Sicurezza sul lavoro: CGIL, Tremonti chieda scusa ai tanti lavoratori coinvolti negli incidenti sul lavoro
"Un insulto" secondo la Confederazione quello del Ministro dell'Economia che ha definito la 626 (legge sulla sicurezza sul lavoro) "un lusso che non possiamo permetterci"
"Un insulto" secondo la Confederazione quello del Ministro dell'Economia che ha definito la 626 (legge sulla sicurezza sul lavoro) "un lusso che non possiamo permetterci"
Dura la replica della CGIL alle dichiarazioni del ministro Tremonti, il quale, poche ore dopo gli incidenti che, nella giornata di ieri, hanno portato alla morte di tre lavoratori e al grave ferimento di altri due ha definito la legge 626, la legge contenente le norme in materia di sicurezza sul lavoro, un “lusso che non possiamo permetterci”.
“Il Ministro Tremonti - ha dichiarato Paola Agnello Modica della CGIL Nazionale - evidentemente non ha mai svolto un'attività lavorativa in cui era a rischio la sua incolumità, altrimenti non avrebbe certo considerato 'roba' la legge sulla prevenzione nei luoghi di lavoro, addirittura un lusso che non possiamo permetterci”. Secondo la dirigente sindacale il Ministro dovrebbe chiedersi se “l'Incolumità e la vita dei lavoratori e delle lavoratrici debbono essere subordinati alle esigenze dell'economia o viceversa?”.
Secondo Agnello Modica le parole del Ministro sono un grave insulto alla dignità di chi lavora per vivere e richiedono “esplicite scuse ai tanti lavoratori e lavoratrici che hanno perso la vita o si sono infortunati o ammalati a causa del lavoro. La CGIL continuerà ad essere al fianco di questi uomini e di queste donne”.
La dirigente sindacale ha inoltre sottolineato l'impegno di migliaia di delegati, medici, tecnici grazie ai quale si è riusciti ad ottenere negli ultimi anni un andamento discendente di infortuni e di morti nei luoghi di lavoro, fino all'ottenimento di alcune normative in Europa e in Italia.
“Queste leggi - ha concluso Agnello Modica - vanno salvaguardate e rafforzate e soprattutto lo Stato deve imporne l'applicazione.
Deriderle, lo ripetiamo, è un insulto a chi lavora che esige scuse”.
Per Tremonti la vita di chi lavora è un lusso che i padroni non possono permettersi di tutelare e quindi NON HA VALORE.
Ma senza i lavoratori esisterebbero gli imprenditori?
Si ripropone il concetto di schiavitù legalizzato già dalla legge sul precariato.
La parola a chi lavora.
Luciana P. Pellegreffi
Luciana P. Pellegreffi
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