Errani, taglio 50% precari non riguarda Ssn
Dopo una lunga trattativa le Regioni danno l'intesa sul decreto con alcune precisazioni importanti. Nell'accordo raggiunto tra Stato e Regioni sul federalismo fiscale, infatti, «è stato anche chiarito» che il taglio del 50% della spesa per i precari della pubblica amministrazione previsto dalla manovra economica estiva «non riguarda il Servizio Sanitario nazionale». Lo ha detto il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani (foto), al termine dei lavori della Conferenza Unificata. Nel documento si legge,infatti,che «il governo conferma che le vigenti disposizioni limitative delle assunzioni non si applicano agli enti del Ssn delle Regioni che non sono interessate da piani di rientro».
Cgil medici, il chiarimento non basta. 40mila operatori a rischio
Nonostante il chiarimento ottenuto ieri nell'accordo sul federalismo siglato in Conferenza Stato-Regioni del fatto che «blocco del turnover e taglio del 50% della spesa per i precari non si applicano» al personale sanitario, «resta ancora tutto da affrontare il nodo centrale e prioritario rappresentato da circa 40.000 operatori della sanità, medici compresi, delle regioni con piani di rientro, dal Lazio alla Campania, dalla Sicilia alla Calabria, dalla Puglia all'Abruzzo, dal Piemonte al Molise». Lo denunciano la Fp-Cgil e la Cgil Medici, chiedendo «di procedere alla proroga dei contratti di lavoro in scadenza e all'immediato avvio dei percorsi di stabilizzazione anche per le regioni escluse dall'intesa di ieri sul federalismo». «È giusto» scrivono in una nota Cecilia Taranto e Massimo Cozza «ed è quello che abbiamo chiesto, che Regioni con livelli di compatibilità economica positivi possano programmare piani occupazionali e di stabilizzazione del lavoro precario in un idea di rafforzamento dei servizi ai cittadini e di innalzamento della qualità delle prestazioni». Ma «non è assolutamente giusto, né moralmente accettabile, che questa opportunità sia negata aprioristicamente e centralmente a quei territori nei quali (praticamente più o meno la metà delle realtà regionali) la scarsa possibilità di accesso alle prestazioni, la precarietà dei servizi, gli interventi riduttivi dei piani di rientro già compromettono la debole tenuta dei sistemi sanitari di quelle regioni e la caratteristica universale del diritto alla salute per i cittadini».
Nonostante il chiarimento ottenuto ieri nell'accordo sul federalismo siglato in Conferenza Stato-Regioni del fatto che «blocco del turnover e taglio del 50% della spesa per i precari non si applicano» al personale sanitario, «resta ancora tutto da affrontare il nodo centrale e prioritario rappresentato da circa 40.000 operatori della sanità, medici compresi, delle regioni con piani di rientro, dal Lazio alla Campania, dalla Sicilia alla Calabria, dalla Puglia all'Abruzzo, dal Piemonte al Molise». Lo denunciano la Fp-Cgil e la Cgil Medici, chiedendo «di procedere alla proroga dei contratti di lavoro in scadenza e all'immediato avvio dei percorsi di stabilizzazione anche per le regioni escluse dall'intesa di ieri sul federalismo». «È giusto» scrivono in una nota Cecilia Taranto e Massimo Cozza «ed è quello che abbiamo chiesto, che Regioni con livelli di compatibilità economica positivi possano programmare piani occupazionali e di stabilizzazione del lavoro precario in un idea di rafforzamento dei servizi ai cittadini e di innalzamento della qualità delle prestazioni». Ma «non è assolutamente giusto, né moralmente accettabile, che questa opportunità sia negata aprioristicamente e centralmente a quei territori nei quali (praticamente più o meno la metà delle realtà regionali) la scarsa possibilità di accesso alle prestazioni, la precarietà dei servizi, gli interventi riduttivi dei piani di rientro già compromettono la debole tenuta dei sistemi sanitari di quelle regioni e la caratteristica universale del diritto alla salute per i cittadini».
DoctorNews33 del 20.12.2010
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