BANDANAX VIGNETTE
Art. 11 L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
Il dettato costituzione - la cui fonte immediata fu, per i costituenti, la vocazione ad una nuova Italia radicalmente diversa da quella fascista risoltasi nell’immane tragedia della seconda guerra mondiale - è così chiaro e fermo che non consentirebbe scappatoie per disattenderlo. Ma la fantasia italica è sovrabbondante, soprattutto nel ceto politico. Un’antica prassi trasformistica lo ha abituato, questo ceto politico, ad una sorta di “trasformismo delle idee” che si suole applicare disinvoltamente anche all’interpretazione della normativa costituzionale, per eluderla furbescamente, quasi con garbo. Purtroppo – va sottolineato – questo anche a “sinistra”, se si tiene presente che dell’impiego dei nostri aerei per bombardare il Kosovo fu responsabile il governo D’Alema. E non va sottaciuta la sorniona ed ipocrita tolleranza per eventi del genere della stessa presidenza della repubblica cui spetterebbe il compito di vigilare sulla conformità di tutti gli atti di governo alla Costituzione.
Invero, come ben si sa, è da tempo invalso l’uso di denominare “missioni di pace” gli interventi militari, fino ai più recenti in Afghanistan e in Iraq: è questa la scappatoia che il “trasformismo delle idee” è riuscito ad inventarsi per eludere, di fatto, le prescrizioni dell’art. 11. Aggiungasi, che la stessa facoltà di consentire a “limitazioni di sovranità” che tale articolo istituzionalizza è stata più volte utilizzata quale paravento per compiere scelte di politica internazionale (per esempio l’adesione alla Nato) le cui dichiarate finalità difensive e di tutela della pace sono state spesso conniventi con subdole istanze imperialistiche.
Prof. Giuseppe Carlo Marino
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