Sì alla possibilità per i farmacisti di esercitare l'obiezione di coscienza per non vendere la pillola del giorno dopo, ma, al contempo, va garantito il diritto della donna a ottenere il farmaco richiesto. È la posizione espressa dal Comitato nazionale di bioetica (Cnb) in un parere sull'argomento votato nella seduta svoltasi venerdì scorso. Si tratta di una risposta, spiega il vicepresidente del Cnb Lorenzo D'Avack, «sollecitata dalla deputata dell'Udc Luisa Santolini, in merito all'obiezione di coscienza che può essere invocata dai farmacisti per non vendere prodotti farmaceutici per i quali non si può escludere la possibilità di un meccanismo di azione che porti all'eliminazione dell'embrione», sia pure non ancora annidato nell'utero materno. Nel parere, ha sottolineato D'Avack, «non è stata raggiunta un'unanimità di opinioni, tuttavia è emersa una maggioranza a favore dell'obiezione di coscienza per i farmacisti». I membri del Cnb si sono invece espressi all'unanimità nel sollecitare, nell'ipotesi in cui il Legislatore dovesse riconoscere la possibilità di obiezione di coscienza per tale categoria, la previsione di un sistema organizzativo che consenta comunque alla donna che ne faccia richiesta di ottenere la pillola del giorno dopo. È cioè «indispensabile» ha affermato D'Avack «che lo Stato preveda degli strumenti che consentano sempre e comunque alla donna di poter realizzare la propria richiesta farmacologica, perché la donna non riceva appunto un danno dal diritto di obiezione di coscienza eventualmente riconosciuto ai farmacisti».
Farmacista33
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