Il primo incontro ebbe luogo a Dharamsala, nell’ormai lontano 1990, seguito da quelli di Bonn (1996), Berlino (2000), Praga (2003) e Bruxelles (2007). Alla sesta conferenza, aperta il 5 novembre alla presenza del Dalai Lama, di Lal Krishna Advani – ex Primo Ministro indiano – e del Primo Ministro del Governo Tibetano in esilio Samdhong Rinpoche, hanno partecipato oltre 250 delegati provenienti da 57 paesi. L’Associazione Italia-Tibet era rappresentata dal Dottor Stefano Dallari, per anni membro del direttivo dell’Associazione. Alla cerimonia di inizio dei lavori (nella prima foto il Dalai Lama e Advani accendono la lampada inaugurale), hanno partecipato anche la senatrice filippina Miriam Defensor Santiago, Rafael Gimalov, membro del parlamento russo e Vijay Singh Mankotia, ex Ministro dello stato indiano dell’ Himachal Pradesh.
Presente per la prima volta anche un folto gruppo di cinesi convinti assertori della causa tibetana. Ad essi si è rivolto il Dalai Lama nella parte finale del suo discorso (l’intero intervento di Sua Santità al sito sotto indicato), spesso interrotto dagli applausi del pubblico.
Queste le sue parole:
Alcuni funzionari cinesi pensano che noi tibetani siamo anti – cinesi. Non è vero, non lo siamo mai stati. Naturalmente, siamo contrari alle decisioni politiche e alle ingiustizie perpetrate in Cina, ma non siamo contro il popolo cinese. Ne abbiamo una prova: la presenza qui oggi di molti Han. Spero che nessuno vi abbia comperati o dato dei soldi per partecipare a questa conferenza…Sono certo che siete venuti fin qui a vostre spese, per vostra volontà. Conosco molti di voi da parecchi anni, siete persone istruite e intelligenti, siete patrioti che amano la cultura e il popolo cinese e che, ovviamente, amano il proprio paese. E siete qui per aiutarci.
E questa è la dimostrazione che la nostra è una lotta giusta e nobile e che, soprattutto, non chiediamo la separazione dalla Cina ma una genuina autonomia. È per questo motivo che in tempi recenti, in particolare negli ultimi due anni, ho incontrato tanti cinesi: intellettuali, insegnanti, professori e studenti. Ne ho incontrati a centinaia. E ho avuto occasione di leggere più di mille articoli, scritti in cinese, tutti a sostegno della Via di Mezzo e contro la politica del governo di Pechino che mira, a lungo termine, solo al proprio interesse. Questo è un buon segno, mostra chiaramente che non siamo anti-cinesi.
Vedo qui anche tanti europei. I cinesi ci accusano di voler internazionalizzare la questione tibetana. Ho spesso ricordato che noi abbiamo due mani: tendiamo la destra a Pechino ma se la Cina non ci concede nulla e la nostra mano rimane vuota, tendiamo allora la mano sinistra alle molte persone che mostrano sincera attenzione alla causa del Tibet, ci avvaliamo della loro simpatia e del loro supporto. Ma se la Cina ci ascoltasse e ottenessimo qualche risultato concreto, saremmo pronti a ritirare la mano sinistra e diremmo ai nostri sostenitori: grazie, arrivederci. E quindi, in definitiva, chi sta facendo del Tibet una questione internazionale?
ciao! forse vi interessa questo documentario (esce ad aprile in dvd)... parla dell'avventura di 40 intellettuali occidentali che approdano nella residenza del Dalai Lama, in esilio sulle montagne himalayane dell'India del Nord... (con il desiderio di cambiare il mondo, ovviamente)
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=_lga1EUVpEw&feature=player_embedded
Grazie ne farò buon uso.
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