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12.4.10

EMERGENCY PARLA DI "SEQUESTRO", GLI AFGANI FRENANO, FRATTINI PREGA

Bandanx Vignette


 Accuse ai tre italiani, gli afgani frenano   Frattini: "Non li abbiamo abbandonati"
 Un ospedale di Emergency a Kabul, in Afghanistan

 
KABUL - Emergency parla di "sequestro" per i tre operatori prelevati sabato scorso dall'ospedale di Lashkar Gah, in Afghanistan, mentre il governo afgano frena rispetto alle accuse lanciate ieri e un comandante dei Taliban smentisce qualsiasi legame con l'organizzazione di Gino Strada. "I tempi di un fermo legale sono scaduti. Ancora non è stata formalizzata alcuna accusa. Ecco perché più che di detenzione si può parlare di sequestro - afferma Maso Notarianni, responsabile comunicazione di Emergency - A questo punto mi sembra lecito esigere la liberazione del nostro personale e chiediamo che il governo si attivi in questo senso". Precisando che dal punto di vista diplomatico "il ministero degli Esteri si sta muovendo", il portavoce aggiunge che l'appello lanciato sul sito "sta riscuotendo un successo clamoroso, ora ci prepariamo per una mobilitazione nazionale per sabato prossimo a Roma".  E il ministro Frattini, protagonista di una polemica con Strada, assicura che i tre italiani non sono stati abbandonati.

Kabul: "Inchiesta in corso". I tre operatori di Emergency sono stati fermati, con altre sei persone, a Lashkar Gah in Afghanistan con l'accusa di aver partecipato a un complotto per uccidere Goulab Mangal, governatore della provincia di Helmand. Ieri si era parlato di una presunta confessione dei cooperanti, stando alle parole del portavoce della stessa provincia, Daoud Ahmadi, citato dal Times. Oggi Kabul frena: l'inchiesta dei servizi di informazione afgani sulla vicenda è ancora in corso, dichiara all'agenzia di stampa Ansa il portavoce del ministero dell'Interno a Kabul, Zamaray Bashary: "Le indagini continuano e - precisa - per il momento non si può fare alcuna ipotesi sugli sviluppi".

Lo stesso Ahmadi smentisce, o quanto meno corregge il tiro sulle proprie dichiarazioni. Contattato da Il Giornale, precisa: "Non ho mai accusato gli italiani di Emergency di essere in combutta con Al Qaeda, ho solo detto che Marco (Garatti, il chirurgo della ong, ndr) stava collaborando e rispondendo alle domande". Ahmadi aggiunge che il presunto attentato "è responsabilità di alcuni individui" e che "questo non significa che l'intero ospedale di Emergency doveva portare a termine la missione. Spero che gli italiani collaborino con noi per fare pulizia di certa gente con intenti criminali". Ma il Times ribadisce le frasi sulla presunta confessione dei tre italiani smentite da Ahmadi: "Me lo ha detto due volte - dichiara all'Agi l'inviato del quotidiano inglese autore dell'articolo, Jerome Starkey - Ero così sorpreso che nel pomeriggio l'ho richiamato e mi ha confermato quelle frasi".

Frattini: "Non li abbiamo abbandonati". "Non li abbiamo abbandonati: vale anche per loro la presunzione di innocenza, assieme all'impegno preso con noi dalle autorità afghane al rispetto dei loro diritti", afferma il capo della Farnesina su Facebook. E assicura: "seguiamo e seguiremo con cura l'evolversi" della vicenda. In precedenza, Frattini aveva detto di "pregare" perché non fosse vero il coinvolgimento dei volontari, altrimenti sarebbe stata "una vergogna per l'Italia", e aveva parlato di "cattiva informazione" di fronte alla correzione di rotta di Ahmadi: "Mi sembra che ci sia stata una notizia erronea data da un giornale, non una marcia indietro degli afgani. E' un caso di cattiva informazione resa all'intero mondo. Spero sia una lezione che eviti il ripetersi di un caso del genere".

I tre cooperanti fermati. Matteo Dell'Aira, infermiere e coordinatore medico, il chirurgo d'urgenza Marco Garatti, veterano dell'Afghanistan, e il tecnico della logistica Matteo Pagani, sono in stato di fermo in una struttura dei servizi di sicurezza afgani. L'ambasciatore italiano a Kabul, Claudio Glaentzer, li ha incontrati e li ha trovati "in buone condizioni"; a lui le autorità afgane avrebbero assicurato un'indagine "rigorosa e spedita".

Comandante talebano: nessun legame tra noi e Emergency. L'ipotesi che i tre operatori di Emergency abbiano legami con i Taliban trova una secca smentita da parte di un comandante locale. "Perché mai dovremmo pagare 500mila dollari a un 'farangi' (straniero) quando abbiamo centinaia di persone pronte per il 'fidayin' (attacco suicida)?", si chiede Abdul Khaliq Akhund in un'intervista telefonica ad Aki-AdnKronos International. Akhund proviene dal distretto di Nawzad, nell'Helmand, ed è stato comandante dei Taliban nei distretti di Nawzad e Musa Qala. "Sull'ospedale di Emergency non abbiamo alcuna opinione, né positiva né negativa - afferma - Ci sono molte organizzazioni che lavorano sul posto, a prescindere dall'agenda delle forze di occupazione. La Croce Rossa e l'ospedale di Emergency sono solo alcune di queste. I Taliban rispettano il loro lavoro. Il comandante dei credenti, il mullah Omar, apprezza il lavoro della Croce Rossa. Questo significa forse che i talebani sono in collusione con la Croce Rossa?".

L'appello: "Io sto con Emergency", come firmare. L'ong ha pubblicato sul suo sito - dove tutti possono sottoscriverlo - l'appello "Io sto con Emergency". Si riassume la vicenda dei cooperanti arrestati e si ribadisce che "Emergency è indipendente e neutrale. Dal 1999 a oggi ha curato gratuitamente oltre 2.500.000 cittadini afgani e costruito tre ospedali, un centro di maternità e una rete di 28 posti di primo soccorso". Fra i firmatari dell'appello, Maurizio Costanzo, don Gino Rigoldi, Ettore Mo, Marco Travaglio, Gianni Mura. Le firme sono già centomila. L'organizzazione ha organizzato per sabato prossimo a Roma una manifestazione nazionale per chiedere la liberazione dei tre operatori umanitari. L'appuntamento è alle 15 a piazza Navona.

La Nato si scusa per l'uccisione di alcuni civili. Sempre oggi, il presidente afgano Hamid Karzai  accusa le truppe della Nato di aver ucciso quattro civili a Kandahar aprendo il fuoco su un autobus che si era avvicinato a un convoglio di militari stranieri. La Nato  ammette di aver sparato contro il pullman ed esprime "profondo rincrescimento" per la morte dei quattro civili. 

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