Due anni fa, in pieno scandalo Unipol, il Signornò domandò cosa dovesse ancora fare Massimo D’Alema contro il centrosinistra per essere accompagnato alla porta. D’Alema ha risposto con i fatti. Nel giro di un mese ha riabilitato l’inciucio con Berlusconi, ha riabilitato per l’ennesima volta quel Craxi a cui 10 anni fa offrì addirittura i funerali di Stato e soprattutto ha devastato alla velocità della luce il centrosinistra nella sua Puglia, una delle poche regioni in cui il Pd conservava una vocazione maggioritaria.
Ha sacrificato il governatore Nichi Vendola sull’altare dell’Udc, ha lanciato al suo posto il sindaco appena rieletto di Bari Michele Emiliano senza passare per le primarie, poi l’ha cambiato in corsa con Francesco Boccia irridendo alle primarie, poi le ha riesumate (“le ho sempre volute”) ma a patto che le vinca Boccia, poi si è meravigliato del fatto che Vendola non si ritiri tutto giulivo dalla corsa. Infine, con l’aria di chi passa di lì per caso e vola alto su una distesa di cadaveri e macerie, ha commentato schifato: “Non ci capisco più niente”.
Il tutto in una regione dove non muove foglia che lui non voglia. La Volpe del Tavoliere, come lo chiama “il manifesto”, aveva già tentato di imporre Boccia quattro anni fa: purtroppo però le primarie le vinse Vendola. D’Alema, furibondo con gli elettori che non lo capivano, commentò: “La mia pazienza ha un limite” e scaricò il suo sarcasmo su Nichi: “Vincere le primarie è facile, battere Fitto è un’altra cosa”. Naturalmente Vendola battè Fitto. Allora Max gli diede una mano delle sue, regalandogli due assessori coi fiocchi: il vicepresidente Sandro Frisullo e il responsabile della Sanità, l’ex socialista Alberto Tedesco. Sarà un caso, ma il primo s’è scoperto cliente del pappone Giampi Tarantini, ras delle protesi sanitarie e fornitore privilegiato delle Asl pugliesi, esattamente come la famiglia di Tedesco, assessore in pieno conflitto d’interessi. Sia Frisullo sia Tedesco sono stati indagati dalla Procura e dimissionati da Vendola, che ha azzerato l’intera giunta. Tedesco è passato al Senato col Pd, cioè al sicuro, grazie al dalemiano Paolo De Castro, spedito a Strasburgo per liberargli il seggio.
Ora, dopo l’ennesimo passaggio dell’Attila di Gallipoli, si contano i morti e i feriti: Emiliano, uno dei sindaci più popolari d’Italia, deve far dimenticare l’autocandidatura e la richiesta di una legge ad personam per correre alla Regione senza lasciare il Comune; Boccia, dopo aver detto “primarie mai”, deve tentare di vincerle contro Vendola, il quale è riuscito a far dimenticare gli errori politici degli ultimi mesi (come la lettera aperta contro il pm Desirèe Di Geronimo che indaga sulla sua ex-giunta), ma ormai ha col Pd rapporti talmente conflittuali da rendere impossibile qualunque ricucitura. Sabato scorso, Max pareva avere finalmente capito: “In certi momenti – ha detto - un leader deve fare un passo indietro”. Ma l’illusione è durata poco: parlava di Vendola.
Ha sacrificato il governatore Nichi Vendola sull’altare dell’Udc, ha lanciato al suo posto il sindaco appena rieletto di Bari Michele Emiliano senza passare per le primarie, poi l’ha cambiato in corsa con Francesco Boccia irridendo alle primarie, poi le ha riesumate (“le ho sempre volute”) ma a patto che le vinca Boccia, poi si è meravigliato del fatto che Vendola non si ritiri tutto giulivo dalla corsa. Infine, con l’aria di chi passa di lì per caso e vola alto su una distesa di cadaveri e macerie, ha commentato schifato: “Non ci capisco più niente”.
Il tutto in una regione dove non muove foglia che lui non voglia. La Volpe del Tavoliere, come lo chiama “il manifesto”, aveva già tentato di imporre Boccia quattro anni fa: purtroppo però le primarie le vinse Vendola. D’Alema, furibondo con gli elettori che non lo capivano, commentò: “La mia pazienza ha un limite” e scaricò il suo sarcasmo su Nichi: “Vincere le primarie è facile, battere Fitto è un’altra cosa”. Naturalmente Vendola battè Fitto. Allora Max gli diede una mano delle sue, regalandogli due assessori coi fiocchi: il vicepresidente Sandro Frisullo e il responsabile della Sanità, l’ex socialista Alberto Tedesco. Sarà un caso, ma il primo s’è scoperto cliente del pappone Giampi Tarantini, ras delle protesi sanitarie e fornitore privilegiato delle Asl pugliesi, esattamente come la famiglia di Tedesco, assessore in pieno conflitto d’interessi. Sia Frisullo sia Tedesco sono stati indagati dalla Procura e dimissionati da Vendola, che ha azzerato l’intera giunta. Tedesco è passato al Senato col Pd, cioè al sicuro, grazie al dalemiano Paolo De Castro, spedito a Strasburgo per liberargli il seggio.
Ora, dopo l’ennesimo passaggio dell’Attila di Gallipoli, si contano i morti e i feriti: Emiliano, uno dei sindaci più popolari d’Italia, deve far dimenticare l’autocandidatura e la richiesta di una legge ad personam per correre alla Regione senza lasciare il Comune; Boccia, dopo aver detto “primarie mai”, deve tentare di vincerle contro Vendola, il quale è riuscito a far dimenticare gli errori politici degli ultimi mesi (come la lettera aperta contro il pm Desirèe Di Geronimo che indaga sulla sua ex-giunta), ma ormai ha col Pd rapporti talmente conflittuali da rendere impossibile qualunque ricucitura. Sabato scorso, Max pareva avere finalmente capito: “In certi momenti – ha detto - un leader deve fare un passo indietro”. Ma l’illusione è durata poco: parlava di Vendola.
Fonte
Luciana P. Pellegreffi
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