Il problema esiste e va affrontato. Giovani e politica o meglio, il rapporto che hanno questi con essa.
Tale binomio rappresenta uno dei tasti dolenti della società, perlomeno in Italia; conseguentemente si riflette, inesorabilmente, anche a Prato. Siamo, a prescindere da freddo e pioggia, nel bel mezzo di un'estate caldissima che interessa tutta la politica, qui a Prato soprattutto il Partito Democratico che, alle prese con l'organizzazione del congresso provinciale di ottobre, inizia a fare la quadra su quella che è la situazione relativa al classico toto-nomi precongressuale. Questa volta a parlare non sono i soliti Lulli, Giacomelli, Ferranti e compagnia bella ma Salvatore Bruno, giovane Consigliere Comunale carmignanese del Pd che senza peli sulla lingua esterna tutta la propria insoddisfazione per un “partito vecchio e privo di una sua identità”.
Il nome di Salvatore Bruno è comparso più volte negli ultimi giorni su alcuni quotidiani locali come possibile candidato alla segreteria: “Non ho mai avanzato l'idea di candidarmi – afferma però l'interessato – mi dispiace che certi giornali facciano esternazioni senza verificare la veridicità delle informazioni”. Il toto-nomi, come osserva Salvatore “si riferisce sempre a due categorie: i giovani e le donne” coloro che, per dirla in politichese “con queste false esternazioni sui giornali vengono bruciati in partenza” e che “non piacciano affatto al Pd”.
Secondo Salvatore il suo nome è stato fatto da “quella parte del partito che ha paura del cambiamento” da quelli che preferiscono “la minestra riscaldata”; e non bada a spese sui nomi: “Lulli, Giacomelli, Logli” e afferma che potrebbe citarne molti altri che “come questi continuano a riciclarsi”. Salvatore Bruno definisce inoltre il suo partito come “un fantasma mai presente sulle questioni importanti, mai capace di prendere decisioni” e addirittura “non in perfetta sintonia con il gruppo Pd del Consiglio Comunale [di Prato, ndr]”. Continua parlando di un “partito chiuso” a cui “non piacciono i luoghi dove c'è discussione”, che non riesce “ad articolare la domanda politica e ad essere portavoce dei reali interessi dei cittadini”.
Un Pd che “non ha più bisogno di uomini paleo-politici ma di politici nuovi e di nuove speranze”. Definisce il prototipo del giovane appartenente al Partito Democratico come “la parodia del burocrate, ciascuno a occupare la casella nella direzione del partito per conto del maggiorente anziano”. Una sorta di oligarchia gerontocratica da abbattere dunque, “per rilanciare una nuova idea – continua Salvatore – per cambiare le sorti delle future generazioni”.
I nomi papabili per la poltrona di segretario, secondo alcune indiscrezioni non ancora verificate, sono quelli che non si leggono mai o quelli che non si leggono ma che ormai non destano più stupore, come il segretario Pd di Poggio a Caiano Francesco Puggelli o il “più probabile” On.le Andrea Lulli.
Elettori e semplici simpatizzanti restano alla finestra per capire che direzione prenderà il partito.
di Diego Blasi
da “Il Nuovo Corriere di Prato” di venerdì 20 agosto 2010
Il nome di Salvatore Bruno è comparso più volte negli ultimi giorni su alcuni quotidiani locali come possibile candidato alla segreteria: “Non ho mai avanzato l'idea di candidarmi – afferma però l'interessato – mi dispiace che certi giornali facciano esternazioni senza verificare la veridicità delle informazioni”. Il toto-nomi, come osserva Salvatore “si riferisce sempre a due categorie: i giovani e le donne” coloro che, per dirla in politichese “con queste false esternazioni sui giornali vengono bruciati in partenza” e che “non piacciano affatto al Pd”.
Secondo Salvatore il suo nome è stato fatto da “quella parte del partito che ha paura del cambiamento” da quelli che preferiscono “la minestra riscaldata”; e non bada a spese sui nomi: “Lulli, Giacomelli, Logli” e afferma che potrebbe citarne molti altri che “come questi continuano a riciclarsi”. Salvatore Bruno definisce inoltre il suo partito come “un fantasma mai presente sulle questioni importanti, mai capace di prendere decisioni” e addirittura “non in perfetta sintonia con il gruppo Pd del Consiglio Comunale [di Prato, ndr]”. Continua parlando di un “partito chiuso” a cui “non piacciono i luoghi dove c'è discussione”, che non riesce “ad articolare la domanda politica e ad essere portavoce dei reali interessi dei cittadini”.
Un Pd che “non ha più bisogno di uomini paleo-politici ma di politici nuovi e di nuove speranze”. Definisce il prototipo del giovane appartenente al Partito Democratico come “la parodia del burocrate, ciascuno a occupare la casella nella direzione del partito per conto del maggiorente anziano”. Una sorta di oligarchia gerontocratica da abbattere dunque, “per rilanciare una nuova idea – continua Salvatore – per cambiare le sorti delle future generazioni”.
I nomi papabili per la poltrona di segretario, secondo alcune indiscrezioni non ancora verificate, sono quelli che non si leggono mai o quelli che non si leggono ma che ormai non destano più stupore, come il segretario Pd di Poggio a Caiano Francesco Puggelli o il “più probabile” On.le Andrea Lulli.
Elettori e semplici simpatizzanti restano alla finestra per capire che direzione prenderà il partito.
di Diego Blasi
da “Il Nuovo Corriere di Prato” di venerdì 20 agosto 2010
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