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11.2.11

ALLONS ENFANTS DE LA PATRIE



“Destra” e “sinistra” sono di fatto, oggi, parole che vengono spesso usate con scopo ingiurioso e/o per fomentare odio e paura associandovi alla prima il fascismo e alla seconda il comunismo; totalitarismo de noantri il primo, fuori dai confini italici il secondo, e per giunta con l’aggravante, sempre denunciato, di usare i bambini come pietanza alimentare. Oggi i bambini invece vengono mangiati idealmente solo dopo essere morti, dall’ignoranza e dalla grettezza di stolti individui in camicia verde che invece di ringraziare di poter avere un’opportunità per alzare la loro flaccida dignità di uomini preferiscono rimanerci seduti sopra durante un minuto di raccoglimento per la morte in un rogo di 4 bambini solo perchè avvenuta in un campo rom e non tra quattro confortevoli mura domestiche rigorosamente italiche, o da rappresentanti del genere Homo sapiens, sottogenere Maioles, che dichiarano di vedere nei loro cani esseri viventi più degni di ammaestramenti dei rom, forse perché il sottogenere Maioles rappresenta l'anello di congiunzione proprio con il genere canis, genere notoriamente incline all’ammaestramento ma dotato di un senso della fedeltà mancante al sottogenere Maioles essendo stato questo sottospecie di Uomo, prima con i Radicali, poi con Rifondazione Comunista, poi ancora con Forza Italia ed infine con Futuro e Libertà.In definitiva, pertanto, se c’è grande confusione sotto il cielo italico c’è ancora più grande tristezza, tristezza che aumenta quando si sente mettere in via prioritaria tra le grandi questioni sociali dell’Italia lo stato della giustizia dimenticandosi di mettere la situazione di quelle persone che non arrivano a fine mese, dei precari che non hanno presente e nemmeno futuro date le pensioni che matureranno, di quell’intera generazione di giovani che per il solo fatto di non avere uno “zio” importante e madre lingua inglese sono eliminati dai giochi salvo poi avere la fortuna di sposare un uomo/donna ricca. Che fare ? Tiriamo a sorte ? No, ci concentriamo sulla giustizia !

E’ dal 1989, dapprima timidamente poi sempre più sfacciatamente, che si cerca, un giorno sì e l’altro pure, di sbarazzarsi delle parole “destra” e sinistra” dal vocabolario politico italiano. C’è chi lo fa per distaccarsi dai propri trascorsi politici di partito sentiti, improvvisamente, gravi e grevi essendo cambiato il vento che per alcuni non soffia più e per altri soffia talmente forte da spegnere una fiamma, e c’è chi lo fa per salire, o almeno per provare a farlo, sul carro di uno o dell’altro suggerendo che quello stesso carro può essere trainato anche senza buoi. E’ talmente forte, continua e martellante la critica sull’uso delle parole “destra” e sinistra” che ci si trova inibiti ad usarle anche per una semplice indicazione stradale.

Ma se le parole hanno un senso hanno ancor prima un'origine, spesso dimenticata, non raramente ignorata. La Rivoluzione francese nel 1789 vide contrapposti da una parte l’aristocrazia e l’alto clero e dall’altra il Terzo Stato ossia tutti coloro che non godevano di alcuno dei privilegi di cui godevano i primi. Il Terzo Stato era rappresentato dalle classi popolari urbane e rurali, la piccola e media borghesia (artigiani, finanzieri, commercianti, avvocati, notai, professori, medici, magistrati non innobiliti) e l’alta borghesia (armatori, finanzieri, appaltatori generali e banchieri).

Alla convocazione degli Stati Generali da parte di Luigi XVI, divenuta Assemblea Costituente, gli aristocratici sedevano a destra, al centro sedevano gli “anglomani” (coloro che si richiamavano al modello costituzionale inglese), vicini alla destra aristocratica, e i costituzionali (La Fayette era il loro capo più noto). Infine a sinistra sedevano i giacobini (dal nome dell’ex convento di domenicani che costituiva la loro sede) che comprendeva un ala moderata (guidata dal Barnave e dal De Lameth) vicina alle posizioni dei “costituzionali” e un’ala più estrema (guidata da Desmoulins e Robespierre) che difendevano gli interessi del popolo e volevano il suffragio universale.

La Rivoluzione francese scoppiò quando unitamente ad un periodo di crescita demografica che durava da quasi cinquanta anni, grazie anche alla scomparsa delle grandi carestie che avevano funestato il regno nell’epoca precedente, ci fu un’espansione della domanda di beni di consumo con un consequenziale rialzo dei prezzi non essendovi il controbilanciamento dell’espansione dell’offerta essendo l’agricoltura, fonte dei beni suddetti, ancora soggetta ad un regime feudale. A ciò si aggiunga che il re per ingraziarsi i nobili concedeva sempre maggiori privilegi ai secondi che inasprivano ulteriormente il regime feudale delle proprie terre in un circolo vizioso che andava a stringere sempre più il cappio introno al collo delle classi popolari rurali ripercuotendosi di riflesso anche sulle condizioni delle classi popolari urbane. Stesso discorso per l’alto clero, altra categoria nelle grazie del sovrano, che sulla riscossione della decima e la proprietà fondiaria basava il suo potere.

In definitiva in Assemblea Costituente la sinistra ma anche parte del centro facevano sentire, per la prima volta nella storia, anche la voce dei derelitti della società, dei bistrattati, dei senza dimora, di tutti coloro che subivano la triste sorte non perché incapaci ma perché soggiogati dal privilegio concesso ai pochi dall’alto. Questa era l’origine della parola "sinistra" e "destra".

Ecco allora che, esattamente 222 anni dopo, si stanno, lentamente ma inesorabilmente, ripresentando le stesse condizioni economiche e sociali dell’epoca, con la sola variante che il Terzo Stato oramai è scisso in due tronconi, il primo, rappresentato dall’alta borghesia definita non più dal ruolo nella società ma dal soldo, e il secondo, da tutti gli altri che non raramente subiscono la mala sorte per i privilegi dei primi, questa volta ottenuti non dall’alto ma grazie ad un sistema politico, basato sul nepotismo e il clientelismo, che si autoalimenta.

Vi sono oggi tutte le condizioni economiche e sociali per la nascita di una nuova sinistra, storicamente intesa, che, andando oltre l’esperienza fallimentare del comunismo, del socialismo, dei vari nazionalismi ma anche di molte pratiche liberiste e neoliberiste, possa soffiare sulle ceneri della società contemporanea bruciata dal falso individualismo, diverso da quello che il liberista Von Hayek definiva “vero” che nasceva come risultato inintenzionale di azioni umane volte ad altri scopi, fondamento della democrazia e soprattutto negazione dei privilegi.

Alessandro Cascone


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