Nel 2008 una "chiavetta canaglia" aveva infettato un computer portatile della base americana in Medio Oriente. E ora a sentinella-tiratore c'è il Cyber Command
MILANO - Nel 2008 un agente dei servizi segreti di uno stato straniero, grazie a una chiavetta elettronica, ha infettato i computer dell’esercito americano, compresi quelli usati nelle zone di guerra dell’Iraq e dell’Afghanistan. Lo racconta, sul giornale Foreign Affaire, William J. Lynn III, Vice Segretario alla Difesa, che sottolinea come l’operazione in risposta all’attacco, la Buckshot Yankee, abbia rappresentato un punto di svolta nelle strategie di cyber-difesa delle Forze Armate statunitensi. L'ATTACCO – Tutto è cominciato quando qualcuno ha inserito una chiavetta elettronica infetta in un computer portatile di proprietà dell'Esercito americano in una base militare in Medio Oriente. Questa operazione ha consentito a un codice maligno di auto-caricarsi all'interno del network del Comando Centrale degli Stati Uniti e, senza essere rilevato, di diventare una sorta di testa di ponte digitale in grado di trasferire dati, sia catalogati che segreti, a server controllati da governi stranieri. «Era la peggior paura di un amministratore di rete: un programma-canaglia che opera silenziosamente, creato per consegnare i piani operativi nelle mani di un avversario sconosciuto», scrive William J. Lynn III. Già all'epoca dei fatti l'attacco era stato segnalato da alcuni media, Los Angele Times in primis, che sostennero la necessità dell' intervento dell'allora Presidente George W. Bush e indicarono nella Russia il mandante della clamorosa intrusione nei segreti militari statunitensi. L'articolo del Vice Segretario alla Difesa, che definisce l'attacco «la violazione più significativa dei computer militari americani mai avvenuta», è la prima conferma ufficiale dell'accaduto.
CAMPANELLO D'ALLARME – In seguito alla violazione, il Dipartimento della Difesa vietò l'uso delle chiavette elettroniche sui propri computer (divieto in seguito modificato), ma l'incidente del 2008 rappresentò un campanello d'allarme che portò il Governo americano a riconsiderare i principi sui quali era basata la cyber-difesa militare. «Negli ultimi dieci anni il livello di sofisticazione e di intrusione nei network militari statunitensi è cresciuto in maniera esponenziale – continua William J. Lynn III, descrivendo la difficoltà di proteggere una rete di quindicimila network e sette milioni di computer sparsi per il mondo – Ogni giorno le reti di comunicazioni militari e civili del nostro Paese vengono sondate milioni di volte e quello del 2008 non è stato l'unico attacco andato a buon fine».
Emanuela Di Pasqua
26.8.2010
26.8.2010
Nessun commento:
Posta un commento
Nome Cognome
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.