Metodo “Marchionne”: depredare, saccheggiare, spolpare. Uno dei più spregiudicati, arroganti e presuntuosi manager italiani, uomo dell’anno (negli USA).
Marchionne come Steve Jobs. «Marchionne l’uomo che ha salvato l’industria dell’auto». E’ il titolone del settimanale TIME (edizione che uscirà in edicola lunedì 12 dicembre).
Scrive il TIME: «Chrysler tre anni fa sull’orlo della bancarotta … Marchionne ha salvato e creato migliaia di preziosi posti di lavoro negli Usa… con le vendite di automobili che in Europa vanno male a causa della crisi economica, Chrysler sta diventando sempre più vitale per la strategia di Fiat…». Sulla stessa lunghezza d’onda anche la rivista Fortune che osanna Marchionne dicendo: «Ha creato un immagine di se stesso che è unica nel panorama dell’industria dell’auto. Un’immagine che in egual misura consiste in humor disarmante, assoluta chiarezza e brutale onestà. Egli mette il merito sopra il rango, l’eccellenza sopra la mediocrità, la concorrenza al provincialismo e la responsabilità alle promesse».
Peccato che Time e Fortune omettano di raccontare come in Italia la Fiat è in avanzato stato di decomposizione. Su Termini Imerese (Palerno) è già calato il sipario con operai dello stabilimento siciliano rispediti tutti a casa, perché dopo 41 anni di attività la Fiat ha smesso di sfornare auto. Stessa sorte all’unità produttiva di Pomigliano D’Arco (Napoli) destinato alla chiusura delle attività. Idem con patate i siti di Melfi (Potenza), Cassino (Frosinone) e Mirafiori (Torino) che boccheggiano perennemente e sui cui aleggia periodicamente lo spettro della graduale dismissione.
Stessa solfa per la Bertone di Grugliasco (Torino). Le istituzioni locali erano convinte che attraverso l'investimento pubblico per l'acquisizione delle aree ex Bertone si sarebbe potuto concordare con Fiat una nuova disponibilità per mantenere a Torino la vocazione produttiva, rilanciando la città come polo dell’automotive. Invece ciccia. Fiat ha rilevato l'azienda sborsando niente. Sulla carta solo 11 milioni di euro per tutto il Complesso Industriale di Grugliasco, una roba che anche l’ultimo dei ragionieri avrebbe valutato almeno 10 volte tanto (v. Fatture Bertone quì allegate e riprodotte). Idem come sopra per i canoni d’affitto. Semplicemente ridicoli (v. Perizia Fugiglando qui allegata e riprodotta). Dulcis in fundo, per disossare bene il bocconcino appena azzannato le più prestigiose auto del Museo Bertone sono state letteralmente s-vendute all’asta a nababbi affamati di chicche vintage. Approposito un pettegolezzo: sapevate che un facoltoso mercante di Montecarlo che si chiama Christian Philippsen cha lucrato sopra beccandosi il 2% di tutte le auto d’epoca s-vendute? (su oltre 5 milioni di euro fate un po’ voi il conto - v. doc. pdf. quì allegato e riprodotto).
Finito il tempo delle promesse e delle illusioni il truce volto del capitalismo alla Marchionne si sta svelando ogni giorno di più in tutta la sua più brutale realtà. L’esistenza dei lavoratori diventa sempre più una corsa ad ostacoli: prepensionamenti, tagli dei salari, chiusura fabbriche, licenziamenti, cassa integrazione da 700 euro al mese. Mentre il Premier Mario Monti (che pure lui a Fiat ha elargito generosamente sussidi per oltre 500 miliardi di vecchie lire) chiede sacrifici a tutti gli italiani, (tranne che - ovviamente - a Marchionne al Vaticano e alle Banche) e a fare i sacrifici sono sempre i più poveri e i disagiati, mentre i manager strafurbi proseguono indisturbati nei loro affari speculativi, collezionando Ferrari a tutto spiano (sergino nostro ne ha un discreto assortimento) con i quattrini degli altri al sicuro in paradisi off-shore.
Forse gli americani ignorano anche che Marchionne per comprare la Chrysler non ha sborsato un solo cent. E’ entrato in Chrysler gratis, arraffando 7 miliardi e mezzo di dollari dal Governo Americano (a costo zero) restituendoli quando s’è nuovamente reindebitato col sistema bancario (4,3 mld di finanziamenti vari e circa 3,2 mld di bond). Un figurone della madonna. Ha ripagato un debito facendone un altro. Finanza creativa da Oscar del Bilancio. Le sue lungimiranti intuizioni finanziarie e la sua visione strategica gli hanno consentito oltretutto di finanziare la sua sopravvivenza negli States senza spendere niente. Ad esempio recentemente ha chiesto - ed ottenuto - 3,5 miliardi di dollari dalla DOE (Dipartimento USA dell’Energia) per finanziare a fondo perduto la “ricerca sui motori elettrici”. Comunque a parte l’elargizione di sti spiccioletti i quattrini per il manager col maglione di cachemire blu non sono mai stati un problema. Non dimentichiamo che sergino nostro in quanto presidente di UBS-Unione Banche Svizzere - una delle più potenti banche elvetiche - è ammanigliato alla grande con le lobby dell’alta finanza e ha dalla sua il top dei hedge fund, di private equity nonché delle merchant bank che contano, come Morgan Stanley, Merrill Lynch, Goldman Sachs, BankAmerica e Citigroup. Gioco facile nel procacciare quattrini, questo è il segreto di Sergio. Come un prestigiatore che tira fuori conigli dal cilindro, senza avere in mano un bel niente di niente. Adesso con le recenti ed ultime operazioni americane (assunto il controllo della casa di Detroit) il cerino bruciato di Fiat & Chrysler è andato tutto in mano alle banche. Poi alcuni si domandano ancora come mai le maggiori agenzie di rating come Moody’s, Standard & Poor, Fitch hanno classificato i titoli FIAT come “Junk” (ovvero “spazzatura”).
Facile salvare Chrysler con i soldi della Casa Bianca. Altrettanto comodo in Italia tenere in piedi FIAT trattandola (di fatto) come fosse un’impresa parastatale da foraggiare a tutti i costi. Si fa bello con i soldi degli altri. Così siamo capaci anche noi a fare gli imprenditori di successo come Marchionne. Lo stesso accattonaggio il mister l’ha fatto in giro per il mondo dove Fiat ha aperto stabilimenti (mai con soldi suoi) come in Polonia, Serbia e Brasile. E pare che adesso tutti adesso, vadano matti per il manager italo-svizzero. Come scemi tutti vogliono il “metodo Marchionne” (ossia “Prendi i soldi e scappa”... dissangui come un vampiro e dopo porti via i coglioni). E’ da deficienti ma è così. Lo Stato del Canada ad esempio ha offerto a Marchionne di finanziare interamente - e a fondo perso - (ovverossia senza alcun impegno alla restituzione dei capitali) la costruzione sul suolo canadese di un grande stabilimento con catene di montaggio dalle dimensioni perlomeno simili a quello della Bertone. Na robina da un miliardo e mezzo di dollari. Ma è ben poca cosa se si pensa che in Italia la FIAT, tra finanziamenti a babbo morto, incentivi alla rottamazione, aiuti di Stato, investimenti nel Mezzogiorno, contributi assistenziali, ammortizzatori sociali, operazioni protezionistiche del mercato, detassazioni, donazioni regionali, aiuti comunitari, agevolazioni fiscali, e quant’altro, il Lingotto ha succhiato al popolo italiano risorse finanziarie immense. Alcuni analisti stimano che la somma complessiva superi abbondantemente i 20 miliardi di euro (quasi na manovra finanziaria di Monti). Soldi a palate senza nessuna certezza per il futuro dei lavoratori. Ecco. Gli unici che hanno scritto qualcosa di sensato su Marchionne sono gli inglesi del settimanale Economist: “In Italia 22mila lavoratori distribuiti su cinque fabbriche producono ogni anno 650mila automobili. Nella principale installazione Fiat in Brasile, appena 9.400 dipendenti ne realizzano 750mila. L’impianto polacco fa ancora meglio: 6.100 lavoratori per 600mila vetture”. Forse è per questo che Fiat sta gradualmente de localizzando. Alla Harvard University s’USA dire brutalmente: “è la legge del Mercato”. In Italia invece si suol dire: “è la legge del più furbo”.
Che tristezza. Fiat capostipite dell' auto italiana, simbolo nel mondo della nostra inventiva ed eleganza, stuprata ed umiliata dall’uomo dell’anno. Lauree, MBA e Master per poi fare tutte ste porcate atomiche. Ma chiamali fessi, la premiata scuderia Marchionne sta smontando le tende proprio ora che il ns. Paese è decotto al punto giusto, non ha più risorse finanziarie da elargire a pioggia e si sta apprestando a richiedere sacrifici anche alle aziende (stimato che nei prossimi mesi la pressione fiscale supererà la soglia del 45%). Tempismo da cronografo svizzero.
Infatti Sergio Marchionne si sta guardando bene dall’investire il suo gruzzoletto nella madre patria e nei suoi titoli carta straccia, invece buttato a capofitto nell’acquisto di cospicui pacchetti azionari della multinazionale del tabacco Philips Morris (di cui è anche membro del Cda).
Così almeno può gettarci un po’ di fumo negli occhi mentre tutte le speranze dei lavoratori se ne vanno in fumo.
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Doc. pdf all.: “Fiat_Marchionne_Bertone”
Doc. pdf all.: “Fatto_Quotidiano_Fiat_Ultima_ Ypsilon”
Doc. pdf all.: “Consulenza_Philippsen_ vendita_Bertone”
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Articoli (più o meno) correlati:
- “Bertone: FIAT ha comprato ferraglia"
- “Bertone: in fumo la collezione d’auto storiche (e la salute dei torinesi)”.
Dal portale Indymedia
Luciana, non voglio difendere Marchionne, ma se noi italiani invece di costruire auto del cavolo, vedi le Alfa Romeo prodotte a Napoli, e a metterci in finta malattia avessimo lavorato di più magari non sarebbe andato a "Salvare l'America", è come se il Sig. "FORD" avesse salvato Termini Imerese e gli altri stabilimenti. Alla fine Marchionne è andato a salvare dove costruiscono auto con una qualità che i nostri operai si sono dimenticati dal 1960! Da appassionato di auto devo dire che molte MATIZ sono assemblate meglio delle ALFA GT!!!
RispondiEliminaCredo che uno dei problemi della fiat sia la mancanza di innovazione (responsabilità dei loro dirigenti) e la qualità/prezzo decisamente sconvniente se consideri, inoltre, che la produzione nazionale dovrebbe avere prezzi concorrenziali, non lo sono nemmeno verso le produzioni di auto europee. Per non calcolare quanti miliardi si sono presi dallo Stato, cioè da noi tutti. Ciao Domenico !
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