NEW DELHI - Il Dalai Lama progetta di ritirarsi "fra alcuni mesi" a vita privata con la speranza di poter ritornare un giorno in patria. Lo ha rivelato lui stesso a New Delhi. Intervistato in un programma della tv indiana CNN-IBN, il Dalai Lama, che ha 76 anni, ha detto che una decisione definitiva sarà presa solo dopo consultazioni con i dirigenti politici del movimento e con il Parlamento in esilio. Al giornalista che gli ha chiesto di commentare le congetture su un suo possibile ritiro, il Dalai Lama ha risposto senza esitare: "Credo, sì credo, che mi ritirerò entro sei mesi". Dopo aver indicato di aver già "brevemente accennato ai dirigenti politici le mie intenzioni", ha aggiunto che in questo non c'é nulla di drammatico perché fin dal 2001 il movimento tibetano in esilio ha messo in funzione un meccanismo in base a cui le decisioni più importanti vengono assunte dalla leadership politica. "Anche per questo - ha concluso - la mia posizione è già di 'quasi pensionato', e quindi affinché questa forma di democrazia introdotta funzioni nel miglior modo possibile, ho pensato che mi sentirei meglio se io non fossi più coinvolto in alcun modo in queste attività".
Riconosciuto a soli due anni come il potenziale Dio vivente, dichiarato a 15 anni capo politico e spirituale dei tibetani di fede buddista, il Dalai Lama, 76 anni, incarna le speranze di sei milioni di persone che vivono in Tibet o in esilio. Rispettato nel mondo intero, ricevuto dai capi di Stato, è accusato dalle autorità cinesi di essere un "secessionista", anche se ha rinunciato a chiedere l'indipendenza del Tibet e si batte per una vera autonomia regionale in cui sia garantita la libertà di culto.
Nato il 6 luglio 1935 in una famiglia di contadini nel Nord-est del Tibet, è un giovane monaco quando, nel 1950, la Cina invade il Tibet. Pur non avendo l'età canonica per assumere il potere, Tenzin Gyatso - questo il nome della 14° reincarnazione - prende in mano le sorti del Tibet e tratta direttamente con Mao Zedong. Nel 1959, dopo la brutale repressione della rivolta dei monaci a Lhasa, la capitale del Tibet, il Dalai Lama clandestinamente trova riparo in India insieme a ventimila suoi compatrioti.
L'allora premier indiano Jawaharlal Nehru concede agli esuli Dharamsala e il vicino villaggio di McLeod Ganj. A differenza di altri movimenti di liberazione per il Tibet che combattono con le armi contro gli aggressori, il Dalai Lama adotta la strategia della non violenza. Per questo nel 1989 gli viene conferito il premio Nobel per la pace. Il 2008, l'anno delle Olimpiadi di Pechino, il passaggio della fiaccola olimpica in diversi Paesi del mondo viene salutato dalle accese proteste degli attivisti dei diritti umani.
Nato il 6 luglio 1935 in una famiglia di contadini nel Nord-est del Tibet, è un giovane monaco quando, nel 1950, la Cina invade il Tibet. Pur non avendo l'età canonica per assumere il potere, Tenzin Gyatso - questo il nome della 14° reincarnazione - prende in mano le sorti del Tibet e tratta direttamente con Mao Zedong. Nel 1959, dopo la brutale repressione della rivolta dei monaci a Lhasa, la capitale del Tibet, il Dalai Lama clandestinamente trova riparo in India insieme a ventimila suoi compatrioti.
L'allora premier indiano Jawaharlal Nehru concede agli esuli Dharamsala e il vicino villaggio di McLeod Ganj. A differenza di altri movimenti di liberazione per il Tibet che combattono con le armi contro gli aggressori, il Dalai Lama adotta la strategia della non violenza. Per questo nel 1989 gli viene conferito il premio Nobel per la pace. Il 2008, l'anno delle Olimpiadi di Pechino, il passaggio della fiaccola olimpica in diversi Paesi del mondo viene salutato dalle accese proteste degli attivisti dei diritti umani.
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