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20.6.10

LIBERIAMO LE IMPRESE DALLA PRATICA DEL SOPRUSO

A molti probabilmente oggi è sfuggita, fra le voci luttuose dalle Canarie ed il frastuono infernale delle "vuvuzela", una notizia che pare piccina piccina e che, oramai, dovremmo essere avvezzi a considerare di ordinaria amministrazione: il Consiglio dei Ministri ha dato stamattina il via all'esame di due disegni di legge concernenti la "libertà di impresa": «il primo» - si legge in una nota di Palazzo Chigi - «semplifica drasticamente l'avvio di queste attività, il secondo propone una rivisitazione in senso liberista degli articoli 41 e 118, comma quarto, della Costituzione». Il loro spirito, prosegue la nota, «è improntato alla massima rimozione di ostacoli che si frappongano fra il libero imprenditore e la realizzazione dell'intrapresa, esaltandone la responsabilità personale nonché il ruolo dei livelli territoriali di governo nel concorso alla realizzazione della iniziativa economica». In pratica si tratterebbe di aggiungere al dettato costituzionale - che all'articolo 41 recita «L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali» - i due commi seguenti: «La Repubblica promuove il valore della responsabilità personale in materia di attività economica. Gli interventi regolatori dello Stato, delle Regioni e degli Enti locali che riguardano le attività economiche e sociali si informano al controllo ex post»; che è come dire, «nella sostanza, che io prima faccio, poi ti certifico che ho fatto bene e poi se vuoi te vieni a dare un'occhiata» (come, con estro tutto livornese, i nostri partners di GreenReport hanno brillantemente sintetizzato lo scenario emergente).
Una volta questa dottrina si chiamava "laissez-faire", e testimoniava l'egemonia gradualmente conquistata da una classe media insofferente agli intralci di stampo feudale che l'istituzione poneva ai suoi commerci; ma cosa rappresenta la sua riesumazione nell'Italia di oggi, attraversata da parte a parte dal malaffare e dominata, in tutte le sedi rilevanti, da una casta politico-imprenditoriale dichiaratamente allergica alle regole? Significa voler sancire per legge (e in particolare nel cuore della Legge, la Costituzione) la supremazia del capitale rispetto al lavoro, del privato rispetto al pubblico, del tornaconto individuale rispetto al bene comune. Ed è quanto meno suggestivo che questi DDL vengano messi sul tappeto proprio negli stessi giorni in cui un'aspra vertenza con il Padrone par excellence in Italia, la FIAT, rischia di spaccare in più tronconi il sindacato; negli stessi giorni in cui gli Enti locali scendono in piazza per protestare contro l'iniquità e la sconcertante miopia di una manovra economico-finanziaria lodata soltanto dai suoi stessi autori; negli stessi giorni in cui si va (felicemente) concludendo la lunga cavalcata che ha raccolto quasi un milione di firme per i referendum contro la mercificazione forzosa dell'acqua. Coincidenze che fanno pensare, e pensar male: siamo di fronte all'aggressività - o meglio alla brutalità - di una categoria che non solo non mostra la minima intenzione di fare ammenda per i danni enormi cagionati in questi anni a tutta la società, non solo non fa assolutamente nulla (vuoi per cialtroneria vuoi per malevolenza) per cercare di porvi riparo, ma addirittura cerca di garantirsi in perpetuo, attraverso le sue appendici politico-istituzionali perfettamente organiche, la possibilità per legge di produrne di nuovi e ancora maggiori; il tutto completamente a man salva.
È questa una pessima pratica che qui possiamo solo denunciare e commentare, ma contro la quale la società che non per vezzo continuiamo a chiamare "civile" deve schierarsi apertamente; per ricordare a tutti che il diritto è cosa ben diversa dal potere, la libertà cosa ben diversa dalla sopraffazione. E a tutti gli imprenditori (e ce ne sono tanti, anche oggi in Italia) che non avvertivano il bisogno di essere associati a questa crociata scellerata chiediamo: liberate sul serio le vostre imprese, dateci una mano.

Lunedì a Firenze come è cambiato, cambia e cambierà il rapporto fra cittadini e politica
In un'epoca stretta fra i due movimenti opposti della globalizzazione e della partecipazione, la distanza fra cittadini e politica cresce e cala allo stesso tempo; ma quali sono gli assi di sviluppo qualitativi del rapporto? E che succede in Toscana, dove per la prima volta la partecipazione ha assunto valore istituzionale? Risposte possibili in una ricerca a cavallo fra accademia e territorio.

Fino al 25 le iscrizioni ad "Azione locale partecipata e sviluppo urbano sostenibile" a Venezia
Torna con la sua X edizione il Corso di perfezionamento, promosso dalla Università IUAV, che «ha come obiettivo la formazione di figure professionali in grado di attivare e gestire percorsi partecipati su questioni urbane, ambientali e sociali», e che raccoglie il meglio del "sapere partecipativo" in giro per il mondo per convogliarlo in un'ottica molto vicina a quella del Nuovo Municipio.

Dal 7 all'11 Luglio valutazione e partecipazione come cultura a Sovicille
Se valutare è cosa che facciamo ogni giorno, è raro che questo sottostia a regole certe, e anche che investa politiche e azioni che, per fortuna o per sfortuna, sfuggono ai parametri "classici" del profitto: vicino Siena una scuola estiva a cavallo «tra partecipazione, impatto sociale a valore sociale aggiunto» rilancia la valutazione come metodo scientifico - e come atteggiamento politico.

Ad Agosto nel Savonese il "Reti Glocali Camp" 2010
Contro chi vede la democrazia partecipativa unicamente come una teoria formale della scienza politica, un BarCamp che ospita il Nuovo Municipio prova a ridefinirla come pratica reale di autosostenibilità, collegata alle altre (dal riuso alla economia solidale, dall'energia rinnovabile all'open source) da relazioni di merito e di contenuto che vanno ben al di là delle pure coincidenze.
SALVATORE AMURA

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