Di lavoro si muore ogni giorno nelle fabbriche, nei cantieri, nelle campagne. I responsabili degli assassinii dei lavoratori, protetti da leggi che mettono il profitto prima della vita umana, continuano a rimanere impuniti, cavandosela al massimo con un risarcimento economico.
Grande scalpore suscitò nel paese la tragedia che il 4 novembre colpì 7 operai investiti da uno scoppio e bruciati alla Eureco di Paderno Dugnano. 5 di loro riportarono gravissime ustioni su tutto il corpo. I lavoratori, tutti dipendenti di una cooperativa specializzata nel trattamento e stoccaggio di rifiuti, finirono su tutti i giornali, furono oggetto di dotte analisi dei soliti addetti ai lavori e delle lacrime di coccodrillo di circostanza di governo e Confindustria, che sempre si sprecano in queste occasioni .
A distanza di molti giorni da questo gravissimo fatto, come succede sempre, 2 di loro, 2 esseri umani, sono morti uno dopo l’altro nel più assoluto silenzio dei media, e la notizia riportata solo da alcuni quotidiani in brevi notizie. D’altronde non c’è da meravigliarsi. Come in tutte le guerre, anche in quella fra capitale e lavoro, la società capitalista basata sulla ricerca del massimo profitto considera normale e accettabile che ci siano dei morti fra i lavoratori che producono la ricchezza di cui si appropriano i padroni. Tutto sta a contenerne il numero, in modo che non si crei allarme sociale e proteste nell’opinione pubblica.
Davanti alle continue morti sul lavoro e di lavoro il governo non ha trovato di meglio che spendere 9 milioni di euro per pubblicizzare gli spot sulla sicurezza curati dal ministro Sacconi con lo slogan “Sicurezza sul lavoro. La pretende chi si vuol bene”. In tale modo governo e industriali si salvano la coscienza scaricando la responsabilità, come sempre avviene, sui lavoratori. Nel 2009, con il decreto 106 sulla sicurezza del lavoro, il governo ha stravolto la legge ancor più a favore dei datori di lavoro, non emanando neanche i decreti attuativi previsti dalla stessa legge. Nel 2010 la Camera, composta da 630 parlamentari, ha varato 20 leggi, di cui 10 per iniziativa del governo, lasciando che il problema della sicurezza sul lavoro sia un semplice slogan.
La disoccupazione crescente, la concorrenza fra lavoratori, l’intensificazione dello sfruttamento con il taglio delle pause, gli ambienti nocivi, peggiorano le condizioni di lavoro e di vita. Se a questo si aggiunge il risparmio sulle spese per la sicurezza dei lavoratori che i datori di lavoro attuano, è chiaro che la causa principale degli infortuni sul lavoro sta in un sistema senza scrupoli.
Gli infortuni sul lavoro, gli omicidi di lavoratori che i padroni chiamano “morti bianche”, come se avvenissero per colpa di nessuno, insieme ai morti per malattia professionale, sono invece una conseguenza del sistema capitalista , che continuerà a generare miseria e lutti nella classe operaia finche non si compierà la liberazione dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo attraverso la soppressione del sistema del lavoro salariato.
Ogni giorno ci sono operai e lavoratori assassinati sui posti di lavoro di cui non conosciamo neanche i nomi. Gli operai in questa società non sono altro che carne da macello, esseri umani sacrificati sull’altare del profitto e a nulla servono i sermoni istituzionali sulla sicurezza se rimangono semplici parole di circostanza.
Questa è la realtà, ecco cosa contano gli operai e i lavoratori nella “democrazia borghese” dei campioni dei diritti umani.
Michele Michelino
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio
Sesto San Giovanni 2 dicembre 2010
c/o Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”,
Via Magenta 88 –20099 Sesto S.Giovanni (MI)
Via Magenta 88 –20099 Sesto S.Giovanni (MI)
tel/fax 02.26224099 - cip.mi@tiscalinet.it
Sito Internet del Comitato: http://comitatodifesasalutessg.jimdo.com
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