Lo stop di Giorgio Napolitano è stato sentito chiaro e forte. Anche dal presidnete del Senato, Renato Schifani, che ha dovuto prendere atto che è impossibile porre la fiducia alla Camera e che quindi la legge bavaglio tornerà al Senato dopo l'estate. Si spera cambiata nei punti più gravi.
Anche Schifani si adegua al No di Napolitano
Mentre a Roma si sta svolgendo la manifestazione contro la legge bavaglio, e on line la lunga maratona con i collegamenti dalle piazze, interviene in serata il presidente del Senato Renato Schifani. L'esame del ddl sulle intercettazioni - dice a margine della festa dell'Indipendenza organizzata dall'ambasciata americana a Roma - si farà in Senato comunque dopo l'estate.
"Non ci sono i tempi tecnici per farlo prima", precisa Schifani.
Decisivo il No del presidente della Repubblica
La novità è stata messa in moto da Giorgio Napolitano, che si trovava ancora a Malta.
Sul disegno di legge è intervenuto, infatti, con un messaggio che - letto sul palco di piazza Navona - viene accolto dagli applausi scroscianti dei manifestanti.
Il Presidente della Repubblica, nel corso della conferenza stampa di bilancio al termine della visita di Stato a Malta, ha così risposto alle domande dei giornalisti sulla legge in materia di intercettazioni attualmente all'esame del Parlamento: "Non tanto in vista della vicinanza di Malta all'Italia e nell'imminenza del mio rientro a Roma, quanto per la confusione che ancora colgo in certi commenti di stampa a proposito della legge sulle intercettazioni, posso in sintesi dire, o ribadire, quanto segue: i punti critici della legge approvata dal Senato risultano chiaramente dal dibattito in corso, dal dibattito già svoltosi alla Commissione Giustizia della Camera, nonché da molti commenti di studiosi sia costituzionalisti sia esperti della materia".
Napolitano: questa legge non la firmo
Il presidente della Repubblica fa capire, con chiarezza, sia pure con le cautele che gli impone il ruolo istituzionale, che la legge che è uscita dal Senato lui non la firma.
"Ovviamente - sottolinea la nota del Quirinale - quei punti critici sono gli stessi a cui si riferiscono le preoccupazioni della Presidenza della Repubblica, e ciò non si è mancato di sottolinearlo anche nei rapporti con esponenti della maggioranza e del Governo. Ma a noi non spetta indicare soluzioni da adottare o modifiche da approvare. Valuteremo obiettivamente se verranno apportate modifiche adeguate alle problematicità e alle criticità di quei punti che sono stati già messi in così grande evidenza. E ci riserveremo una valutazione finale nell'ambito delle nostre prerogative".
Solo chi non vorrà capire, non capirà.
Fini: "Il Pdl ragioni sull'allarme di Grasso"
All'intervento di Napolitano segue quello di Gianfranco Fini. "Sul ddl intercettazioni il Pdl deve riflettere", dice il presidente della Camera in polemica con Sandro Bondi.
Al disegno di legge - ha aggiunto Fini - sono contrari i sindacati di polizia, e il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso ha detto che il ddl archivia il concetto di criminalità organizzata.
"Se è sacrosanto che una conversazione privata non debba essere pubblicata - ha aggiunto- mi spieghi che senso ha il divieto di mettere una cimice nella macchina della moglie di un mafioso. Su questo o la pensiamo diversamente o c'è stato un fraintendimento...".
Fini ha sottolineato che "il valore della legalità è la precondizione per il federalismo e per la ripresa del Paese. Ma io sono sicuro che il tempo è galantuomo: se si depone l'arma polemica e si ragiona, una soluzione si trova".
A Bondi che ammetteva di non conoscere il testo e che sostenva che "Grasso non è il Vangelo" mentre "questo è il governo che ha fatto di più contro la criminalità organizzata", Fini ha comunque teso la mano: "Lavoriamo perchè ci sia quel 'quid' in più che manca".
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