Concita De Gregorio |
MILANO - Non c'è storia. Questa volta la misura è colma. E' l'urlo di “se non ora quando?”, dell'indignazione femminile che si sta organizzando per domenica 13 febbraio 2011 in tutte le maggiori piazze italiane.
Un coro femminile nato, sulla scia dell'ennesimo scandalo del premier, che vede in primo piano l'indecenza di un vecchio di 74 anni che si “accompagna” a ragazzine di 50 anni più giovani. Non è bigottismo, nè moralismo, ma solo una richiesta di rispetto e di dignità per quante non credono al facile guadagno e lottano ogni giorno per difendere le proprie famiglie da collassi economici, elemosinano un posto di lavoro o accettano contratti indecenti.
È un no secco all'allineamento di quanti vogliono la donna un giocattolo di divertimento da comprare, da usare, da sfruttare, o da offrire.
Un no imperativo alla rappresentazione di un Paese di corpivendole. Che si sappia l'italiana lavora, e affronta la fatica senza paura dentro e fuori casa. Che si esalti la cittadina italiana che contribuisce sull'economia del paese sudando del proprio lavoro spesso sottopagato. L'italiana è la donna eroicamente forte, perseverante, di tempra che si adopera incondizionatamente senza “scorciatoie”.
Che emergano e vengano riscattate le paladine dei nostri tempi, protagoniste di vissuti difficili di cui nessuno sa nulla, perchè senza luci di ribalta.
È un no secco all'allineamento di quanti vogliono la donna un giocattolo di divertimento da comprare, da usare, da sfruttare, o da offrire.
Un no imperativo alla rappresentazione di un Paese di corpivendole. Che si sappia l'italiana lavora, e affronta la fatica senza paura dentro e fuori casa. Che si esalti la cittadina italiana che contribuisce sull'economia del paese sudando del proprio lavoro spesso sottopagato. L'italiana è la donna eroicamente forte, perseverante, di tempra che si adopera incondizionatamente senza “scorciatoie”.
Che emergano e vengano riscattate le paladine dei nostri tempi, protagoniste di vissuti difficili di cui nessuno sa nulla, perchè senza luci di ribalta.
C'è una dignità rubata e calpestata. Ognuna scenderà in piazza e porterà con se le proprie ragioni, tutte coese, da nord a sud, hanno capito che devono difendere se stesse dallo scempio mediatico.
Madri, figlie, sorelle, nonne, tutte accomunate dal fatto che è giunta l'ora di mettere la parola "stop" all'irrispettosa figura femminile tette-culo di spot pubblicitari e serate bunga bunga.
Un coro di basta alla porno-politica, alla mercificazione di minorenni, alla ridicolizzazione del paese. La scintilla è nata grazie a un appello di Concita de Gregorio sull'Unità, che ha visto le prove generali il 5 febbraio in piazza della Scala a Milano, dove moltissime donne, avvolte da sciarpa bianca, hanno risposto alla chiamata. Lucrezia Lante Della Rovere, Franca Rame e Concita, quel sabato pomeriggio da donne hanno parlato alle donne. Esultanti le presenti si sono ripromesse che era solo l'inizio, e con sospiri di sollievo hanno esclamato: “era ora!”. Dopo l'ennesimo disgustoso rigurgito politico, la coscienza femminile si desta dopo un letargo di quasi 30 anni. Uno slogan, nato per gioco, racconta l'assenza e il ritorno: “Tremate, tremate le donne son tornate” un altro di presagio “chi di donna ferisce di donna perisce”.
Madri, figlie, sorelle, nonne, tutte accomunate dal fatto che è giunta l'ora di mettere la parola "stop" all'irrispettosa figura femminile tette-culo di spot pubblicitari e serate bunga bunga.
Un coro di basta alla porno-politica, alla mercificazione di minorenni, alla ridicolizzazione del paese. La scintilla è nata grazie a un appello di Concita de Gregorio sull'Unità, che ha visto le prove generali il 5 febbraio in piazza della Scala a Milano, dove moltissime donne, avvolte da sciarpa bianca, hanno risposto alla chiamata. Lucrezia Lante Della Rovere, Franca Rame e Concita, quel sabato pomeriggio da donne hanno parlato alle donne. Esultanti le presenti si sono ripromesse che era solo l'inizio, e con sospiri di sollievo hanno esclamato: “era ora!”. Dopo l'ennesimo disgustoso rigurgito politico, la coscienza femminile si desta dopo un letargo di quasi 30 anni. Uno slogan, nato per gioco, racconta l'assenza e il ritorno: “Tremate, tremate le donne son tornate” un altro di presagio “chi di donna ferisce di donna perisce”.
L'appello alla manifestazione del 13 corre in rete, un po in tv e nei giornale, ma anche nel passa parola fuori dalle scuola e nei posti di lavoro. Fervono i preparativi. C'è entusiasmo, volontà di lavorare e di costruire, desiderio di condivisione e cooperazione. Non esiste ceto sociale, indirizzo politico o religioso che tenga. Sono tutte donne. E quello che il 5 febbraio sembrava essere un raduno di turno, si è trasformato nell'attesa nuova era che parlerà di politica di genere, di storie vere, di sofferenza e di successi.
Sono tempi strani e tempi duri per le donne, ma queste italiane hanno la fibra e soprattutto una dignità da difendere, che non è in vendita.
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