"Alcuni hanno vinto, l’hanno fatta franca. Altri, la maggior parte, hanno pagato per i crimini commessi. Le storie che si avvicendano sono quelle dei protagonisti di una Milano oscura che scorre accanto a quella del boom economico, delle fabbriche, delle luci dei locali, della moda. Milano alla fine degli anni Cinquanta è una città che cambia, che ha fretta, dove tutto è possibile. I grattacieli sorgono accanto alle vecchie case di ringhiera fatte di ballatoi e cortili. La nebbia è talmente bianca e fitta da non far vedere neppure il Duomo. In quegli anni sorgono le periferie, abitate per lo più da immigrati: i soldi ci sono, ma non per tutti. È una Milano battuta dalle bande - ci sono Ciappina, Turatello, Vallanzasca – o da solisti come Lutring. C’è la vecchia ligera con i suoi punti di ritrovo, locali ormai storici come il Giambellino e il Tri Basei. E poi ci sono le canzoni della mala: quelle della tradizione e quelle nuove, di giovani originali cantanti come Svampa, Iannacci e Gaber. In certi momenti la città, con i suoi gangster, sembra quasi Chicago: è un’atmosfera raccontata in film come Svegliati e uccidi o Milano calibro nove. Poi la città lentamente cambia, e i protagonisti della criminalità romantica lasciano il passo a quelli che ammazzano, anche per niente. Dalle rapine si passa alla prostituzione, al gioco d’azzardo e allo spaccio, eroina per lo più. A pennellate, qua e là, si è cercato di ricostruire anche questa atmosfera, il fumo dei locali, i suoni, gli odori. Cinquant’anni caratterizzati anche da delitti efferati. Persone sia comuni che della “Milano bene”, che hanno ucciso e a volte straziato le proprie vittime. Per soldi, amore, droga, o semplicemente per follia. Non si è volutamente entrati nel dettaglio degli atti processuali. Lo stile giornalistico punta a rendere in maniera veloce un’istantanea anche di questi anni più recenti, che stanno pure essi entrando nella galleria dei ricordi con le loro foto sbiadite dal tempo."
In libreria da dicembre.
Di Roberto Caputo e Nadia Giorgio
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