Entro il giorno 23 la Sogin comunicherà la lista delle località idonee a ospitare il sito per lo stoccaggio delle scorie
Avanzano i progetti delle prime centrali: una sul Po e la seconda tra Lazio e Toscana
I prossimi passi saranno il rinnovo del consiglio d'amministrazione della Sogin, in scadenza, e la nomina del vertice per l'Agenzia sulla sicurezza del nucleare. «Con ogni probabilità saranno dibattuti dal primo consiglio dei ministri di settembre», avverte Stefano Saglia, sottosegretario allo Sviluppo economico. «Il nostro obiettivo è preparare tutti gli adempimenti in modo che nei primi mesi dell'anno prossimo le aziende interessate possano farsi avanti con candidature e progetti».
Il rinnovo del consiglio d'amministrazione della Sogin, la società dei rifiuti atomici creata dalla liberalizzazione elettrica riunendo competenze soprattutto dell'Enel e dell'Enea, si accompagna con la mappa dei luoghi ideali per costruire il deposito nucleare. Meglio: per costruire il parco tecnologico nel quale sarà ricompreso anche il deposito atomico. Entro un mese la Sogin dovrebbe consegnare la mappatura dei luoghi potenzialmente idonei a ospitare il parco tecnologico con deposito atomico. La mappatura conterrà un elenco delle località adatte in via teorica. Poi si seguirà la via già adottata anche all'estero. Invece di fare come a Scanzano Ionico (Matera), dove la scelta fu decisa dall'alto e le proteste paralizzarono il progetto, la Sogin in questo caso emanerà un bando di gara tra i comuni idonei.
È in palio la realizzazione di un polo tecnologico e scientifico di tutto rispetto che richiamerà scienziati e ricercatori, oltre alla manodopera per i lavori, ma soprattutto richiamerà nelle casse municipali pacchi di sussidi e compensazioni. Annesso al centro ricerche, ecco il deposito per le centrali ma soprattutto per raccogliere i materiali radioattivi di provenienza diversa, e che oggi sono dispersi tra piccoli stoccaggi e tra alcune collocazioni provvisorie. Si tratta di materiali usati dagli ospedali, di teste di parafulmine, delle radiografie industriali. A questo punto i comuni interessanti dovrebbero candidarsi a ospitare il centro ricerche, mettendosi in gara. E solamente con le candidature in mano cominceranno gli studi per scegliere tra i luoghi potenzialmente idonei quelli che sono davvero idonei. Nel frattempo arriva il piano strategico del governo sull'energia; dev'essere sottoposto ai ministeri interessati e in ottobre potrebbe avere il via libera definitivo.
Tra gli adempimenti da completare, due delibere del Cipe, il comitato interministeriale di programmazione economica. La prima riguarda la scelta delle tecnologie, che non sarà lasciata al libero mercato ma sarà invece indirizzata. Non sarà detto quali reattori saranno adottati, ma si daranno i criteri di fondo. Si farà ricorso a non più di due schemi tecnologici (Epr francese e Ap1000 statunitense) e rimarranno esclusi i reattori di altre provenienze (come il Vver della russa Rosatom).
La seconda delibera del Cipe mirerà a delineare (sebbene in teoria non ci sia bisogno dell'intervento dello stato) i consorzi, cioè i raggruppamenti tra aziende elettriche e grandi consumatori industriali interessati all'investimento nucleare. Oggi i poli sono due, quello dell'Enel con la francese EdF (tecnologia Epr) e quello tra i francesi Gaz de France Suez con i tedeschi dell'Eon (forse con tecnologia Ap1000).
E sul fronte della mappa delle centrali?
«Non esiste alcuna mappa », assicura il sottosegretario Saglia. Ci sono però indicazioni di massima. «Servono grandi masse d'acqua fresca in prossimità di potenti linee di alta tensione. Il Po di oggi non ha più abbastanza portata per assicurare acque di raffreddamento a diverse centrali di grossa taglia», commenta Federico Testa, deputato della storica " area nuclearista" del Pd. Quindi potrà essere ospitato sulle rive del fiume un compatto reattore Ap1000 del secondo raggruppamento, quello franco-tedesco.
Probabilmente sostituirà una delle vecchie centrali a Caorso (Piacenza) o Trino Vercellese. Le altre saranno sul mare. Ipotesi ancora aperta per Monfalcone (Gorizia). Quasi certe per ospitare due Epr affiancati, le aree costiere del demanio militare nelle maremme tra Grosseto e Viterbo, a nord della centrale di Montalto di Castro. E pare interessata la Sardegna, dove la crisi della grande industria energìvora (Alcoa, Eurallumina, Ottana) potrebbe essere compensata dal ricorso all'atomo, forse trail Sulcis e l'immenso demanio militare della zona di Teulada. Un altro polo nucleare potrebbe essere confermato nella zona del Garigliano, vicino a Sessa Aurunca (Caserta).
Jacopo Giliberto
Il sole 24 ore del 25 Agosto 2010
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