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26.8.10

GIUSEPPE LUMIA: I TAGLI ALLA SCUOLA SONO UN REGALO ALLA MAFIA

Immaginate cosa vuol dire meno insegnati e meno personale negli istituti scolastici di quartieri a rischio come lo Zen di Palermo o Scampia di Napoli. Zone della città dove il degrado economico e la marginalità sociale si trasformano in brodo di coltura per le organizzazioni mafiose. Qui la scuola rappresenta una delle poche, se non l’unica, alternativa alla delinquenza. Un vaccino prezioso per impedire che i ragazzi siano contagiati dal virus della criminalità.
Sono diverse le esperienze formative ed educative dove le scuole, in rete tra loro e con il mondo delle associazioni, riescono ogni anno a strappare dalle grinfie della criminalità organizzata centinaia di ragazzi. Ciò è stato possibile grazie all’impegno e alle capacità di dirigenti, insegnanti, volontari. Tra questi ci sono anche i precari che il governo Berlusconi lascerà a casa dall’inizio del prossimo anno scolastico.
Il provvedimento che porta il nome del ministro della Pubblica istruzione non è per nulla una riforma. Esso, infatti, non sfiora i temi e i nodi formativi del nostro sistema scolastico. Si tratta di un mero atto di carattere finanziario, che risponde soltanto alle esigenze del bilancio statale. Unico caso in assoluto, peraltro. In tutti i Paesi del mondo civile, laddove all’educazione delle nuove generazioni viene riconosciuta la giusta importanza, i governi hanno aumentato le risorse, scommettendo su scuola e università per superare la crisi economica mondiale.
In Italia, invece, il governo ha deciso di abbattere la scure sulla scuola e in particolare sui precari. Senza di loro la qualità dell’istruzione si abbasserà drasticamente. Ci ritroveremo con classi superaffollate, formate da più di trenta studenti; salterà il tempo pieno; saranno ridotte le ore dedicate all’insegnamento delle regole e della Costituzione; non sono stati risparmiati neanche gli studenti che necessitano del sostegno.
“L’educazione alla legalità” diventa sempre più uno slogan in bocca proprio agli esponenti dell’esecutivo e della maggioranza che ogni 19 luglio non rinuciano alla passerella per la commemorazione di Paolo Borsellino, anche se ignorano il suo insegnamento: «La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità». Chi mantiene poi memoria storica ricorderà il sacrificio di don Pino Puglisi, il parroco di Brancaccio, quartiere ad alta densità mafiosa, che per l’educazione alla legalità diede in sacrificio la sua stessa vita.
Proprio a Bracaccio e in tutte le aree a rischio o di marginalità socio-economica e territoriale della Sicilia il Partito democratico è riuscito a far finanziare un piano di intervento per la realizzazione di attività extrascolastiche da svolgersi nelle ore pomeridiane. Una contromisura importante alla politica nazionale del governo, ma che purtroppo riuscirà solo a limitare i danni. Tagliare le risorse alla scuola italiana vuol dire tradire l’esempio di quanti hanno dato la vita per la giustizia, la legalità e lo sviluppo. Così si fa un regalo alla criminalità e si nega a migliaia di giovani la speranza di un futuro sano e positivo.
La lotta alla mafia e la promozione di una società giusta e libera passano anche e soprattutto da un forte investimento culturale ed educativo. Per questo è indispensabile che tutte le forze politiche e della società civile che hanno a cuore il bene delle nuove generazioni e del Paese si impegnino per impedire che la legge Gelmini vada a regime. Allo stesso tempo bisogna lavorare per ridare alla scuola pubblica italiana la centralità che merita. Essa ha un compito delicatissimo: formare i giovani affinché siano cittadini consapevoli, capaci di esercitare responsabilmente diritti e doveri, promuovere il bene comune, acquisire le competenze necessarie per uno sviluppo sociale ed economico a misura d’uomo. 

Giuseppe Lumia
senatore del Pd E componente della Commissione antimafia. 

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