Paolo Farinella
Al presidente del consiglio dei ministri
Palazzo Chigi - Ufficio Bunga-bunga
Venuto a sapere del suo sconfinato cuore mi rivolgo a lei per avere un aiuto che certamente non mi negherà. Nella conferenza stampa del 28 ottobre 2010, lei ha detto testualmente: «Sono una persona di cuore e mi muovo sempre per aiutare chi ha bisogno di aiuto», riferendosi a Karima Keyek, in arte Ruby, una marocchina, minorenne e accusata di furto e di non sappiamo ancora cos’altro. Lei ha telefonato alla questura di Milano e subito come d’incanto tutte le accuse sono cadute e la pulzella minorenne e marocchina è stata rilasciata, accompagnata dall’avvocato Luca Giuliante legale di Lele Mora e di Formigoni Roberto che l’ha affidata alla sua igienista dentale Nicole Minetti, 25 anni, consigliere regionale «per meriti patriottici cesarei». Quando si dice che Dio li fa e loro si accoppiano per attrazione irreversibile.
le segnalo due carcerati, uno napoletano e l’altro marocchino che stanno per lasciare il carcere dove hanno scontato la pena perché nessuno ha telefonato in questura all’epoca dei fatti e, peggio per loro, non erano minorenni né nipoti di Mubarak. Per la privacy non rivelo i nomi, ma lei potrà fare riferimento a me. Se il suo interessamento, come sono sicuro, andrà in porto, le farò avere anche moltissimi altri nomi di carcerati sia italiani che marocchini e – perché no? – senegalesi, indiani, sudanesi, latinoamericani, romeni, lituani, polacchi, ecc. ecc. tutte persone nella stessa identica condizione di Ruby «Rubacuori»: senza permesso di soggiorno, minorenni e maggiorenni (non sottilizziamo!), tutti fuori legge secondo la legge varata da lei e dal suo governo.
le segnalo due carcerati, uno napoletano e l’altro marocchino che stanno per lasciare il carcere dove hanno scontato la pena perché nessuno ha telefonato in questura all’epoca dei fatti e, peggio per loro, non erano minorenni né nipoti di Mubarak. Per la privacy non rivelo i nomi, ma lei potrà fare riferimento a me. Se il suo interessamento, come sono sicuro, andrà in porto, le farò avere anche moltissimi altri nomi di carcerati sia italiani che marocchini e – perché no? – senegalesi, indiani, sudanesi, latinoamericani, romeni, lituani, polacchi, ecc. ecc. tutte persone nella stessa identica condizione di Ruby «Rubacuori»: senza permesso di soggiorno, minorenni e maggiorenni (non sottilizziamo!), tutti fuori legge secondo la legge varata da lei e dal suo governo.
Lei, con il suo buon cuore non potrebbe fare una telefonata a Masi, a Confalonieri, a Lele Mora, ad Anemone, all’Impregilo, a suo fratello Paoletto per trovare intanto a questi due miei «raccomandati» un lavoro e anche un domicilio? Questi ragazzi si accontentano di qualsiasi soluzione purché gli permetta di vivere. Purtroppo non sono disposti a frequentare il «letto di Putin» perché sono avversano il comunismo e dicono che Putin è veramente un comunista antidemocratico. Lei, però, con il suo buon cuore, saprà passare sopra a queste debolezze ideologiche perché se lei li sistemerà con una telefonata adeguata, piano, piano, lemme, lemme, forse un giorno si ravvedranno e potrebbero anch’essi partecipare al «bunga-bunga». Penserà mons. Rino Fisichella, vescovo di straordinaria umanità e comprensione a trovare il giusto «contesto» .
Sig. presidente,
siccome c’è una legge, varata dal suo governo e voluta da lei e da Bossi/Fini/Maroni, che punisce gli immigrati clandestini, specialmente africani – e io non voglio che lei infranga un solo comma di qualsiasi legge – il suo ministro spray, Frattini, potrebbe chiedere a Mohammed VI, re del Marocco, se non li facciamo passare per suoi lontani cugini? Non dico Mubarak che è già impegnato con lei. In questo modo salviamo la legge contro gli immigrati e il suo buon cuore può fare una ottima azione da statista quale lei è. Pensi un po’! L’Italia governata dal re buono del bunga-bunga: le marocchine che lo incontrano fanno bingo! La prego solo di non farne cenno ai suoi amici Bossi/Maroni, altrimenti l’accoppiata maliziosa sarebbe capace di mandare la polizia e i miei «protetti», ormai anche suoi «beneficati», resterebbero ancora in carcere per molto tempo. Lei lo sa bene che gli invidiosi Maroni/Bossi/Trota, graziosamente, sparerebbero agli immigrati che si azzardassero a venire in Italia a togliere il pane di bocca ai nostri figli, anzi ai nostri nonni, vista l’età media della popolazione.
In attesa di un suo interessamento, porgo cordiali saluti e la prego di accettare la mia professione di fede in lei che è la persona di cuore più buona del mondo. Oh, come siamo fortunati noi in Italiana ad averla come principe del bunga-bunga! Siamo tutti da invidiare! Se dovesse passare per Genova, mi avverta per organizzarle un veloce e simpatico, ma trionfale Bunga-bunga a cui inviterei le autorità civili, militari e religiose. E’ il minimo che potrei fare per lei che è così buono, espressione genuina e limpida del partito dell’amore, anche con minorenni! Che genio! Che originale! Che birichino! Sua mamma potrebbe essere orgogliosa di lei, così devoto al santo padre e agli eminentissimi cardinali che hanno già trovato il «contesto» giusto perché lei possa tranquillamente violentare le minorenni, marocchine e italiane non importa, purché minorenni pronte per la santa carriera a sacrificare quello che resta della propria verginità sull’altare del drago affamato di giovani carni. Come è buono, lei! Quasi, quasi mi commuovo davanti a tanto tenerume! Ha sbagliato carriera: poteva fare il prete!
Mi saluti, per favore, il suo devoto poeta, Sandro Bondi, uomo di elevata cultura: sta chiudendo i teatri per sviluppare esperienze internazioni, nazionali e anche personali del bunga-bunga per tutti. Che carino, lui! Dove lo trova un altro come lui? Nemmeno nel paese del Bunga-bunga.
Paolo Farinella, prete (segue indirizzo)
Lettera ai cardinali Bagnasco, Bertone, Ruini e al vescovo mons. «Contesto» Fisichella
di Paolo Farinella, prete
Genova, 29-10-2010
Signori cardinali, signor vescovo,
Vi accludo la lettera che ho inviato al presidente del consiglio pro tempore, Silvio Berlusconi, sul nuovo scandalo che sta riempiendo le pagine dei giornali e media di tutto il mondo, degradando ancora l’Italia, se fosse mai possibile, più in basso del fondo. Il caso Casoria e la minorenne che lo chiama «papi» del maggio scorso non è più un caso isolato; ormai ne abbiamo la certezza: l’uomo frequenta minorenni, le paga, le coccola e le usa. In questo modo, come dice mons. Fisichella si crea «il contesto» perfetto del ricatto di un capo di governo.
Berlusconi ostenta la religione cristiana e molti preti prezzolati dichiarano che è un benefattore (sfido io, prendono soldi da lui!), mentre costui ha un debole per le minorenni, carne giovane da immolare sull’altare della sua arroganza maschilista e degenere, un drago affamato di sacrifici di giovani vergini che potrebbero essere sue pronipoti. Berlusconi ha varato una legge contro gli immigrati che, se senza permesso di soggiorno, vengono rimpatriati, e non importa se perdono anche la vita. Ora lui salva dalla «grinfie» della polizia che esegue una legge fatta da lui e dai suoi soci Fini/Bossi/Maroni, chiedendo che venga rilasciata una marocchina perché «nipote di Mubarak», sapendo di mentire come è costume dell’uomo che è la menzogna personificata.
Signori cardinali, signor vescovo «Contesto»,
questo è l’uomo che voi avete appoggiato sostenuto e fatto vincere alle elezioni. Questo è l’uomo che i signori cardinali Bertone e Ruini hanno invitato a pranzo/cena, il primo per non farlo cadere in parlamento, dopo la cacciata di Fini; il secondo per concordare la strategia per fare vincere la Polverini alla regione Lazio e fare perdere Emma Bonino. Per ora, è spettatore smarrito il cardinale Bagnasco al quale non resta che la prima colazione o la merenda. Questo è l’uomo che i cattolici di Comunione e Liberazione difendono a spada tratta come liberale, cattolico, capo di governo e uomo di panza per il suo alto tasso di eticità. Mai mistificazione fu così evidente e chiara, se lo stesso cardinale Scola per non condannare i comportamenti immorali dell’uomo al Meeting di Rimini se la prende con i «moralisti» che poi sarebbero quelli che difendono la dignità delle cariche istituzionali e la dignità della religione cattolica insieme alla dignità di uno Stato laico e decente.
Si direbbe che voi avete fatto una scelta di campo: stare dalla parte di un uomo malato, mentalmente disturbato, che frequenta minorenni come d’abitudine, che froda il fisco, che corrompe giudici e testimoni, che compra sentenze, senatori e deputati, che spergiura sulla testa dei figli, che fa leggi contro ogni decenza a suo favore e dei suoi amici e che la Dottrina Sociale della Chiesa condanna. Sono ben 40 le leggi «ad personam» che ha emanato per sé i suoi accoliti. E’ l’uomo che ha sempre fatto affari con la mafia, che è ricattato dalla malavita organizzata e dalla prostitute, che ha portato in parlamento mafiosi e ‘ndranghetari per pagare pizzo e dazio, che ha fatto eleggere le sue donnine portandole anche al governo e non solo al parlamento italiano ed europeo, che bestemmia pubblicamente, suscitando risate penose. Questo è l’uomo che il papa in piena estate bollente di immoralità con prostitute a pagamento e droga che girava nelle sue ville, accetta di riceverlo a Fiumicino, concordando un incontro «casuale» e gli corre incontro a braccia allargate, dicendo: «Che piacere rivederla!». Che piacere! Doveva ammonirlo in pubblico, davanti alle tv e dirgli che cessasse di fare il cretino e di essere di esempio per i suoi figli e per l’Italia che lo paga perché governi, se ne è capace, e non perché vada a minorenni.
Come vi sentite in sua compagnia? Come potete parlare di progetto educativo? Come potete parlare di etica e di morale, di comportamenti civili e coerenza religiosa? Come potete parlare ai giovani e additare loro modelli di idealità e di politica come servizio? Avete invitato i cattolici a scegliere la politica come missione civile, ma come potete farlo se il vostro riferimento politico è Casini che ha fatto nominare senatore Cuffaro per non farlo arrestare per concorso mafioso? Come potete essere pastori se lasciate le novantanove pecorelle non per andare alla ricerca di quella perduta, ma per perdervi voi stessi dietro al perduto e ingannatore, accompagnandolo nel suo viaggio di perdizione politica, civile e morale?
Signori cardinali e mons. «Contesto»,
siete voi che avete causato il crollo dell’8xmille e ora ne pagano le conseguenze coloro che servivano i poveri e gli ultimi che voi vedete solo nelle vostre occasionali visite. Non è forse l’ora che chiediate perdono al popolo italiano e alla Chiesa intera e vi convertiate al vangelo, ripudiando il connubio immorale con l’uomo Berlusconi che sul vostro appoggio ingrassa e si sente immortale perché ha «l’appoggio della Chiesa»? Non è forse il tempo di rifiutare ogni offerta di leggi, di denaro, di privilegi perché sono immondi moralmente e peccaminosi religiosamente? Come potete educare i giovani se accettate i soldi del riciclaggio e della prostituzione? Non è forse tempo che, viste le condizioni in cui avete ridotto anche voi complici la Chiesa e la Nazione, ve ne andaste in pensione per indegnità, carenza di discernimento e mancanza totale di spirito profetico?
Se continuate a persevera diabolicamente come avete fatto fino ad ora, una cosa è certa: voi gridate con le vostre opere che siete miscredenti e che Dio è un accessorio che voi usate per imbrogliare la gente e sostenere i corrotti. Poiché io credo e con me una miriade di persone, umili e vere, vi diffidiamo e vi preghiamo di «cambiare mente e di convertirvi al Vangelo del Signore Gesù». Altrimenti vi siete scomunicati da soli.
Lettera aperta al Presidente della Repubblica e al Papa Benedetto XVI
di Paolo Farinella, prete
Genova, 30 ottobre 2010
Sig. Presidente, Sig. Papa,
poiché gli argomenti sono identici, o per lo meno analoghi, scrivo una sola lettera indirizzata a voi con il dovuto rispetto, ma con la fermezza che mi deriva dall’essere cittadino sovrano e battezzato adulto e coerente. Divido la lettera in due parti per comodità e semplificazione.
Sig. Presidente, Sig. Papa,
poiché gli argomenti sono identici, o per lo meno analoghi, scrivo una sola lettera indirizzata a voi con il dovuto rispetto, ma con la fermezza che mi deriva dall’essere cittadino sovrano e battezzato adulto e coerente. Divido la lettera in due parti per comodità e semplificazione.
Sig. Presidente della Repubblica,
Lei con atto personale (nella curia romana si direbbe «motu proprio») il 17 settembre 2010 ha revocato «per indegnità» la decorazione di Cavaliere al Merito del Lavoro, che era stata conferita a Callisto Tanzi il 2 giugno 1984. L’intera Nazione, tranne l’interessato e la di lui famiglia, apprezzarono e condivisero la sua scelta, quanto mai opportuna. Il suo fu solo un segnale che mise un paletto perché non si può essere onorati dalla Stato e disonorarlo con il proprio comportamento delinquenziale e ladronesco.
Per gli stessi motivi, a mio parere, ancora più gravi, le chiedo di revocare la decorazione di «Cavaliere» al presidente del consiglio pro tempore, Silvio Berlusconi, che ogni giorno con il suo comportamento disonora non solo se stesso, ma le Istituzioni che rappresenta e che, giurando davanti a lei, sig. Presidente, sulla Carta Costituzionale, si è impegnato a servirla con «disciplina ed onore» come sancisce l’art. 54:«Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge».
Il sig. Silvio Berlusconi, abusando del suo potere esecutivo, non solo denigra ogni giorno la suprema Carta e i gli organi da essa tutelati, ma disonora le Istituzioni di cui non ha senso e che asserve come un padrone medievale ai suoi bisogni e alle sue nefandezze. Al suo confronto, Callisto Tanzi è un novizio senza arte né parte. Basta scorrere le cronache di questi ultimi anni e di questi ultimissimi amari giorni per rendersi conto che lei, signor Presidente, non può più aspettare. Oggi è già troppo tardi, domani sarebbe inutile.
In attesa di un suo riscontro che ci dia garanzia del suo servizio a tutela dell’onore della cara Costituzione e della dignità dello Stato, trepidiamo per il declino sempre più rapido della nostra democrazia.
Sig. Papa,
con decreto «motu proprio» su suggerimento della segreteria di Stato vaticana, cioè del card. Tarcisio Bertone e non so di chi altri, il 29 giugno 2008, lei nominò il sottosegretario alla presidenza del consiglio italiano, dott. Gianni Letta, «Gentiluomo di Sua Santità», titolo non meramente onorifico perché permette di assistere il papa e di accompagnarlo nelle visite di Stato e concede altri privilegi di non poco conto.
Con la presente, noi sottoscritti, cattolici feriali, impegnati nella testimonianza diuturna della nostra fede, le chiediamo di revocare tale onore ad un uomo che con il suo comportamento passato, di cui lei non ha tenuto alcun conto (finanziamenti illeciti ai partiti e truffa ai terremotati d’Abruzzo, per es.) e con quello attuale disonora la Chiesa cattolica, la Nazione e il popolo italiano. Egli è il braccio destro del presidente del consiglio italiano, Sig. Silvio Berlusconi, uomo malato e degenere nell’anima, se mai ne avesse una, che frequenta le minorenni, deruba lo Stato, corrompe giudici e testimoni, compra senatori e deputati, traffica con la mafia e la delinquenza organizzata, fino ad ospitarne qualche rappresentante in casa sua per tutelarsi da rappresaglie.
Con la presente, noi sottoscritti, cattolici feriali, impegnati nella testimonianza diuturna della nostra fede, le chiediamo di revocare tale onore ad un uomo che con il suo comportamento passato, di cui lei non ha tenuto alcun conto (finanziamenti illeciti ai partiti e truffa ai terremotati d’Abruzzo, per es.) e con quello attuale disonora la Chiesa cattolica, la Nazione e il popolo italiano. Egli è il braccio destro del presidente del consiglio italiano, Sig. Silvio Berlusconi, uomo malato e degenere nell’anima, se mai ne avesse una, che frequenta le minorenni, deruba lo Stato, corrompe giudici e testimoni, compra senatori e deputati, traffica con la mafia e la delinquenza organizzata, fino ad ospitarne qualche rappresentante in casa sua per tutelarsi da rappresaglie.
Il «nobiluomo Gianni Letta» è di fatto un prosseneta (il popolo romano usa un linguaggio crudo, ma espressivo: «magnaccia = uno che mangia a spese di prostitute) cioè un gestore del giro di prostituzione e di minorenni che gravitano nelle case del presidente del consiglio perché è deputato a coprire sul versante del Vaticano le malefatte e le ignominiose contraddizioni dello stile di vita di un uomo malato e assatanato di giovinezza e di donnine disponibili, rendendosi così ricattabile come capo di governo. Il sig. Berlusconi dal parlamento che domina con il denaro e le promesse immorali, ha fatto approvare leggi contro gli immigrati che gridano giustizia al cospetto di Dio e del Diritto internazionale. Egli stesso ora le disattende, obbligando la polizia a liberare una minorenne senza permesso di soggiorno e accusata di furto e di altre prodezze non proprio caste.
Il «nobiluomo» Gianni Letta come atto di riparazione ha imposto a Silvio Berlusconi di presiedere al convegno nazionale sulla famiglia di Milano nei giorni 8-10 novembre 2010. Ci chiediamo quale rappresentante del Vaticano potrebbe stare in silenzio davanti ad uno che ha fatto scempio di due famiglie e molte altre ne ha rovinato perché «amo le donne e non cambio vita e ne sono orgoglioso». Risulta che il suo segretario di Stato sia rassegnato all’uomo «che è quello che è», purché garantisca leggi «ad Vaticanum», contributi alle scuole private (= cattoliche) e sussidi alle famiglie numerose. Non le sembra una morale «ad elasticum»?
Sig. Papa, molti cattolici italiani stanno abbandonando la Chiesa e molti si sbattezzano per questa confusione e immoralità condivisa e per il comportamento equivoco di cardinali e vescovi compromessi con uomini come Silvio Berlusconi e Gianni Letta. La supplichiamo, in nome dei «principi non negoziabili» come la rettitudine, la verità, l’onestà e la moralità, di revocare la nomina di «gentiluomo» a Gianni Letta e di confermare nella fede i cristiani che, nonostante tutto, continuano a credere nel Vangelo che è Gesù Cristo. Cordialmente.
La mafia e il malaffare in Liguria, le urla nel vento di Marta Vincenzi
di Paolo Farinella
[pubblicato su la Repubblica/Il Lavoro (locale) domenica 31 ottobre 2010, p. XXII]
Nel marzo 2009, la sindaco Marta Vincenzi ha lanciato un appello accorato alla città e alla regione Liguria: «La mafia si sta mangiando interi quartieri di Genova», aggiungendo che un bando riservato alle imprese che volessero insediarsi nel quartiere della Maddalena con risorse per un milione e trecentomila euro, è andato deserto. A distanza di un anno e mezzo, la magistratura del ponente ligure, che le malelingue definiscono «regno di Scajola», ha inviato un avviso di garanzia al pluri-ex ministro Claudio Scajola «per associazione a delinquere finalizzata a illeciti guadagni» che per i miei tre lettori interpreto «per comportamenti mafiosi nella gestione di denaro pubblico al fine di favorire amici che a loro volta avevano favorito il pluri ex ministro ligure». In denaro: il porto di Imperia, a partecipazione mista (pubblico/privato) da un preventivo iniziale (2005) di euro 160 milioni lievita come la pizza napoletana a 209 milioni di euro con un aumento di quasi il 24%. La domanda del prete casalingo e tutto casa e chiesa è: chi si è sbafato i 49 milioni di differenza? Il pesce puzza dalla testa: se la mafia è in parlamento, se il parlamento protegge i mafiosi indagati anche per omicidio (Cosentino), se il capo del governo ha sempre fatto affari con la criminalità organizzata, se la gerarchia cattolica pende tutta da quella parte lì ad onore della morale e dei principi «non negoziabili», come vuole la Sindaco di Genova contrastare la mafia dei vicoli?
Lo Scajola, che gode con ghigno quando lo chiamano «ô ministru», si definisce cattolico e praticante e qualche domenica sfoggia l’«andare a Messa» tra due ali di fedeli plaudenti; farebbe meglio a farsi sbattezzare perché di lui e dei suoi compari di mandamento, a cominciare dal sua mammasantissima di Arcore ne facciamo volentieri a meno. Il 4 maggio 2010, cioè l’altro ieri, davanti ai giornalisti di tutto il mondo, in merito alla casa con vista sul Colosseo, altro fatto di stampo malavitoso, ebbe a dichiarare: «Non posso avere il sospetto di abitare una casa non pagata da me. Se dovessi acclarare (sic!) che la mia abitazione fosse stata in parte pagata da altri senza saperne il motivo, il tornaconto e l’interesse, i miei legali eserciteranno le azioni necessarie per l’annullamento del contratto di compravendita». Noi stiamo aspettando che «ô ministru» acclari e annulli il contratto, se è uomo di parola e non di panza. Nella stessa intervista osava di più e faceva jumping col paracadute, lanciandosi con l’elastico: «per esercitare l’arte nobile della politica non ci devono essere sospetti»; peccato che l’elastico fosse troppo corto!
Per mantenere tutte queste belle premesse e ideali disinteressati, «ô ministru» organizza una manifestazione pubblica sul luogo del delitto e lui passa benedicente tra la folla a dichiarare la sua innocenza ed estraneità ai fatti, urlando, indignato (!?): «non mi sono ancora abituato alle nefandezze e alle falsità». Non abbiamo che una parola per questa sfrontatezza senza vergogna: nemmeno noi, sig. pluri-ex ministro, nemmeno noi ci siamo abituati a deputati e uomini come lei; nemmeno noi vogliamo abituarci a nefandezze come quelle di cui lei è accusato; noi almeno non compriamo case o mezzanini a nostra insaputa come fa lei. Restano le conseguenze amare: un ex ministro e un parlamentare non si difende in tribunale, rispettando la Legge, ma aizza la folla contro i magistrati, esattamente come fa il suo capo e padrone, Silvio Berlusconi, segno che ormai è un vizietto di famiglia. Dicono le cronache che al porto di Imperia per dare solidarietà a «ô ministru» ci fossero non più di 200 persone, la maggior parte delle quali erano amministratori del Pdl. Come volevasi dimostrare: la mafia domina il ponente ligure e non solo.
Paolo Farinella, prete
Parrocchia S. Torpete - Genova
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