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1.4.10

CIVATI, PD, CONTRO I CAPI DEL PARTITO: “FERMI AL ‘94, SEMBRA POMPEI DOPO L’ERUZIONE DEL VESUVIO”

Giuseppe Civati, 34 anni, è una delle eterne promesse della sinistra. La batosta del Pd alle urne, mentrei  dirigenti nazionali non ammettono la netta sconfitta, lo costringe ad uscire allo scoperto: “Servono altri due Vendola per ripartire: uno al nord e sono io e l’altro al centro ed è il sindaco di Firenze Matteo Renzi”.
Diecimila preferenze alle Regionali, e non è la prima volta, ti inchiodano a una responsabilità, se non ora quando? Non c’è più tempo da perdere, condivido e mi sto muovendo, ripartiremo da un’inziativa: magari in via Padova a Milano, la strada diventata simbolo della questione immigrazione.
Il Pd a queste elezioni ha perso oppure no come ha detto Bersani? 
Il segretario non è in discussione, perché non possiamo cambiarne 20 indue giorni. Mi sono anche rotto i “cognomi”da questopunto divista. Ma non possiamo permetterci di parlare ancora con unlinguaggio che è quello delle tribune politiche anni ‘70 in bianco e nero. 
Si riferisce alla conferenza stampa di Bersani post-voto? 
E’ stata comele previsioni del tempo, da prendere al contrario. Vorrei dire a Bersani che non abbiamo preso un palo al 95° minuto, non troviamola porta da vent’anni.
Ma la colpa è di Grillo e del suo movimento, non è d’accordo?
Figuriamoci. Quei ragazzi, come quelli del Popolo viola, rappresentano una naturale reazione. Ha ragione Vendola quando dice che è il nostro mododi intendere la politica ad esser fallito. Non sto dicendo che dobbiamo assorbire i grillini, i viola egli altri movimenti. Con loro bisogna parlare, dargli un punto di riferimento, come ha fatto Vendola in Puglia con i ragazzi delle sue “fabbriche”.
Invece, anche per le prossime amministrative di Milano, ora c’è la corsa all’alleanza con l’Udc.
E’da spararsi in testa. Non va a votare il 40% e noi ci preoccupiamo del 3% dell’Udc. Il partito dovrebbe essere più orgoglioso delle proprie ragioni e avere posizioni più nette. Invece in Veneto e Lombardia non abbiamo civiltà politica e al sud candidiamo con sufficienza De Luca e Loiero, che si dicono sicuri di vincere. Con tinuiamo a sbagliare tutto. 
Non l’ha detto ancora chiaramente, ma è finalmente arrivato il momento di azzerare la classe dirigente oppure no?
Sì. Siamo fermial ‘94, come Pompei dopo l’eruzione del Vesuvio. Con Plinio,il Vecchio non il Giovane. E il Giovane comincia a essere un po’ troppo vecchio anche lui. Tutto il Paese è così, non solo il Pd. Penso a Berlusconi, che almeno vince, ma anche ai giornalisti, a Santoro, è vero vince anche lui (negli ascolti, ndr). E nella finanza Geronzi è sempre una giovane promessa. La Lega avanza anche nelle regioni rosse nel frattempo. Colpa nostra. 
Immigrazione? Noi non affrontiamo il problema e quando lo facciamo diamo ragione alla Lega, inseguendola sul suo terreno, con la storia della “pancia della gente”. Basta. Noi siamo diversi da loro, dobbiamo fare un’opposizione massacrante contro la Lega: perché più prendono votie più aumentano i tagli ai comuni? E’questo il loro federalismo? Governano da molti anni ormai, il nord non ha guadagnato nulla.
In Puglia ha vinto Vendola, il candidato che il Pd non voleva, per la seconda volta.
Non ne basta uno di Vendola. Ne servono tre, uno al nord e uno al centro, perché dobbiamo ripartire dalle realtà locali: gli altri due sono Matteo Renzi ed io.
Siete diversissimi per storia personale e idee politiche...
Questaè l’idea di coalizione, di partito che ho. Oltre i simbolini da mettere insieme nello schema della vecchia Unione. Molto oltre. Pluralismo, non caciara e risse continue. “Servono altri due Vendola: io e Renzi”
 
di Giampiero Calapà
Il Fatto Quotidiano 1 aprile 2010

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