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27.7.09

BIOETICA E CLONAZIONE - 1

Affrontiamo questo non facile argomento dal punto di vista dei laici con la documentazione disponibile sul sito UAAR, per dare voce anche ad un'altra visione del tema troppo spesso evitata volutamente dai media. Coerentemente con la Costituzione, ricordiamo che la Repubblica Italiana è uno Stato laico.
Qui la prima parte.

Decenni di ricerche biologiche compiute nell’anonimato sono state spazzate via, agli occhi dell’opinione pubblica, dalla “clonazione” della pecora Dolly, avvenuta nel 1997. L’avvenimento ha come al solito scatenato polemiche, dibattiti e interventi interessati, generando alla fine una notevole confusione. Un caos che si manifesta sin dall’abuso del termine “clonazione” che, scientificamente, non indica altro che la coltivazione e la moltiplicazione delle cellule, mentre sui media è invalsa l’abitudine di utilizzarlo per indicare individui identici, un po’ come per la produzione di fotocopie o per il copia-incolla effettuato col personal computer. Anche sull’utilizzo del termine «embrione» vi è un’assoluta confusione tra quello che dice la scienza, quello che sostengono i cattolici e quello che passa per i mass media.
Il risultato è la diffusa ignoranza sulla questione e un notevole senso di paura ingenerato nella popolazione dalla paventata possibilità di generare masse di esseri umani geneticamente identici.
Cercando di fare chiarezza, abbiamo anche redatto un
piccolo glossario al quale rimandiamo per i termini tecnici utilizzati in questa scheda.

LA POSIZIONE DELLA SCIENZA: QUALE PROGRESSO ATTRAVERSO LA RICERCA


La cellula staminale, in presenza di determinati impulsi, può differenziarsi e moltiplicarsi così da ricomporre i tessuti di vari organi, deterioratisi in seguito a una malattia o a una malformazione congenita.
Perché si raggiunga questo scopo, sono allo studio principalmente due metodi:

clonazione terapeutica per via embrionale: si elimina il nucleo di uno zigote umano fecondato, si sostituisce con quello prelevato dalle cellule del paziente, si crea un pre-embrione dal quale si isolano immediatamente delle cellule staminali che, cresciute in vitro, mantengono la totipotenza anche per anni;

trasferimento nucleare da cellule somatiche: dal paziente sono prelevate alcune cellule sane che vengono messe a coltura in vitro, moltiplicate e iniettate nel paziente stesso per rigenerare specifici tessuti.
Questo secondo metodo è molto più costoso: inoltre, al momento, il suo utilizzo sembra più impegnativo e offre minori garanzie rispetto al primo.
Si calcola che almeno dieci milioni di italiani siano affetti da malattie potenzialmente curabili attraverso le cellule staminali embrionali: la casistica interessata spazia dai trapianti di midollo e di epidermide al diabete alle malattie neurovegetative (Parkinson e Alzheimer). Si intravedono possibilità di utilizzo anche per i pazienti sottoposti a trattamenti chemioterapici, allo scopo di rinnovare i tessuti danneggiati dall’applicazione.

LA POSIZIONE CATTOLICA: L’EMBRIONE È UN ESSERE UMANO

Nel febbraio 1987 la Congregazione per la Dottrina della Fede pubblicò l’Istruzione
Il rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione, meglio nota come Donum Vitae, nella quale il passaggio decisivo sottolineava come «l’essere umano è da rispettare, come una persona, fin dal primo istante della sua esistenza»: un concetto condivisibile, se solo i cattolici non facessero coincidere il «primo istante» con la fecondazione.
Conseguenza di queste tesi è la richiesta di riconoscimento di personalità giuridica per gli embrioni e il divieto di utilizzarli, o generarli apposta, per la ricerca scientifica.
Tali posizioni sono state ribadite anche recentemente dalla
Dichiarazione sulla produzione e sull’uso scientifico e terapeutico delle cellule staminali embrionali umane, diffuso dalla Pontificia Accademia della Vita il 24 agosto 2000: esse vengono presentate con una base scientifica che, alle strette, si riduce al documento Identità e statuto dell’embrione umano redatto nel 1989 dall’Università Cattolica romana.
Va ricordato, per completezza di informazione, che Giovanni Paolo II, presenziando al diciottesimo congresso di trapiantologia il 30 agosto 2000, ha perorato come via alternativa la tecnica degli xenotrapianti, ovvero l’uso di organi provenienti da specie animali, non privo di rischi (la rivista Nature ha contemporaneamente diffuso la notizia che i virus PERV dei maiali, innocui per essi, provocano invece leucemie negli esseri umani).
Al fine di giustificare queste nette posizioni di chiusura, il cardinale Castrillon Hoyos è arrivato a formulare un originale versione del concepimento di Gesù, «uno zigote con una dotazione cromosomica propria, nel quale c’era il verbo di Dio... in seguito alla divina azione soprannaturale di fecondazione di un ovulo».
Queste opinioni dimenticano sia quanto sostenuto dai padri della Chiesa (alcuni dei quali giustificavano l’aborto fino al terzo mese), sia da Tommaso d’Aquino, il quale sostenne che la «persona è sostanza individuale di natura razionale» (e la corteccia cerebrale dell’embrione si forma solo parecchi giorni dopo il concepimento), che nel supplemento alla Summa Teologica (80, 4) scrisse anche che gli embrioni non parteciperanno alla risurrezione della carne, prima che in essi sia stata infusa. Ancor più recentemente Jacques Maritain, il più importante filosofo cattolico del Novecento, ha detto che «ammettere che il feto riceva l’anima è un’assurdità filosofica».
Sull’inconsistenza logica delle tesi cattoliche è disponibile, sul sito UAAR, un documento di
Marco Musy.

LA POSIZIONE DELLA SCIENZA: PRIMA DEL QUATTORDICESIMO GIORNO NON SI PUÒ PARLARE DI EMBRIONE

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stabilito che, dopo la fecondazione e fino all’incirca al quattordicesimo giorno, il prodotto del concepimento potrebbe dividersi dando vita a un parto con più nascituri. Inoltre, allo stato dell’arte non sappiamo quali cellule formeranno la placenta e quali il nascituro: ragion per cui è stata formulata la nozione di pre-embrione, volta a identificare l’organismo in questa prima fase del suo sviluppo.
Lo scienziato scozzese Jan Wilmut, il «padre» di Dolly, ha affermato che «l’embrione diventa persona con la nascita, il momento in cui si taglia il cordone ombelicale ed entra in funzione il sistema nervoso».
Il premio Nobel italiano Rita Levi Montalcini ha ribadito il concetto: «sono del parere che lo zigote (l’ovocita fecondato) allo stadio di morula o di blastula (i primi stadi di moltiplicazione delle cellule dopo la fecondazione) non sia una persona. Ogni cellula di questi elementari aggregati può infatti generare a sua volta una persona completa. In altre parole ritengo che, prima dell’inizio della differenziazione, cellule totipotenti non possano essere considerate un individuo».
Senza la fede, nessuno può ragionevolmente pensare che un gruppo indifferenziato di cellule sia già un individuo. Il problema, comunque, sarebbe solo di lana caprina se gli embrioni (o i pre-embrioni) non fossero utili proprio per la clonazione terapeutica.
Nel mondo vi sono svariati milioni di embrioni e pre-embrioni criocongelati (solo in Italia si stimano in 30.000), prodotti in soprannumero per le pratiche di fecondazione assistita, e la cui «scadenza» non è scientificamente nota. Milioni di potenziali uomini che non diverranno mai uomini perché nessuno li vuole. Che farne? Per la Chiesa cattolica non si devono toccare, al massimo adottare, tanto da spingere il Comitato Nazionale di Bioetica a emanare un provvedimento ad hoc.
Il premio Nobel per la medicina Edmond Fischer ha dichiarato in proposito che «quel che è veramente immorale, e persino idiota, è non usare le nostre conoscenze di scienza e biologia per curare le malattie e aiutare l’umanità».
Qualcuno, interessatamente, arriva anche a fare confusione tra clonazione umana e clonazione cellulare: non sa o non ricorda che i cloni già esistono in natura, e sono i gemelli monozigoti. Tra loro non vi è minore differenza di quella che vi è tra una matrice e un clone.

ALL’ESTERO SI VA AVANTI…

Molti governi hanno identificato nella clonazione cellulare non solo una strada per risolvere una quantità notevole di problemi nel campo della medicina, ma anche un mezzo per far progredire la ricerca biologica nella propria nazione.
Danimarca, Svezia e persino la cattolicissima Spagna si sono date da tempo leggi che autorizzano la ricerca sugli embrioni: in Danimarca è stata consentita anche la creazione di embrioni a uso scientifico.
Nel Regno Unito il 19 dicembre 2000 il parlamento ha approvato il Rapporto Donaldson, già presentato il 17 agosto dal primo ministro Tony Blair, dando il via libera alla clonazione di embrioni umani per scopi scientifici. Confermando da un lato il divieto alla clonazione umana «a scopo riproduttivo», il provvedimento ha autorizzato invece la creazione di embrioni a scopo scientifico.
Una settimana dopo i britannici anche il governo USA ha deciso nuove norme, basate sull’esplicita affermazione che le cellule staminali non possono essere considerate «umane». L’impiego di materiale abortivo è stato autorizzato mentre la produzione di embrioni è stata vietata: conseguentemente si potranno usare solo embrioni congelati creati per le cure di fertilità e in eccedenza rispetto ai fabbisogni delle cliniche. «Possiamo cambiare il futuro dell’umanità», disse l’allora presidente Clinton annunciando la decisione. Gli studi, bloccati dal suo successore George W. Bush, sono stati nuovamente legalizzati (e finanziariamente supportati) da Barack Obama all'indomani del suo indiamento.
Anche il cancelliere tedesco Schröder ha affermato, il 20 dicembre 2000, che «ci si deve anche chiedere se non sia giusto permettere anche in Germania le tecniche della selezione genetica degli embrioni attualmente vietata qui ma consentita altrove».
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