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9.9.10

LE SCORIE «VALGONO» 79 MILIONI

Energia nucleare. In sette anni a tanto ammontano i contributi pubblici a favore dei comuni che ospitano gli stoccaggi.
A Caorso la fetta maggiore delle compensazioni - A breve le nuove localizzazioni.


Sulle provinciali ci sono ancora i cartelli: «Comune denuclearizzato ». Uno di questi? Ecco Portoferraio, che nella primavera 2009, con la "rinascita nucleare" promossa dal governo, decise «di vietare su tutto il territorio comunale l'installazione di centrali che sfruttino l'energia atomica». Ma non è sicuro che il no al nucleare sia un toccasana. Finora il manipolo di comuni che ospitano rifiuti atomici ha incassato 79 milioni di euro. Primo fra tutti, Caorso (Piacenza), 4.920 abitanti attorno alla rocca medievale dei Pallavicini e dei Mandelli. «Nel 2007 abbiamo ricevuto una prima parte dei contributi della legge 368 del dicembre 2003, circa 10 milioni», ricorda Fabio Callori, sindaco a capo di una giunta Pdl e Lega Nord. «Poi ci sono arrivati un paio di milioni per l'anno 2007 e stiamo aspettando i due milioni del 2008».
La legge assegna un contributo ai comuni in relazione con il cosiddetto "inventario radiometrico", cioè con la radioattività "contenuta" nelle istallazioni nucleari. Caorso, che rappresenta il 30% delle scorie, e poi Trino Vercellese, Sessa Aurunca (Caserta) per la centrale del Garigliano, Latina, Saluggia ( Vercelli) per gli impianti Avogadro ed Eurex, Roma per l'Enea della Casaccia, Bosco Marengo (Alessandria) per la Fabbricazioni nucleari, Ispra (Varese) per il centro europeo ex Euratom, Rotondella ( Matera)per l'Itrec.I soldi sarebbero stati tre volte tanto se una finanziaria non avesse sforbiciato le compensazioni. Con la graduale rimozione dei materiali radioattivi (in giugno Caorso si è liberata delle ultime barre di uranio) il contributo si riduce.
La presenza del nucleare non ha portato conseguenze negative sui valori dei terreni e delle case; al contrario, l'arrivo di tecnici ha generato un apprezzamento immobiliare e ha creato movimento in pizzerie e negozi. Il calo è avvenuto invece quando gli impianti sono stati fermati. Il futuro deposito nucleare e parco tecnologico (a settimane l'individuazione dei criteri per la scelta) porterà nel luogo prescelto centinaia di ricercatori e scienziati da mezz'Europa, con le famiglie.
Che cos'ha fatto Caorso, 2-2,5 milioni di bilancio annuale, con quella pioggia di soldi nucleari? Il sindaco Callori elenca orgoglioso: «Abbiamo azzerato i mutui del comune, abbiamo dimezzato la tassa rifiuti, paghiamo la metà delle spese scolastiche dei ragazzi, diamo un regalo di 500 euro a ogni neonato, abbiamo allestito un ambulatorio diagnostico, diamo incentivi al fotovoltaico, aiutiamo chi acquista auto a gas...» Piero Risoluti, uno scienziato dell'Enea di spessore europeo, ha appena pubblicato per Armando Editore il libro «La paura del nucleare, da dovie viene, quanto costa»: uno dei pochi libri recenti sul nucleare che riesce ad essere di lettura gradevole (a dispetto del tema esoterico) e di raro equilibrio. È giusto rimborsare chi accetta di ingombrare per secoli il suo territorio con un deposito atomico, scrive Risoluti, ed è comprensibile che serva ad aiutare l'accettazione. Ma per vincere i timori «è necessario convincere la gente, almeno quella disponibile a ragionale che è la grande maggioranza, che i pericoli non ci sono. Questa è la sfida». Una sfida che potrebbe essere superata per esempio pensando, per i comuni che accetteranno il deposito nucleare, a un contributo sotto forma di un (imbarazzante ma convincente) assegno personale a ogni abitante.

di Jacopo Giliberto
da Sole 24Ore

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