Il ministro della pubblica istruzione dice al Corriere che l’azienda fa bene a fregarsene delle disposizioni del giudice del lavoro. Napolitano e Matteoli ieri avevano invece dato torto al Lingotto. Mentre Sacconi è ancora in vacanza.
“Quella di Marchionne è una scelta coraggiosa. Si devono rispettare le sentenze ma anche le aziende”. Maria Stella Gelmini perde l’ennesima occasione per stare zitta e al Corriere della Sera dice, con qualche giro di parole piuttosto incomprensibile, che la Fiat fa bene a non rispettare la sentenza del giudice del lavoro di Melfi che ha reintegrato i tre operai che l’azienda aveva licenziato in tronco nel luglio scorso.
“LA FIAT HA AVUTO CORAGGIO” - “La Fiat ha rispettato – sostiene la Gelmini al Corriere - tanto è vero che paga lo stipendio ai tre operai, li fa rientrare nello stabilimento, consente loro l’attività sindacale”. Ma il giudice ha detto che devono tornare alle linee produttive, fa notare l’intervistatore. E lei: “Non vanno tutelati solo i tre operai ma tutti i lavoratori. Soprattutto quelli che sono stati costretti a fermarsi quando i tre hanno bloccato quel macchinario paralizzando l’intera linea”. E questa, come si sa, è una bugia: fra i motivi del decreto di reintegro, il magistrato indica innanzitutto una contraddizione presente nelle due versioni della Fiat, quella della prima contestazione dei capireparto ai tre operai e quella successivamente fornita in tribunale. Nel primo caso, l’azienda aveva sostenuto che i tre operai si erano messi “davanti al carrello in maniera da impedirne deliberatamente il transito”, e per questo erano stati invitati a spostarsi. Nella seconda versione, invece, l’azienda è stata più cauta, sostenendo che il robot si era fermato “per un contatto nella parte anteriore (bumpers)”, tanto che “per riavviarlo è stato necessario premer un pulsante di reset posizionato sullo stesso”. A questo si sono aggiunte le testimonianze di operai presenti, i quali hanno detto che la linea era già bloccata quando i tre operai ci sono andati.
OBIEZIONE DI COSCIENZA – “Se ha agito così Marchionne avrà avuto le sue ragioni”, continua poi la Gelmini riguardo il caso Melfi, anche se riesce nell’acrobazia verbale di complimentarsi comunque con Giorgio Napolitano per l’intervento in cui chiede alla Fiat di reintegrare i lavoratori ottemperando pienamente alla sentenza. Insomma, la Gelmini va contro il presidente della Repubblica, applaude a chi non rispetta i provvedimenti dei giudici e contraddice Altero Matteoli, che invece aveva chiesto al Lingotto di recedere pubblicamente. Purtroppo sui fatti ancora non è pervenuto invece il pensiero del ministro del Welfare Maurizio Sacconi che, come da sue competenze, si guarda bene dal mettere bocca perché quelli della Fiat, si sa, sono vendicativi. Ci sarebbe pure da chiedere che ne pensa il ministro delle Attività produttive, quello che doveva essere nominato entro una settimana appena un mese fa. Ma almeno quello per non parlare ha una buona giustificazione.
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Sì, sì, il coraggio della servitù al padrone e come ministro, tra l'altro, ha giurato sulla costituzione e quindi DEVE riconoscere e rispettare le sentenze dei giudici e non gli interessi di privati cittadini, S.p.a. che siano.
Luciana P. Pellegreffi
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