacimento è che chi si è mobilitato aveva chiara questa necessità e lo ha fatto con estrema coscienza, con cognizione della ragione per cui era lì dove era .


Questo è ragione di compiacimento , perchè realizzazione pratica e visibile di quella Mixitè di cui andiamo predicando.
Spendiamo due parole sull'insuccesso di Milano, perchè ha la sua importanza , troppo silenzio e poca attività ha caratterizzato il periodo che è andato dal 1 Marzo 2010 al medesimo giorno del 2011, le migranze e le problematiche connesse non sono un facile veicolo di propaganda...e non ha alcun senso il fare una convocazione infrasettimanale in orario immediatamente post lavorativo...se questa non è legata ad una mobilitazione e ad uno sciopero, cosa che a Milano non era.


Meglio sarebbe stato a questo punto fare una iniziativa spettacolare e di testimonianza un sabato o una domenica...un giorno qualunque della settimana e non il 1 Marzo...che ha, ed è dimostrato dai fatti un valore simbolico e un portato che è ormai proprio della data.
Una Cosa come quella Milanese semza mobilitazione reale, senza la dovuta propaganda poteva riuscire solo com'è riuscita...poco e male.
A tutto questo si unisca, sebbene non espressa in modo compiuto...per convenienza, una forma, anche abbastanza palese, di idiosincrasia per l'unica reale forma di lotta che sia stata portata, per quanto discutibile, nel periodo di cui parliamo, ed esattamente l'Occupazione della Torre di Imbonati, che ha contrassegnato infiniti distinguo, numerosi veti incrociati...sino a palesi accuse di spontaneismo che hanno caratterizzato il tavolo milanese. Questo non fa bene alla riuscita delle iniziative, come non fa bene che le strutture...associativo-sindacali diventino le uniche protagoniste di una iniziativa che dovrebbe partire dal basso.
Ora restano alcune domande, che forse è il caso di porsi. Innanzi tutto domandarsi se gli strascichi di alcune divisioni e discussioni all'interno dei Comitati 1 Marzo e delle Associazioni possano compromettere, con il fastidioso permanere di discussione penose ed inutili, il percorso di un lavoro sulla Mixitè e sui Diritti, sulla Cultura della Mescolanza che è indispensabile importante ed utile. Creando come suole nell'Area di Progresso e Civiltà, diverse scuole, svariate tendenze e diverse opinioni l'un contro l'altra armate e quindi destinate al fallimento ed alla testimonianza inutile.


Oppure se si avrà il coraggio di rilanciare un lavoro culturale ormai indispensabile, perchè unica visione logica, umana e possibile per realizzare un Osservatorio Permanente sulle Migranze che abbia senso e capacità di intervento.
Per qullo che lo scrivente sa...I Comitati Primo Marzo rilanceranno, e spero lo facciano anche altre associazioni ed altri gruppi come il No Razzismo Day.( da cui lo scrivente deriva, pur essendone ad oggi uscito)..o gli stessi Sindacati e le Associazioni della Rete di Reti dopo aver capito dove sia stato il loro errore, umiltà che forse non hanno.


Confidando che le tendenze, sempre presenti al differenziarsi ed al ritenersi unici portatori di verità vengano contenute in limiti di reciproca autonomia...se proprio serve il mantenerle e comprendendo che solo nell'unità e nella pratica quotidiana dell'azione fra la gente sta la risposta, nella frequentazione dei migranti e delle loro tematiche la sfida e che la Mixitè si fa contaminandosi e non parlandone o cercando facili ed inutili commozioni. Le tematiche “forti” della geo-politica odierna ci pongono pressante il tema delle migranze.


Spesso chi scrive lo ha definito fenomeno storico ed epocale...e mai come oggi questo è Vero, Presente ed Urgente...speriamo che Mixitè sia e che lo sia sul serio.


Speriamo che quando saremo chiamati dalla storia, che è qui ed ora noi, tutti, si sappia rispondere unitariamente, magari con una proposta culturale seria, nata dalla condivisione e dalla discussione e non con mille ed una iniziativa identiche e diverse...frammentate, come siamo così bravi a fare di solito.

Giandiego Marigo
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Anzi la capacità organizzativa di momenti di vera Mixitè si è rivelata entusiasmante e persino Commovente.

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