Nell’arco del 2009 in Italia, si è assistito ad un boom di pignoramenti e di esecuzioni immobiliari, e questo malgrado la contingenza della diminuzione dei costi dei mutui e la caduta dei tassi di interesse, vale a dire congiunture che avrebbero in teoria dovuto favorire i consumatori. A scattare la fotografia piuttosto esplicativa della crisi che si sta vivendo negli ultimi anni è l’Adusbef, l’ Associazione di difesa utenti particolarmente specializzata nel settore bancario,finanziario, assicurativo.
Dai numeri elaborati dall’ associazione risulta infatti evidente come, rispetto al 2009, i pignoramenti siano aumentati del 32% e secondo l’Adusbef, che ha raccolto i dati nei maggiori tribunali italiani, questa cifra potrebbe anche aumentare e le stime 2009 sul numero di pignoramenti ed esecuzioni potrebbe salire del 15,2% in media.
La crisi economica come detto, si è fatta parecchio sentire negli ultimi anni ed è andata ad influenzare pesantemente abitudini e spese delle famiglie italiane molte delle quali, talvolta, non riescono ad onorare le rate; gli impegni infatti, si evinca dai dati Adusbef, mangiano ben il 33% del reddito e si traducono, per almeno 350 mila famiglie, in un rischio reale di insolvenza.Da un punto di vista geografico, l' aumento più consistente di pignoramenti si è registrato a Milano(+366 per un totale 2.733), seguita da Roma (+ 330 per un totale di 2.157), Torino (+183 e 1.608 in totale), Monza (+ 174 per un totale di 1.040), Bergamo (+166 per un totale di 1.075), Brescia (+144 per un totale di 795), Padova (+102 per un totale di 829) e Firenze (+97 per un totale di 757).
Ad essere aumentato è anche il numero di imprese che hanno dichiarato fallimento; una crescita di circa il 40 % così come è cresciuta il numero di aziende che hanno fatto ricorso al concordato preventivo, ben il 70% di aumento. Le regioni più colpite da questa ondata di fallimenti sono state Emilia (+115%), Marche (+80%), Piemonte (+70%), Puglia (+55%), Veneto (+49%) e Lombardia (+45,5%).
Tornando agli immobili, dalle stime fornite dall’Adusbef le procedure accelerate con la nuova legge fallimentare del 2004 sono pari al 2,7% del totale dei mutui, con circa 20.000 procedure avviate nel 2009, che si sommano alle 18.000 del 2008 e alle 21.000 del 2007. In una nota il segretario dell’Adusbef, Elio Lannutti ha sostenuto la necessità di un decreto salva famiglie: “Se il Governo non emanera’ un urgente decreto salva-famiglie, con sgravi fiscali di almeno 1.500 euro per i redditi sotto i 25.000 euro a favore dei lavoratori a reddito fisso e dei pensionati si allarghera’ una frattura sociale con enormi ricadute negative sull’economia reale che gia’ sconta una recessione da economia di guerra che diventerà più pesante nei prossimi mesi quando il crack finanziario globale dispiegherà i suoi effetti sulle fasce sociali più deboli e vulnerabili prive di ammortizzatori sociali".
Un messaggio certamente non ottimistico verso il futuro e che solo per una piccola percentuale può essere spiegato con la necessità, da parte di una associazione difesa utenti attiva nel settore finanziario, di tenere alta l' attenzione sui problemi legati al proprio operato; dall’altro lato lo si potrebbe percepire come l’ennesimo campanello di allarme in un paese che continua a danzare pericolosamente sul baratro di una crisi già in atto da diveso tempo e che rischia di diventare peggiore di quella che è attualmente.
Dai numeri elaborati dall’ associazione risulta infatti evidente come, rispetto al 2009, i pignoramenti siano aumentati del 32% e secondo l’Adusbef, che ha raccolto i dati nei maggiori tribunali italiani, questa cifra potrebbe anche aumentare e le stime 2009 sul numero di pignoramenti ed esecuzioni potrebbe salire del 15,2% in media.
La crisi economica come detto, si è fatta parecchio sentire negli ultimi anni ed è andata ad influenzare pesantemente abitudini e spese delle famiglie italiane molte delle quali, talvolta, non riescono ad onorare le rate; gli impegni infatti, si evinca dai dati Adusbef, mangiano ben il 33% del reddito e si traducono, per almeno 350 mila famiglie, in un rischio reale di insolvenza.Da un punto di vista geografico, l' aumento più consistente di pignoramenti si è registrato a Milano(+366 per un totale 2.733), seguita da Roma (+ 330 per un totale di 2.157), Torino (+183 e 1.608 in totale), Monza (+ 174 per un totale di 1.040), Bergamo (+166 per un totale di 1.075), Brescia (+144 per un totale di 795), Padova (+102 per un totale di 829) e Firenze (+97 per un totale di 757).
Ad essere aumentato è anche il numero di imprese che hanno dichiarato fallimento; una crescita di circa il 40 % così come è cresciuta il numero di aziende che hanno fatto ricorso al concordato preventivo, ben il 70% di aumento. Le regioni più colpite da questa ondata di fallimenti sono state Emilia (+115%), Marche (+80%), Piemonte (+70%), Puglia (+55%), Veneto (+49%) e Lombardia (+45,5%).
Tornando agli immobili, dalle stime fornite dall’Adusbef le procedure accelerate con la nuova legge fallimentare del 2004 sono pari al 2,7% del totale dei mutui, con circa 20.000 procedure avviate nel 2009, che si sommano alle 18.000 del 2008 e alle 21.000 del 2007. In una nota il segretario dell’Adusbef, Elio Lannutti ha sostenuto la necessità di un decreto salva famiglie: “Se il Governo non emanera’ un urgente decreto salva-famiglie, con sgravi fiscali di almeno 1.500 euro per i redditi sotto i 25.000 euro a favore dei lavoratori a reddito fisso e dei pensionati si allarghera’ una frattura sociale con enormi ricadute negative sull’economia reale che gia’ sconta una recessione da economia di guerra che diventerà più pesante nei prossimi mesi quando il crack finanziario globale dispiegherà i suoi effetti sulle fasce sociali più deboli e vulnerabili prive di ammortizzatori sociali".
Un messaggio certamente non ottimistico verso il futuro e che solo per una piccola percentuale può essere spiegato con la necessità, da parte di una associazione difesa utenti attiva nel settore finanziario, di tenere alta l' attenzione sui problemi legati al proprio operato; dall’altro lato lo si potrebbe percepire come l’ennesimo campanello di allarme in un paese che continua a danzare pericolosamente sul baratro di una crisi già in atto da diveso tempo e che rischia di diventare peggiore di quella che è attualmente.
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