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30.8.10

BERLUSCONI E GHEDDAFI, UN GRANDE CIRCO


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Berlusconi ha invitato e accolto Muammar Gheddafi accettando un grande circo.
Un'agenzia ha reclutato 500 hostess, non c'è giornale che non riporti una foto e una cronaca dato che i giornalisti lo hanno seguito come fosse il nuovo messia; il dittatore libico invece ha ricompensato lanciando un appello all'Europa affinché l'Islam diventi la religione dominante.
Dove sono tutti i sostenitori della sacralità della famiglia, in versione cattolica, scesi in piazza contro il riconoscimento delle coppie di fatto?
Dov'è la loro indignazione a difesa della religione cattolica sbandierata continuamente contro i propri concittadini (pillola RU486, insegnamento della religione a scuola, sondino di stato)?
Zittiti   dall'ordine di non alzare polveroni.

In linea con il suo modus operandi, il direttore di quel circo ha parlato di folklore cercando di sminuire l'accduto.
Con questa seconda visita da operetta l'Italia ha stracciato il protocollo diplomatico e  gli altri Paesi invitano leader democratici, noi un dittatore pieno di petrodollari.
La dignità di un Paese svenduta in nome degli affari (di chi?).
Va ribadito che la gestione di un Paese richiede dignità, serietà e sobrietà ma anche il rispetto dei protocolli soprattutto nei confronti di visite di stranieri nel nostro territorio.
Giusto perchè gestire un paese non ha alcuna similitudine con la gestrione tra privati dei loro affari, come sebra che in realtà sia tale visita.
Il tappeto rosso al dittatore è stato steso in ottobre 2008 con un trattato di "amicizia" fra Italia e Libia firmato da Berlusconi.
Il trattato prevede un esborso di 50 miliardi di euro in 25 anni per risarcire la Libia dai danni coloniali. In cambio, una strada prioritaria per le aziende italiane (quali?).
Forse l'ennesimo conflitto d'interesse?
Il 'Guardian', ha scritto c'è un legame d'affari fra Gheddafi e Berlusconi. Una società libica chiamata Lafitrade ha acquisito il 10% della Quinta Comunication, una compagnia di produzione cinematografica fondata da Tarak Ben Ammar, storico socio di Berlusconi.
Lafitrade è controllata da Lafico, il braccio d'investimenti della famiglia Gheddafi; l'altro partner di Ben Ammar nella Quinta Comunication è, "con circa il 22 % del capitale", scrive il 'Guardian', una società registrata in Lussemburgo di proprietà della Fininvest, la finanziaria di Berlusconi. 

Luciana P. Pellegreffi

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