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5.10.10

EMERGENCY: IL MONDO CHE VOGLIAMO

Dall’inviato. Emergency è una libera associazione di persone impegnate nella cura delle vittime della guerra e della povertà e nella promozione di una cultura di pace. Questo impegno nasce da una frequentazione quotidiana della sofferenza e dalla condivisione di un’idea: che esiste un’unica e sola umanità. Il lavoro di Emergency – che in 16 anni ha curato oltre 4 milioni di persone – è una pratica di rapporti umani giusti e solidali, ispirati ai principi di eguaglianza, di qualità delle cure, di gratuità per tutti i feriti e gli ammalati. Il mondo che vogliamo Crediamo nella eguaglianza di tutti gli esseri umani a prescindere dalle opinioni, dal sesso, dalla razza, dalla appartenenza etnica, politica, religiosa, dalla loro condizione sociale ed economica. Ripudiamo la violenza, il terrorismo e la guerra come strumenti per risolvere le contese tra gli uomini, i popoli e gli stati. Vogliamo un mondo basato sulla giustizia sociale, sulla solidarietà, sul rispetto reciproco, sul dialogo, su un’equa distribuzione delle risorse. Vogliamo un mondo in cui i governi garantiscano l’eguaglianza di base di tutti i membri della società, il diritto a cure mediche di elevata qualità e gratuite, il diritto a una istruzione pubblica che sviluppi la persona umana e ne arricchisca le conoscenze, il diritto a una libera informazione. Nel nostro Paese assistiamo invece, da molti anni, alla progressiva e sistematica demolizione di ogni principio di convivenza civile. Una gravissima deriva di barbarie è davanti ai nostri occhi. In nome delle “alleanze internazionali”, la classe politica italiana ha scelto la guerra e l’aggressione di altri Paesi. In nome della “libertà”, la classe politica italiana ha scelto la guerra contro i propri cittadini costruendo un sistema di privilegi, basato sull’esclusione e sulla discriminazione, un sistema di arrogante prevaricazione, di ordinaria corruzione. In nome della “sicurezza”, la classe politica italiana ha scelto la guerra contro chi è venuto in Italia per sopravvivere, incitando all’odio e al razzismo. È questa una democrazia? Solo perché include tecniche elettorali di rappresentatività? Basta che in un Paese si voti perché lo si possa definire “democratico”? Noi consideriamo democratico un sistema politico che lavori per il bene comune privilegiando nel proprio agire i bisogni dei meno abbienti e dei gruppi sociali più deboli, per migliorarne le condizioni di vita, perché si possa essere una società di cittadini. È questo il mondo che vogliamo. Per noi, per tutti noi. Un mondo di eguaglianza. EMERGENCY La 5 giorni di Emergency ci riporta sempre con i piedi sulla terra: le complicazioni di un mondo sommerso di malaffare e la semplicità delle azioni di chi lavora con la persone con il popolo. Dire che la terra è di chi la vive e non di chi la governa, ci riporta alla semplicità delle cose, delle idee dello stare. Spesso guardiamo da lontano le varie guerre, i territori occupati le missioni “ di pace”, eppure è tutto può essere semplice: basterebbe capire a chi servono, a chi ci guadagna, invece ci fanno apparire tutto complicato. Bisogna imparare a guardare la realtà con altri occhi, pulire la mente dai continui messaggi falsificati dai media e ragionare in modo oggettivo. Riprendiamo in mano la nostra vita, il nostro sentire, cominciamo a renderci conto del continuo fregarci con parole senza senso. Emergency da quel senso di ritornare sulla terra, di un mondo di cortesia al di la di come sei: mi impressiona molto l’aria che si respira durante queste giornate: spesso mi capita di andare ad eventi, ma l’aria che c’è qui, in questi giorni di dibattiti e spettacoli è presso che irripetibile. Tutti e veramente tutti gli operatori che trovi, hanno un modo di fare che ti fa capire come tutto può essere semplice perfino i buttafuori al back stage che definirei in questo caso controllori (sempre tornando alle parole), insomma andare ai convegni di Emergency prendi sicuramente un virus, quello della tolleranza, della collaborazione e dell’uguaglianza. L’anno scorso ci siamo lasciati con Gino sui progetti futuri e aveva garantito una maggior presenza sul territorio italiano, tenendo conto delle leggi razziste che stavano uscendo, ora, Cecilia Strada, presidente di Emergency, ci ha raccontato di abusi subiti dai clandestini e il rischio di essere denunciati. Racconti tristi che sembrano appartenere a altri tempi, ma sono dei nostri giorni le leggi repressive, le tante parole espresse per pesare sul sentire della gente, inoculare insicurezza, affinché siano attaccati i più deboli: un disegno per mantenere il potere. Un bagno in mezzo agli operatori di Emergency, lo dovrebbero fare tutti, per levarsi di dosso le squame attaccate dai media nelle nostre menti, dove le persone si citano per etnia e non per i fatti accaduti, le squame di parole insulse, come guerra di pace o centri di detenzione temporanea, le squame dell’intolleranza, dell’insicurezza e della paura del diverso. In questo mondo dove l’informazione va a mille bisogna riprendere i concetti come fratellanza, uguaglianza, diritto all’informazione, alla scuola e a essere curati, indipendentemente da razza religione o stato sociale e perché no con un sorriso.
Ken Sharo

Tratto da: NuovaResistenza news, ottobre 2010 - clicca qui

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