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30.4.10

1 MAGGIO 2010: MILANO MAYDAY

ORE 15.00
PORTA TICINESE

Il primo maggio 2010 migliaia di persone torneranno nelle strade di Milano e del mondo per la Mayday Parade, per mostrare l’orgoglio, la gioia e la rabbia dei precari e delle precarie.
Dal 2001 al 2010, 10 anni di vittorie e sconfitte. 10 anni d’arretramento dei diritti e delle retribuzioni, 10 anni di lotta e sacrifici, di opposizione netta alla cultura del profitto che precarizza la vita di ognun@ di noi ma anche alla deriva razzista e alle politiche intolleranti e securitarie.

La precarizzazione è diventata il lessico comune di questa società. E’ il modo in cui le imprese gestiscono il ricatto e il consenso, le loro armi contro le lotte dei lavoratori, per trarre profitto dai territori e dalle nostre vite. Ma dopo 10 anni di Mayday gridiamo forte: Ci siamo anche noi! Siamo quelli/e che creano la ricchezza, ma che non ne godono se non in minima parte. Siamo co.co.co e lavoratori a progetto, esternalizzate e partite iva, invisibili, cassintegrati, instabili e in nero.

La crisi ha colpito duro ma non ha eroso consensi al governo ed è stata usata da imprese e padroni per svendere, ristrutturare e speculare. In molti i casi i lavoratori si sono opposti e le lotte hanno agitato i territori e i luoghi della produzione. Il primo marzo dei migranti, gli operai sui tetti delle fabbriche sono i simboli del dissenso alla precarizzazione. Ma con loro vi sono mille e ancora mille piccoli atti d’insubordinazione, di disturbo, di contestazione. Però siamo riusciti a spostare l’asticella dei diritti di tutti e tutte. La politica di palazzo ha abbandonato ormai del tutto i problemi del lavoro e dei diritti che noi continuiamo, ostinate, a reclamare.

Per questo la Mayday deve incarnare le diverse anime dei conflitti e parlare con la voce delle rivendicazioni necessarie e possibili. Sarà la festa del cuore pulsante della produzione. Sarà uno spaccato di tutti i conflitti del mondo del lavoro: dagli operai ai lavoratori della conoscenza e della comunicazione, passando per i call center, i servizi, le lotte sui territori. Terrà insieme nativi e migranti, le generazioni precarie e quei lavoratori che sono diventati precari nei fatti: cassintegrati, licenziate, esternalizzate, delocalizzati.

Il conflitto è motore di progresso sociale, e può dare linguaggi e orizzonti comuni a tutte queste esperienze ricchissime. Pensiamo che un nuovo welfare, adeguato alle trasformazioni del lavoro e alla precarizzazione debba diventare un obiettivo comune e unificante. Chiediamo una cassa sociale che ci garantisca continuità di reddito e accesso ai servizi a prescindere dal lavoro che facciamo e dal tipo di contratto che abbiamo o spesso non abbiamo. Reclamiamo i soldi che le aziende, avide e bastarde, continuano a sottrarci. Chiediamo cittadinanza per i migranti. E non possiamo più fare a meno della scuola pubblica di qualità, della mobilità sostenibile, dei saperi liberi, fino ai diritti che non è più possibile legare solo al contratto a tempo indeterminato, come ferie pagate, pensione, malattia, maternità. Vogliamo un nuovo sistema di diritti, un welfare adatto alle nostre vite!

Insomma, è arrivato il momento di chiedere il conto. Vogliamo lavorare con dignità e diritti. Senza una mannaia che ci spezzi il futuro, l’amore, la speranza. Vogliamo vivere e non morire sotto il ricatto del licenziamento. Scenderemo nelle strade con rabbia e con gioia, per riappropriarci della città e far sentire la nostra voce. Saremo una macho free zone, per costruire un immaginario libero dalla cultura maschilista e una trasformazione nel rapporto tra i generi. Denunceremo la stupidità criminale del razzismo leghista e non solo e mostreremo un presente di sorellanza tra nativi e migranti. La precarizzazione porta con sè una violenza che non può essere disinnescata con le politiche securitarie, che alimentano divisione e paura sociale più che proteggere le persone che la subiscono. Proporremo un’idea di futuro con lo spezzone no-oil a pedali e i sound system alimentati a pannelli solari. Diremo no alle speculazioni di Expo 2015, fatte sulla pelle dei cittadini e sui nostri territori martoriati. Rivendicheremo una produzione culturale radicalmente alternativa al piattume imperante, e diffonderemo conoscenze e saperi realmente liberi, condivisi e accessibili.

Precarie, operai, partite iva, hacker, cassintegrate, studenti, creative, commessi, giornaliste, disoccupati, stagiste – native e migranti. Da Dortmund, Ginevra, Amburgo, Hanau, Lisbona, Losanna, Malaga, Milano, Palermo, Tubingen, Zurigo, Tokio, Toronto e Tsukuba, uniamoci contro la crisi e gridiamo: Mayday Mayday!

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PORTA DOCUMENTO
PER LA RACCOLTA FIRME DEI 3 REFERENDUM
CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA
DALLE ORE 14 IN PIAZZA S. EUSTORGIO

GRAZIE

Luciana P. Pellegreffi

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