L’Italia è retrocessa nella categoria dei paesi “parzialmente liberi”, nell’annuale classifica sulla libertà di stampa stilata dall’organizzazione internazionale Freedom House.
Tra le cause della retrocessione, relativa agli eventi dell’anno 2008, il rapporto cita il ritorno al governo di Silvio Berlusconi, un aumento di azioni legali contro i giornalisti e le minacce del crimine organizzato.
Il rapporto 2009, presentato a Washington, vede l’Italia come unico paese europeo, insieme alla Turchia, a retrocedere dalla categoria dei “paesi liberi” a quella dei paesi dove la libertà è “parziale”.
In Italia la situazione è peggiorata, afferma Karin Karlekar di Freedom House, “per l’aumento del ricorso ai tribunali e alle denunce per diffamazione per limitare la libertà di espressione e anche per l’aumento di intimidazioni fisiche ed extralegali da parte sia del crimine organizzato, sia di gruppi di estrema destra”.
Il rapporto cita poi “preoccupazioni” per la proprietà dei mezzi d’informazione e afferma che “il ritorno al ruolo di premier del magnate Silvio Berlusconi ha risvegliato i timori sulla concentrazione di mezzi di comunicazione pubblici e privati sotto una sola guida”.
Nel resto d’Europa, anche la Grecia ha subito un significativo arretramento, 23° posto, pur mantenendo la valutazione free, poi l'Italia al 24° posto su 25 totali classificata "parzialmente libera" , per ultima la Turchia; nella classifica generale l'Italia si trova al 73° posto dopo Benin e Israele.
Scorgendo la classifica, i Paesi più liberi dell’Europa Occidentale sotto il profilo della libertà di stampa, secondo Freedom House, sono l’Islanda (primo), la Finlandia e la Norvegia (secondi), la Danimarca e la Svezia (quarti). Gli stessi Paesi sono anche in cima alla classifica generale. I primi Paese non europei nella classifica mondiale della libertà di stampa redatta da Freedom House sono la Nuova Zelanda e la Repubblica di Palau, all’undicesimo posto a pari merito con il Liechtenstein. Gli Stati Uniti arrivano solo al ventiquattresimo posto, a pari merito con la Repubblica Ceca e con la Lituania.
Poco più di un terzo dei 195 Paesi esaminati garantiscono attualmente la libertà di stampa: sono classificati “free” solo 70 Stati, il 36% del campione. Sessantuno (il 31%) sono “parzialmente liberi” e 64 (il 33%) sono “non liberi”. Secondo l’indagine, solo il 17% della popolazione mondiale vive in Paesi che godono di una stampa libera.
La situazione è particolarmente peggiorata, oltre che in Italia, nell’Est asiatico, mentre per alcuni Paesi dell’ex Unione Sovietica, del Medio Oriente e del Nord Africa Freedom House parla di vere e proprie intimidazioni nei confronti della stampa libera. Un significativo passo in avanti è stato registrato dalle Maldive, passate dalla categoria “not free” a quella “free” grazie all’adozione di una nuova costituzione che protegge la libertà di manifestazione del pensiero, e al rilascio di un importante giornalista, detenuto in carcere.
Freedom House è un’organizzazione non-profit indipendente fondata negli Stati Uniti nel 1941 per la difesa della democrazia e la libertà nel mondo, la cui prima presidente fu la First Lady Eleanor Roosevelt. L’associazione esamina, attraverso un rapporto annuale, la libertà di stampa in 195 Paesi da quasi 30 anni: il primo rapporto è del 1980.
Luciana P. Pellegreffi
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