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16.10.09

AFGANISTAN, MAZZETTE DEL SISMI AI TALEBANI


Capi talebani pagati perché non attaccassero i nostri soldati. Lo ha scoperto la Cia. Lo denuncia oggi Times di Londra
I servizi segreti italiani pagavano mazzette ai talebani per mantenere tranquille le zone attorno a Kabul dove, fino al luglio 2008, operavano i soldati del nostro contingente, per evitare che gli insorti attaccassero le nostre pattuglie. Tale pratica non venne comunicata ai francesi quando questi subentrarono nella zona al posto degli italiani: il risultato fu il tragico attacco talebano del 18 agosto 2008, costato la vita a dieci soldati d'oltralpe. Lo ha denunciato oggi il Times di Londra, specificando che i pagamenti italiani ai talebani sono stati scoperti dalla Cia per mezzo di intercettazioni telefoniche che provavano il ricorso a questo sistema anche nella zona di Herat.
Intercettazioni che nel giugno 2008 - scrive il Times - provocarono anche una protesta dell'ambasciatore statunitense a Roma, Ronald Spogli.

Sospetti già nel 2007 dopo il rapimento di due agenti del Sismi. Proprio nella provincia di Herat, come ricorda anche il quotidiano londinese, due agenti del Sismi erano stati rapiti nel settembre 2007 mentre stavano trattando con dei capi talebani.
Si trattava dei capi talebani della valle di Zirkoh, nel distretto di Shindand, dove gli italiani sovrintendevano alla costruzione di un ponte.
Allora era al governo Romano Prodi, e Arturo Parisi era ministro della Difesa.
"Con il mio collega - rivelò poi uno dei due agenti segreti, liberati con un blitz delle teste di cuoio britanniche - avevo preso contatti con tutti gli esponenti della valle, compresi i talebani, per assicurare che durante la fase dei lavori non ci fossero violenze nei confronti degli impiegati della società costruttrice".
Uno dei due agenti, Lorenzo D'Auria, che era rimasto gravemente ferito durante la liberazione, morì pochi giorni dopo.

Altro che ‘conquista di cuori e menti'... Secondo una fonte Nato anonima citata dal Times, "l'intelligence italiana pagava decine di migliaia di dollari a singoli comandanti degli insorti per evitare vittime che avrebbero causato problemi politici in patria". "Non ci si può formalizzare su queste cose - ha commentato un ufficiale alleato a Kabul - perché è sensato comprarsi i gruppi locali per mantenere bassi i livelli di violenza. Quello che è folle e non informare di questo i propri alleati".
Altri due ufficiali Nato hanno raccontato al quotidiano britannico che nell'estate dell'anno scorso le truppe francesi che subentrarono a quelle italiane nel controllo del distretto di Surobi, a est di Kabul, non sapendo che i talebani erano stati tenuti buoni dagli italiani a suon di dollari, "pensarono di trovarsi ad operare in una zona tranquilla, dove gli italiani usavano portare i giornalisti per mostrare il successo delle loro operazioni umanitarie volte a conquistare il cuore e le menti degli afgani".

La smentita del governo. La Russa: "Spazzatura". "Ancora una volta il giornale londinese raccoglie spazzatura", la secca smentita del ministro della Difesa, Ignazio La Russa. "Il Governo Berlusconi - aggiunge una nota di Palazzo Chigi - non ha mai autorizzato né consentito alcuna forma di pagamento di somme di danaro in favore di membri dell'insorgenza di matrice talebana in Afghanistan, né ha cognizione di simili iniziative attuate dal precedente governo. A riprova di ciò, è sufficiente ricordare che soltanto nella prima metà dell'anno 2008 i contingenti italiani schierati in Afghanistan hanno subito numerosi attacchi e, specificamente nell'area del distretto di Surobi, il 13 febbraio 2008, nel corso di uno di questi è rimasto ucciso il Sottotenente Giovanni Pezzullo. Si esclude altresì - prosegue la nota - che l'ambasciatore degli Stati Uniti a Roma abbia, all'inizio del mese di giugno 2008, inoltrato al governo italiano un formale reclamo da parte del suo Paese in relazione ad ipotetici pagamenti in favore dell'insorgenza talebana".


Luciana P. Pellegreffi

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